Al giornalismo, «un'istituzione che dovrebbe avere una sua coscienza, una morale, un'anima e sentire come propria missione esclusiva quella di dedicarsi alla società», ha dedicato tutta la sua vita Ottone, morto a 92 anni nella sua casa di Camogli, davanti al mare che, da appassionato di vela, tanto amava. Per sua stessa volontà non si celebreranno funerali. Pseudonimo di Pierleone Mignanego, Ottone era nato a Genova nel 1924. Gli inizi al Corriere Ligure e poi alla Gazzetta del popolo, come redattore e corrispondente da Londra. Negli anni '50 il passaggio al Corriere della Sera, come corrispondente da Mosca e inviato speciale, fino alla promozione a caporedattore. Dal 1968 al 1972 fu direttore del Secolo XIX, poi tornò alla guida del Corriere della Sera, al posto di Giovanni Spadolini, voluto dalla proprietaria Giulia Maria Crespi. Oltre a Pasolini, in pagina accolse scrittori, intellettuali, economisti anche non in linea con le idee del quotidiano.
Nel 1977 Ottone si dimise da via Solferino per passare alla Mondadori, di cui diventò direttore generale, e poi entrò nel cda di Repubblica, quotidiano per cui ha scritto fino a qualche mese fa.
Per anni ha tenuto sul Venerdì la rubrica 'Vizi e virtù'. Tra i suoi numerosi libri, Gli industriali si confessano (1965); Fanfani (1966); La nuova Russia (1967); De Gasperi (1968); Potere economico (1968); Giornale di bordo (1982); Le regole del gioco (1984); Il gioco dei potenti (1985); Il buon giornale (1987); Il tramonto della nostra civiltà (1994); Preghiera o bordello (1996); Saremo colonia? (1997); Vizi & virtù (1998); Gianni Agnelli visto da vicino (2003); Memorie di un vecchio felice (2005); Cavour (2011); Novanta. (Quasi) un secolo per chiedersi chi siamo e dove andiamo noi italiani (2014).