Morti in mare in Libia, testimone tedesca sulla motovedetta: quando siamo andati via erano tutti salvi

Morti in mare in Libia, testimone tedesca sulla motovedetta: quando siamo andati via erano tutti salvi
Morti in mare in Libia, testimone tedesca sulla motovedetta: quando siamo andati via erano tutti salvi
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 18 Luglio 2018, 00:01 - Ultimo agg. 17:52
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«Ne siamo sicuri, quando siamo andati via non c’era più nessuno in acqua». A parlare sono due giornalisti: Nadja Kriewald della tv tedesca N-tv e Emad Matoug freelance libico che nella notte di lunedì hanno assistito al salvataggio del gommone alla deriva. I due reporter erano sulla motovedetta libica e sostengono che quando le operazioni di salvataggio di 158 persone sono terminate non era rimasto più nessun corpo in mare. 

LA MOTOVEDETTA
Quando è giunta la chiamata dei soccorsi, erano le 22.10 di lunedì sera, si sono uniti all’equipaggio della motovedetta libica partita dalla base di Abu Sitta, a Tripoli, per approntare i salvataggi a circa 80 miglia dalle coste libiche. Kriewald non immaginava che dopo poche ore si sarebbe ritrovata il corpo di un bimbo di due anni morto tra le sue braccia. È certa però che quando la motovedetta ha ripreso la rotta non c’erano altri salvataggi da effettuare e, per provare la sua testimonianza, la reporter tedesca sostiene che il cameraman che era con lei ha ripreso tutte le fasi dei soccorsi, compresi gli ultimi minuti quando in mare non c’erano altri corpi. Il reportage, con tutte le immagini raccolte, sarà trasmesso il prossimo venerdì sull’emittente tedesca N-tv. A bordo della Open Arms c’era invece Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi Uguali, che ha assistito ieri mattina al recupero di tre corpi effettuato ieri mattina dalla Ong alle sette di mattina: una donna ritrovata viva e una mamma deceduta insieme al suo bimbo di circa 3 anni. 

IL RACCONTO
«Dopo la chiamata – spiega il giornalista libico – i guardiacoste hanno perlustrato l’area per oltre un’ora per cercare il gommone alla deriva». Quando arrivano sul posto la scena che trovano è la solita per i marinai, ma drammatica per chi non è abituato a vedere quelle immagini a distanza ravvicinata. «Tre donne – raccontano i due giornalisti – erano in condizioni difficili, a due è stata praticata la rianimazione, l’altra è stata portata, una volta arrivati in porto, direttamente in ospedale». Spiegano che non c’erano altre navi in zona nonostante di notte le luci permettano di avvistare i natanti anche a 6 miglia di distanza. In quel tratto di mare c’era solo quel gommone ormai quasi affondato del tutto. Versione che contrasta con quanto invece sostiene il deputato di Liberi Uguali, Erasmo Palazzotto, giunto sul luogo ieri mattina alle 7 a bordo della nave dell’ong spagnola Open Arms. «Oltre al video che abbiamo pubblicato in cui vengono mostrate le immagini del recupero che abbiamo effettuato – dice Palazzotto – abbiamo anche le registrazioni intercorse tra la marina libica e un mercantile che ha segnalato il barcone alla deriva». 

LA TERZA NAVE
Secondo il deputato a lanciare l’sos è stata la nave Triades, un cargo battente bandiera panamense che dal Gps risulta da ieri ancorato nel porto di Misurata. «La marina libica ha detto alla nave di allontanarsi e che sarebbero arrivati loro, ma il mercantile sarebbe rimasto circa dieci ore ad osservare il barcone con i naufraghi». Quando gli riferiamo che ci sono immagini che testimonierebbero il lavoro svolto dai guardiacoste libici e la certezza riferita da due giornalisti dell’assenza di altri corpi in mare, Palazzotto si innervosisce. «E allora che abbiamo fatto? – sbotta – I due cadaveri ce li siamo portati con noi? Il governo libico è criminale e il ministro Salvini è complice di questi criminali». Spiega che il tratto di mare dove sono arrivati ieri mattina è esattamente lo stesso dove è avvenuto il salvataggio dei libici. «In un momento in cui non esiste nessuna emergenza – dice il deputato – Salvini si porta sulla coscienza queste altre morti avvenute a 80 miglia da Lampedusa. È convinto che Tripoli sia un porto sicuro, allora ci mandi i propri figli a studiare».

IL RECUPERO
«Se la Marina libica avesse mezzi all’avanguardia potrebbe meglio intervenire – spiega invece Matoug, il giornalista nordafricano – non hanno nemmeno i radar notturni». Quando sono stati effettuati i salvataggi, i migranti a bordo della motovedetta hanno chiesto se la nave era libica o italiana. «Quando gli hanno risposto che non si trattava di una ong sono scoppiati in lacrime – spiegano i due reporter». La motovedetta è rientrata a Tripoli dopo le 3 di notte, a bordo i guardiacoste hanno coperto una donna rimasta completamente nuda e offerto cibo e acqua ai naufraghi che hanno raccontato di essere in mare da almeno tre giorni. «Lo so – spiega Nadja – che le mie parole potranno essere strumentalizzate, ma ciò che ho visto io è che i libici hanno fatto un ottimo lavoro e dimostrato tanta umanità». Il mistero di quei tre corpi, due senza vita, resta. Bisogna attendere venerdì quando Kriewald manderà in onda le immagini sulla tv tedesca.

 

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