Neonato morto schiacciato mentre allatta, mamme in fuga dal Pertini: ricoveri in calo

Al reparto di ginecologia nei giorni scorsi tre posti letto occupati sui 24 a disposizione dopo la morte del piccolo Mattia

Neonato morto schiacciato mentre allatta, mamme in fuga dal Pertini: ricoveri in calo
di Alessia Marani
Sabato 11 Febbraio 2023, 00:13 - Ultimo agg. 13:13
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Fuga delle mamme dall’ospedale Pertini. Dopo la morte del piccolo Mattia Carlo, il neonato dato alla luce il 5 gennaio scorso e deceduto nella notte tra il 7 e l’8 gennaio forse schiacciato dal peso della stessa mamma che si era addormentata mentre lo allattava, nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del nosocomio di via dei Monti Tiburtini si è registrato un calo dei ricoveri delle gestanti e delle nascite.

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Mamme in fuga dal Pertini

Sarà un caso ma soprattutto nei primi giorni dopo che la notizia del decesso si era diffusa, nell’unità al primo piano le donne che avevano fatto accesso erano «perlopiù giovani straniere che probabilmente non erano informate rispetto all’accaduto non conoscendo nemmeno bene la nostra lingua», come spiega una operatrice che preferisce restare anonima.

Non solo. In un giorno infrasettimanale come il venerdì 27 gennaio i posti letto di Ostetricia occupati con neonato sui 24 disponibili erano appena tre; ieri 5, «mentre nei giorni antecedenti al dramma - rivelano fonti interne - la media variava tra i 10 e i 15». Il calo non sarebbe altro che indice di una certa paralisi organizzativa interna, ferma a quanto denunciato dai genitori del bambino e relativa alla pratica del “Rooming in”, ossia del fare stare h24 il neonato accanto alla mamma, nella stessa stanza, lasciando che si occupi lei non solo dell’allattamento, ma anche della sua cura e del benessere. «Dopo notti insonni e 17 ore di travaglio ero sfinita - aveva raccontato la mamma di Mattia Carlo, 29enne della provincia di Roma - avevo pregato più volte le operatrici di prendere il bimbo la notte e portarlo al nido, anche solo per un po’, per permettermi di riposarmi e analoga preghiera era stata avanzata dal mio compagno e da mia madre, ma nulla. A quello che hanno chiamato Rooming in non ho avuto alternativa». 


LA RELAZIONE
Sul caso la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo alla quale si è aggiunta ora la denuncia formale presentata dalla famiglia del piccolo. Mentre una relazione della Regione Lazio sull’accaduto è ora al vaglio del ministro della Salute Orazio Schillaci. La mamma, ancora oggi sotto choc, riferisce nell’esposto depositato dagli avvocati Alessandro Palombi e Michela Tocci, di avere ricevuto addirittura il 13 gennaio una telefonata dalla Pediatria dell’ospedale nel corso della quale veniva rimproverata per non essersi presentata alla visita di controllo del figlio. Seguita successivamente da una email di scuse dalla responsabile del servizio. Non solo. La donna racconta di come erano state trattate anche le altre tre partorienti che condividevano con lei la stanza 23. «Una ragazza - dice - aveva effettuato il cesareo d’urgenza dando alla luce una bimba che ha avuto complicazioni. Inoltre, vi era una romena che si lamentava dei dolori senza ricevere assistenza tanto che ha firmato per l’uscita anticipata».

Sotto accusa la totale assenza del personale infermieristico nel reparto e la riorganizzazione interna che prevede la presenza solo delle ostetriche. Una practice fortemente contestata dai sindacati. Già a fine dicembre la Fials scriveva che «le figure professionali dell’infermiere e dell’ostetrica sono profondamente differenti (...)» definendo «palesemente illecito» il modello organizzativo a gestione ostetrica messo in piedi oltretutto «da una dirigente assunta da graduatoria di concorso nulla» e aggiungendo, già allora, che «l’allontanamento delle infermiere ha comportato la violazione della normativa, difficoltà operative e ulteriori spese per assumere ostetriche». Non basta. Attualmente il reparto ospita pazienti oncoginecologiche, anche queste private di assistenza infermieristica. La Uil intanto nei prossimi giorni promuoverà degli incontri con il personale, auspicando che «l’azienda provveda a ripristinare il rapporto di fiducia con il territorio con gli opportuni correttivi».
 

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