Pugno mortale a Norcia, nessuno sconto per Cristian Salvatori: condanna confermata in Appello

Emanuele Tiberi, la vittima
Emanuele Tiberi, la vittima
di Ilaria Bosi
Giovedì 10 Settembre 2020, 15:02 - Ultimo agg. 15:05
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PERUGIA - Cinque anni e quattro mesi. Non un giorno di meno. Nessuno sconto nel processo d’appello a carico di Cristian Salvatori, accusato dell’omicidio preterintenzionale di Emanuele Tiberi, 33 anni mai compiuti. Il giovane venne ucciso davanti a un pub di Norcia il 29 luglio di 2 anni fa, dopo il pugno sferratogli all’improvviso dal coetaneo, senza che ci fosse una lite in corso.
La Corte d’Appello (presidente Giancarlo Massei, a latere Franco Venarucci) ha confermato di fatto quanto stabilito in primo grado dal Tribunale di Spoleto, dove Salvatori è stato processato con rito abbreviato, beneficiando quindi dello sconto di un terzo della pena.
L’omicida, che si trova ai domiciliari a Norcia, non era presente in aula, mentre per la prima volta hanno assistito al processo Simonetta ed Ernesto, genitori di Emanuele, e la sorella Eleonora.
IL RICORSO
In Appello si è arrivati dopo il ricorso degli avvocati David Brunelli e Francesco Crisi, difensori di Salvatori, che ieri hanno chiesto per il proprio assistito l’assoluzione o, in subordine, una riduzione della condanna. “Già in primo grado – ha commentato in serata l’avvocato Crisi – la difesa era riuscita a ottenere una sanzione ridotta, dopo aver dimostrato una concausalità di eventi nella morte del povero ragazzo e la non volontà di uccidere da parte di Salvatori”. Il sostituto procuratore generale, Claudio Cicchella, ha invece chiesto la conferma della condanna di primo grado.
Presenti i familiari di Emanuele, che si sono costituiti parte civile, attraverso gli avvocati Francesco Falcinelli e Diego Ruggeri. “Attendiamo di conoscere le motivazioni – ha detto l’avvocato Falcinelli – poi valuteremo il da farsi. La famiglia ha assistito con grande compostezza e ha accolto con fiducia la conferma della condanna”.
IL RICORDO
Mamma Simonetta e papà Ernesto, all’uscita dall’aula, hanno ribadito un concetto su cui in questi giorni sono tornati con forza anche gli amici del ragazzo ucciso: “Manu, pacato e tutt’altro che litigioso, non è morto per un gioco. Accostare la violenza a un gioco significa tentare di infangare la sua memoria”. Sulla condanna nessun sussulto, ma una certezza: “Emanuele non ce lo ridà nessuno, ma eventuali sconti sarebbero stati beffardi”. Mamma Simonetta, due sere fa, aveva affidato a facebook il pensiero rivolto idealmente al premier Giuseppe Conte, intervenuto sul terribile omicidio di Willy, a Colleferro: “Caro presidente, sono una mamma che si è vista strappare il proprio figlio di 33 anni da un pugno di un coetaneo, sferrato senza motivo. Domani assisterò all'Appello in Corte d'assise a Perugia, promosso dai difensori, che ritengono troppo severa la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. È questa la pena certa e severa di cui lei parla?”.

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