Prima No vax, ora a favore dello zar: il fanatismo social (con regia russa)

Prima No vax, ora a favore dello zar: il fanatismo social (con regia russa)
di Camilla Mozzetti
Giovedì 28 Aprile 2022, 17:30 - Ultimo agg. 20:01
4 Minuti di Lettura

Sono uomini e donne comuni, liberi professionisti, dipendenti o impiegati. Due volte su tre si tratta di persone con un grado di istruzione medio-alto, laureati, che però hanno trovato il modo - prima sotto la pandemia e ora con la guerra in Ucraina - di dare sfogo alle proprie “pulsioni”. E il passo tra rinnegare il Covid-19 e appoggiare le mire espansionistiche della Russia è stato breve. Pericoloso a guardarlo da una certa angolazione. Si tratta di fanatici che hanno lasciato liberi i propri fanatismi. Parole finora, che tuttavia rischiano di diventare temibili se da queste poi, come capitò con le proteste di piazza orchestrate dai No vax, si passasse ai fatti. E comunque è sempre lì che si annidano: in quel sottobosco per nulla lineare dei social, a partire da Telegram. Le minacce di morte c’erano state prima, medici, epidemiologi, virologi i primi “bersagli”. Ora si passa direttamente e in maniera più disinvolta ai rappresentati dello Stato, del governo che fin dal 24 febbraio scorso - giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia - ha fatto capire da che parte stare.

Esplosioni in Russia: colpito deposito munizioni. Putin: «Risposte fulminee con armi mai viste»

Contro di loro le frasi più crudeli, scritte compulsivamente in chat. Pochi secondi appena bastano a comporre frasi precise: «Muori c....... analfabeta», «Conviene dire a Putin che ci dissociamo da questo ebete», «Vi prego ammazzatelo», «Caro Putin manda qualcuno ad ammazzare questo». Il soggetto a cui nella metà di aprile sono stati indirizzati i messaggi, scoperti poi dai carabinieri della sezione Indagini informatiche del Nucleo investigativo di Roma, è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Alcuni degli autori sono stati recentemente denunciati perché alle frasi si sono unite anche immagini eloquenti come bare e feretri dove Di Maio doveva essere rinchiuso. Due uomini finora e una donna sono stati identificati e perquisiti: si tratta di un 46enne milanese, di un 48enne residente nel siracusano e di una donna, classe 1953, di Sassari. Tutti loro, con un lavoro e un grado di istruzione elevato (uno dei due uomini è un ingegnere), chattavano su un canale Telegram - “Border Nights 2.0” - che conta più di 34 mila iscritti.

Gas, senza le forniture dalla Russia l'Italia che cosa rischia? Domande e risposte

Ci sono No vax, filorussi, anti ucraini. C’è chi inneggia a rovesciare il governo e chi sostiene Putin e al contempo continua a parlare di una pandemia «creata a tavolino». Un miscuglio di voci problematico se dovesse poi propagarsi e crescere a detta degli investigatori. E non è l’unico. Perché di gruppi del genere ce ne sono molti altri. Motivo per cui l’attività investigativa e di analisi dei canali social e di migliaia di account è solo all’inizio. Diversi sono i gruppi che contano in tutto più di 150 mila iscritti su cui si sta concentrando l’attività investigativa della sezione Indagini informatiche del Nucleo investigativo di Roma e non è escluso che alle perquisizioni, avvenute alla metà di aprile a carico dei tre denunciati, se ne possano a breve aggiungere altre. I “titoli” di questi canali non hanno nulla che richiami direttamente il Cremlino ma in alcuni di essi i primi messaggi fissati, dove si legge chiaramente una posizione anti-ucraina, sono scritti in cirillico o hanno delle foto-copertina che riecheggiano le immagini d’epoca dell’Armata Rossa.

Quali sono le armi della Russia? I missili ipersonici Kinzhal, il Satana 2 e i sottomarini nucleari: tutto l'arsenale di Putin

La prima certezza è che un filo, neanche troppo sottile, lega i gruppi No vax, con personalità rimbalzate anche agli onori delle cronache per le proteste di piazza dei mesi scorsi, ai filorussi italiani. C’è poi il sospetto, considerato il tenore dei messaggi, scritti a volte in cirillico, e gli account che danno degli “input” a cui poi, a cascata, arrivano risposte di incoraggiamento, che su alcuni di questi gruppi ci possa essere una regia extra nazionale. In sostanza che da Mosca si stia espandendo un’attività di propaganda che punta a far “proseliti” usando gli strumenti primari della comunicazione contemporanea: quelli che facilmente penetrano nel tessuto comune di migliaia di cittadini, nelle loro teste e nei loro pensieri da “fanatici”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA