Dal prossimo week-end o da lunedì l’Italia si colorerà di arancione. Il decreto anti-Covid che verrà messo nero su bianco dal governo tra giovedì e venerdì conterrà un nuovo giro di vite. Nelle Regioni classificate a “rischio alto” entreranno in vigore le misure della fascia arancione: bar e ristoranti chiusi, negozi aperti, divieto di uscire dal proprio Comune. Più, naturalmente, il coprifuoco alle 22 valido anche per le zone gialle. Il nuovo decreto, che entrerà in vigore sabato e durerà probabilmente fino a fine febbraio, ribadirà inoltre il divieto di superare i confini regionali e di ospitare in casa più di due persone (amici o parenti) non conviventi. A meno di sorprese dell’ultim’ora, sarà inoltre proibito ai bar di vendere bevande e cibo dopo le sei di pomeriggio quando scatta la chiusura dei locali e quella dei ristoranti. «Sta arrivando un’impennata dei contagi, dopo Gran Bretagna, Irlanda, Germania arriverà anche da noi. Non sarà facile, dobbiamo fare ancora dei sacrifici», avverte il premier Giuseppe Conte. Ma tra i ristoratori monta la protesta e c’è chi prepara per venerdì una clamorosa protesta. Sui social gira forte l’hashtag: «Io apro!».
Il prossimo decreto non ribadirà il passaggio di tutte le Regioni, nei giorni festivi e prefestivi, in arancione. Questo proprio perché l’automatismo dell’adozione del giro di vite alla presenza del “rischio alto” «renderà arancione già gran parte delle Regioni e sarebbe insensato colpire le poche aree del Paese rimaste gialle», spiegano al ministero della Salute. Ma nei week-end, per evitare gli assembramenti dovuti alla corsa allo shopping per i saldi, i centri commerciali continueranno a restare chiusi in tutta Italia.
A spiegare la ratio di questa misura, contestata da alcuni governatori regionali, da Italia Viva e dalle associazioni di categoria, è il ministro Speranza: «C’è una riflessione in atto, ma purtroppo in alcuni casi attorno all’asporto si costruiscono assembramenti negli spazi antistanti.
Il nuovo decreto confermerà il divieto, fino a fine febbraio, di superare i confini della propria Regione se non per «comprovate ragioni di lavoro, salute, emergenza». E per «far ritorno alla propria residenza, domicilio o abitazione». Questo per evitare, come dicono gli esperti, «le migrazioni del virus». Vietato anche andare nella seconda casa fuori Regione.