Mottarone, un anno fa la tragedia della funivia. La commemorazione e il punto delle indagini

Mottarone, un anno fa la tragedia della funivia. La commemorazione e il punto delle indagini
Lunedì 23 Maggio 2022, 11:17 - Ultimo agg. 18:47
6 Minuti di Lettura

Una semplice lapide in pietra locale, con la scritta a perenne ricordo e i nomi delle quattordici vittime. A un anno di distanza, Stresa celebra così il primo anniversario del crollo della funivia del Mottarone. L'inaugurazione questa mattina, esattamente dove il 23 maggio di un anno fa la cabina n.3 ha concluso la sua folle corsa in cui hanno perso la vita 14 persone tra cui 2 bambini. 

Mottarone, la Cassazione annulla i domiciliari a direttore e titolare della funivia

La giornata comincia nella chiesetta della Madonna della neve, appena più in alto del piazzale della funivia, con la messa celebrata dal parroco don Gianluca Villa per ricordare i morti e consolare loro parenti e amici. Dal Comune, tramite gli avvocati, sono stati invitati tutti, anche i parenti di Eitan, il bimbo unico sopravvissuto alla tragedia in cui ha perso genitori e nonni. Dopo la messa, un piccolo corteo che il comune vorrebbe limitare ai soli parenti delle vittime, scenderà fino alla radura nel bosco per la benedizione del memoriale. Una cerimonia sobria, per consentire ai partecipanti di vivere in modo intimo il proprio dolore. 

Eitan tornerà in italia con la zia il 3 dicembre: lo ha deciso la Corte Suprema

«Eitan è con noi nei nostri cuori e nei nostri pensieri.

Continueremo a lottare per lui perché cresca in Israele, la sua casa naturale, casa della sua famiglia, luogo di sepoltura dei suoi genitori e del fratellino» lo ha detto - in una nota diffusa dal portavoce Gadi Solomon - l'intera famiglia materna del piccolo Eitan ad un anno dalla tragedia del Mottarone. Il bambino, dopo una lunga battaglia legale, si trova ora in Italia con la zia paterna Aya Biran. 

Mottarone, altri 11 indagati per l'incidente alla funivia che ha causato 14 morti: c'è anche il vertice della Leitner, contestato il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti

«È passato un anno, ma nessuno si è fatto sentire. Ci hanno tutti abbandonato, non ci hanno fatto neanche le condoglianze. È peggio del ponte Morandi». Lo afferma la signora Teresa, mamma di Elisabetta Personini e nonna del piccolo Mattia, due delle quattordici vittime del Mottarone. «Vogliamo conoscere la verità e che giustizia sia fatta in fretta», aggiunge la donna, mentre cammina sulla montagna dove oggi, anniversario dell'incidente alla funivia, è in programma l'inaugurazione di un cippo ai caduti e una messa. 

Incidente sulla funivia del Mottarone. Precipita cabina, è strage

Da 12 mesi la funivia è ferma e ancora sotto sequestro, ma la città ha voglia di ripartire, senza dimenticare. «C'è già stato un primo incontro con il consulente Angelo Miglietta, nominato dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia, e abbiamo chiesto un modello Morandi con tempi più rapidi per la ricostruzione» ha detto il sindaco di Stresa Marcella Severino.. Abbiamo chiesto una funivia innovativa, moderna, magari progettata da un archistar in modo che possa diventare un oggetto di per sé attrattivo per il territorio», il tutto «senza giustamente dimenticare le vittime».

Difficile da dimenticare per tutti, anche per il Procuratore della Repubblica. «Chiunque sia stato in cima al Mottarone quel giorno - sono le parole del Procuratore di Verbania Olimpia Bossi - porterà sempre con sé un profondo senso di pietà per coloro che hanno perso la vita in un modo così terribile e così ingiustificato». Il magistrato, tra i primi ad arrivare sul luogo dell'incidente per disporre il sequestro dell'impianto sul quale si stanno chiudendo gli accertamenti tecnici per chiarire le cause, racconta all'Ansa: «Se chiudo gli occhi rivedo ancora quello scenario di dolore immenso reso ancora più lacerante dal magnifico panorama naturale», che faceva da sfondo. «Dobbiamo a tutte queste persone e alle loro famiglie - aggiunge - la ricerca senza preconcetti delle cause di questa tragedia. È quanto stiamo facendo senza sosta».

Le indagini, oltre al cavo spezzato, cosa rarissima per una funivia, hanno fin da subito portato ad accendere un faro sui freni di emergenza della cabina: nei mesi precedenti, ancor prima della riapertura dell'impianto rimasto fermo per via della pandemia, avevano manifestato qualche problema. Negli atti dell'inchiesta spunta quindi la parola «forchettone» e la scoperta che era stato attivato in modo da disinnescare il sistema frenante. Tre giorni dopo finiscono in carcere, in base a un fermo dei pm, Luigi Nerini, titolare della società che gestisce la funivia, Enrico Perocchio, il direttore di esercizio e dipendente di Leitner, società incaricata della manutenzione, e Gabriele Tadini il caposervizio, il quale ammette che era stato deciso, anche in accordo con i suoi superiori, di inserire i forchettoni. Per tutti e tre il gip non convalida il fermo, scarcera i primi due e pone agli arresti domiciliari Tadini, decisione che sta interessando Cassazione e Tribunale del Riesame di Torino. Nell'inchiesta, che vede un cambio di gip in corso d'opera e pure procedimenti davanti al Csm, sale il numero degli indagati fino a 14, tra cui la stessa Leitner e i suoi vertici, e gli accertamenti si focalizzano su fune tranciata e forchettoni. Per reati che vanno dall'attentato alla sicurezza dei trasporti fino alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro aggravata dal disastro, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose gravissime e solo per Tadini pure il falso. Su tutti gli elementi, tra cui la ricostruzione attraverso la 'scatola nera (una scheda informatica), le riprese delle telecamere di sorveglianza e l'analisi della cosiddetta «testa fusa», si esprimeranno i periti del giudice.

L'incidente probatorio, a cui stanno prendendo parte i consulenti dei pm e delle difese, si sta avviando alla conclusione. Al momento, fermo restando il malaugurato inserimento del forchettone, è stato appurato che il cavo si è tranciato a valle della testa fusa, proprio sotto un manicotto, mai aperto per i controlli. Le due perizie, una affidata ad ingegneri meccanici e l'altra a esperti informatici, dovranno essere depositate entro la fine di giugno per poi essere illustrate in aula il 15 luglio. Il loro esito consentirà al procuratore Bossi e al pm Laura Correra di trarre le conclusioni con eventuali ritocchi al registro degli indagati e di stringere il cerchio attorno a chi davvero è responsabile di questa tragedia, alla quale è sopravvissuto solo il piccolo Eitan. L'unico che ha il diritto di dimenticare per superare il dolore non di certo alleviato dalle famiglie materne e paterne (i genitori sono morti) che se lo sono conteso, fino ad arrivare a un rapimento da parte del nonno materno, per portarlo in Israele, e a una battaglia giudiziaria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA