Morti sul lavoro, l'impennata è solo al Sud: dati nazionali in calo, Puglia (+54%) e Campania (+14%) in controtendenza

Morti sul lavoro, l'impennata è solo al Sud: dati nazionali in calo, Puglia (+54%) e Campania (+14%) in controtendenza
di Marco Esposito
Venerdì 1 Ottobre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 2 Ottobre, 09:38
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Undici in più a Caserta. Dieci in più a Bari. Nove in più a Lecce. Dietro ogni numero, una vita che si spegne sul lavoro. E però, messi insieme, i numeri dell'Inail sugli infortuni sul lavoro mostrano una tendenza allo stesso tempo sorprendente e preoccupante. È al Sud, infatti, che la conta dei caduti sul lavoro nel 2021 sta crescendo rapidamente, nel confronto tra il periodo gennaio-agosto 2021 con i primi otto mesi del 2020. Al Sud le morti sul lavoro sono aumentate da 165 a 211, con un incremento del 28%.

Confrontare il 2021 con il 2020, si può pensare d'istinto, ha poco senso perché per molti mesi del 2020 le attività si sono interrotte e quindi è inevitabile che la ripresa a pieno ritmo delle attività faccia crescere il rischio di infortuni e quindi di decessi. Ma i numeri complessivi dell'Inail mostrano un quadro diverso, controintuitivo, con le vittime del 2021 in calo anziché in aumento. L'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, infatti, nel commentare i dati invita alla prudenza perché mentre i numeri del 2020 sono definitivi, quelli registrati al 31 agosto del 2021 potrebbero essere viziati da ritardate segnalazioni e quindi apparire più bassi di quanto siano in realtà.

Ma è proprio questo il punto: con dati provvisori il Sud fa già registrare un incremento del 28% a fronte di una flessione media per l'Italia del 6%, quindi è prevedibile che il risultato finale sia ancora peggiore per il Mezzogiorno. 

Cosa sta accadendo? Per provare a capirlo occorre leggere nei singoli valori utilizzando la dettagliata banca dati dell'Inail, in modo da evidenziare gli incrementi più consistenti. Tra le sei regioni dell'Italia meridionale, quella con l'incremento più forte è la Puglia, passata negli otto mesi considerati da 42 a 65 decessi (+54%). La Campania peggiora del 14% e resta prima al Sud in valore assoluto passando da 71 a 81 decessi; ma ai forti aumenti di Caserta (+11) e Salerno (+6) fa da contrappeso il miglioramento di Napoli, con 5 decessi in meno (-12%).

È il dettaglio dei casi pugliesi, quindi, che può forse offrire la chiave per comprendere cosa sta accadendo nel Mezzogiorno. Intanto il genere: a morire di lavoro in Puglia come altrove sono soprattutto gli uomini (62 su 65), senza sostanziali variazioni sul 2020. Poi la nazionalità: sono italiani o stranieri? In larga parte (60 vittime su 65) sono di nazionalità italiana. Quindi l'età: ci sono due fasce nelle quali in Puglia si evidenzia un forte incremento. Il più vistoso colpisce i quarantenni, classe in cui le vittime sono passate da 3 a 15. L'altra categoria è quella dei 60-64enni, con i decessi raddoppiati da 6 a 12. Sul punto della fascia demografica, il forte incremento dei quarantenni ha una conferma nazionale, con un aumento da 129 a 167 morti, in un contesto di flessione da 823 a 772. E quarantenni erano i due morti di mercoledì scorso a Milano per l'azoto liquido.

Infine i settori di attività, con l'agricoltura che ha un peso non decisivo in Puglia come in Italia e un incremento da 5 a 8 morti. Anche le costruzioni - settore tradizionalmente critico per la sicurezza nei cantieri - spiega solo in parte l'incremento con le vittime passate da 3 a 6. Il manifatturiero fa registrare una flessione da 4 a 2 decessi. E quindi in quale ramo d'attività si concentrano i maggiori decessi? La risposta è una non risposta, ovvero la voce calderone non determinato. Questione da approfondire, insomma. 

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Approfondimento in corso, invece, da parte della Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo e iscritto quattro persone nel registro degli indagati per la morte di Jagdeep Singh, 42 anni, ed Emanuele Zanin, 46 anni. I due operai sono entrati più volte, scendendo e salendo le scale, nel locale in cui è contenuto il serbatoio di azoto liquido: probabilmente non riuscivano a effettuare il rifornimento e c'era bisogno di smuovere qualche valvola. Poi sono scesi un'ultima volta e non sono riusciti più a uscire. Gli ultimi istanti dei due uomini che martedì dovevano effettuare il rifornimento di azoto per i laboratori dell'università Humanitas sono impressi nelle immagini di una telecamera, acquisite dai carabinieri.

Negli ultimi tre giorni i lavoratori italiani hanno pagato un prezzo altissimo: sono quattordici le vite cancellate. Alle parole preoccupate del premier Draghi, che ha promesso un intervento urgente sulla sicurezza, segue l'allarme dei vescovi italiani: «Si tratta di un'emergenza - dice il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti - che chiama in causa governo, istituzioni e società civile e che richiede una strategia nazionale unitaria: bisogna trasformare l'indignazione in fatti concreti, in investimenti precauzionali e controlli adeguati».

Si muore nei cantieri, per strada e nei campi. Muoiono dipendenti e piccoli imprenditori. Mercoledì in tarda serata un 58enne è stato travolto da un camion a Cologna Veneta, in provincia di Verona, inutili i tentativi di rianimarlo, il trauma da schiacciamento era troppo grave. Ieri mattina un operaio edile di 56 anni è caduto da 10 metri da un'impalcatura a Borzano ad Albinea, nel Reggiano. Un 72enne a Mosciano Sant'Angelo (Teramo) è stato travolto dal suo trattore. Stessa dinamica poche ore dopo a Roddi, in provincia di Cuneo, dove un agricoltore sessantenne è rimasto schiacciato dal suo mezzo in un campo di nocciole. La lista si allunga.

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