Napoli, ci vuole il coraggio
di saper aspettare

di Francesco De Luca
Venerdì 7 Agosto 2020, 23:57 - Ultimo agg. 8 Agosto, 10:10
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Tre anni e mezzo fa, per la sfida contro il Real, il Napoli di Sarri si presentò a Madrid con il talismano Maradona, che diede la carica alla squadra negli spogliatoi: arrivò subito il gol di Insigne, poi i Galacticos si scatenarono e ne fecero tre. A Barcellona, dove stasera gli azzurri sfidano la squadra dei sei volte Pallone d’oro Messi, Diego non c’è e la spinta morale la darà l’uomo che ha più personalità ed esperienza nella comitiva, il tecnico Gattuso, alla seconda partita da allenatore in Champions League dopo averne giocate 85 da calciatore del Milan, vincendo due volte il trofeo. Ci saranno 99mila avversari in meno perché si gioca a porte chiuse (e il buonsenso avrebbe dovuto suggerire all’Uefa il trasferimento in Portogallo perché c’è stata una preoccupante ripresa dei contagi in Catalogna) però non per questo sembrerà più abbordabile il Barça che da 35 partite non perde in Champions al Camp Nou e che ha collezionato dodici consecutive qualificazioni ai quarti. È più forte in attacco rispetto alla partita di Napoli perché rientra Suarez - sarebbe stato indisponibile anche per il secondo match, se si fosse giocato a marzo - ma è in emergenza a centrocampo perché Busquets e Vidal sono squalificati e Arthur si sente già juventino.

Il gol di Griezmann al San Paolo consentirebbe al Barcellona di qualificarsi anche con lo 0-0. Ma non giocherà per questo risultato e non spingerà oltre il limite il possesso palla per narcotizzare il Napoli e assicurarsi il passaggio del turno: lo farebbe soltanto nel finale, se non riuscisse a passare, come ha spiegato Rakitic anticipando la strategia dei blaugrana. Il Napoli deve avere coraggio (e l’anima e il veleno, come più volte ha sollecitato Gattuso), ma soprattutto inquadrare bene la partita, consapevole della propria forza e anche del maggiore carico di responsabilità sui blaugrana, che hanno fallito tutti gli obiettivi nazionali mentre Gattuso ha messo in bacheca la Coppa Italia. All’andata, Rino applicò una tattica molto accorta, la stessa che ha funzionato nelle partite con le big italiane: un’impeccabile difesa e un contropiede efficace grazie alla velocità di Mertens e Insigne, che ha smaltito l’infortunio e sarà disponibile al Camp Nou. È un sistema replicabile in una sfida in cui il Napoli dovrà vincere per conquistare il quarto di finale da giocare venerdì 14 quasi certamente contro il Bayern? La difesa a oltranza rischia di non reggere, bisogna attaccare con giudizio ma attaccare al Camp Nou, cercando di non scoprirsi troppo e tentando di isolare il raggio di azione di Messi, così come è accaduto a Napoli, in una delle più anonime partite del capitano del Barça. Per realizzare l’impresa gli azzurri dovranno eliminare i difetti emersi nell’ultima fase di campionato: disattenzioni difensive e imprecisione sotto porta. Il coraggio e la lucidità non sono mancati a Fuorigrotta, dove il Napoli fece registrare quattro tiri su sette nello specchio della porta, contro il solo di Griezmann, quello che però rischia di pesare ai fini della qualificazione. Sarebbe servito un centrocampo più aggressivo per andare a spezzare il possesso palla del Barça ma Gattuso dà piena fiducia alla tecnica, cioè alle due mezzeali Fabian e Zielinski, ritenendo Allan - mentalmente già staccatosi da questo club - utile solo per uno spezzone.

Gattuso si è abituato da giovane calciatore a vivere l’atmosfera di una sfida Champions, anche se questo è un clima surreale. Per alleggerire la tensione ha chiesto agli azzurri di non avere paura e di pensare a quando erano bambini, al primo gol e al primo dribbling, perché così sentiranno ancor di più l’orgoglio di vivere da protagonisti questa notte. Sotto l’aspetto fisico il Napoli è apparso in crescita nell’ultima partita contro la Lazio, però il Barça ha potuto godersi la vacanza di una settimana (la Liga è terminata il 19 luglio) prima di rituffarsi nella Ciutat Esportiva, dove però il clima non è lo stesso di Castel Volturno. Setien ha preparato la sfida in un clima di serenità soltanto apparente, perché il suo destino è segnato dopo aver rotto con i big della squadra. Gattuso può far leva stasera anche sul saldo rapporto che ha costruito con quasi tutti i giocatori (certo non con chi, come Milik, si è isolato e ha cominciato a pensare alla sua nuova squadra), pronti a battersi per la gloria ma anche per uomo che li ha sostenuti davanti a De Laurentiis, bloccando il taglio degli stipendi e le azioni legali scattate dopo l’ammutinamento del 5 novembre. Nove mesi fa il Napoli era imploso, con Ancelotti che non seppe bloccare la sfida della squadra al presidente. C’è stato un lungo e sofferto lavoro da parte di Gattuso e ora c’è la legittima soddisfazione di affrontare un top club che vale un miliardo. «Abbiamo un Everest da scalare», ha detto Rino. Ci prova. Con la qualità di un tridente che sta per perdere Callejon, un pezzo di storia recente; con la concentrazione di un centrocampo guidato da Demme, un tedesco dall’anima napoletana (e maradoniana) e con il cuore di una difesa diretta da Koulibaly, pronta a lottare su tutti i palloni. Napoli vuole crederci e dirà eventualmente stasera «grazie lo stesso», non ora.
 
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