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Caso Omerovic, indagati altri due poliziotti del commissariato di Primavalle

Sono accusati di depistaggio per aver «modificato lo stato dei luoghi» in casa

Caso Omerovic, indagati altri due poliziotti del commissariato di Primavalle
​Caso Omerovic, indagati altri due poliziotti del commissariato di Primavalle
di Valeria Di Corrado
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 21 Gennaio 2023, 22:28 - Ultimo agg. : 22 Gennaio, 11:05
4 Minuti di Lettura

Si allunga l’elenco dei poliziotti coinvolti nell’inchiesta della Procura di Roma su quanto accaduto nella tarda mattinata del 25 luglio scorso ad Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto precipitato dalla finestra dell’appartamento in cui viveva con la sua famiglia e che ora è stato nuovamente posto sotto sequestro. Oltre ai quattro agenti del commissariato di Primavalle che in quel momento si trovavano all’interno dell’abitazione per un controllo, sono indagati altri due poliziotti dello stesso distretto: la vice dirigente (poi rimossa) Laura Buia e Alessandro Calogero. 

APPROFONDIMENTI
Disabile giù dalla finestra, poliziotto arrestato per tortura 
I segni del filo elettrico sui polsi di Omerovic
Eugenio Pini, morto lo storico avvocato di carabinieri e poliziotti


LE ACCUSE
Entrambi sono accusati di depistaggio, perché «in concorso con altri appartenenti alla Polizia di Stato - si legge nel capo d’imputazione -, al fine di sviare le indagini in merito alle cause per le quali Omerovic precipitava nel vuoto dalla finestra della sua stanza da letto, modificavano artificiosamente lo stato dei luoghi dell’appartamento sito in via Gerolamo Aleandro, prima del sopralluogo» eseguito dalla polizia scientifica. Per giunta, l’ex vice dirigente Buia e il collega Calogero sono accusati di «aver affermato il falso in sede di sommarie informazioni testimoniali rese al pubblico ministero, in merito alla continuativa presenza presso lo stabile di via Gerolamo Aleandro di personale del XIV distretto di Primavalle in attesa dell’intervento della polizia scientifica, nonché in relazione alle condizioni dell’appartamento dove abitavano gli Omerovic». Per questo il pm Stefano Luciani ha disposto il sequestro dell’abitazione al piano rialzato del civico 24/M, «al fine di rilevare - si legge nel decreto - eventuali tracce biologiche (in particolare ematiche) e impronte papillari lasciate all’interno dell’immobile» dagli indagati.


L’IPOTESI DELLA TORTURA 
Al momento la posizione più pesante è quella di Andrea Pellegrini, finito agli arresti domiciliari poco prima di Natale con l’accusa di tortura. L’agente del commissariato di Primavalle era entrato a casa degli Omerovic insieme ad altri tre colleghi (Fabrizio Ferrari, Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale), indagati con lui per falso in relazione all’annotazione di servizio redatta dopo il controllo, nella quale erano state omesse proprio le violenze che avrebbe commesso Pellegrini. Quest’ultimo, «senza alcun apparente motivo, colpiva Hasib con due schiaffi nella zona compresa tra il collo ed il viso - si legge nel capo di imputazione - rivolgendo, con fare decisamente alterato, la seguente frase: “Non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina”».

Su Facebook infatti c’era un post di una residente di Primavalle (poi rimosso) che accusava il giovane sordomuto di molestare per strada le ragazzine. Dopo averlo preso a schiaffi, Pellegrini avrebbe costretto il 36enne «a sedere su una sedia», legandogli i polsi con un filo della corrente di un ventilatore. Poi, brandendo un coltello da cucina, lo avrebbe minacciato: «Se lo rifai, te lo ficco nel c...». Nella ricostruzione della Squadra Mobile, Hasib, rimasto solo nella stanza, ha aperto la finestra. Sentendo il rumore della serranda, gli agenti sono tornati nella stanza e lo hanno trovato sul davanzale. «Fermo che c.... fai», avrebbe urlato uno di loro vedendolo precipitare nel vuoto con un volo di 9 metri, «poiché, con ogni probabilità, aveva perso l’equilibrio».


Pellegrini, durante l’interrogatorio di garanzia, ha negato qualsiasi forma di violenza. «Ha precisato una cosa ovvia e logica: “per legare il ragazzo non avrei usato il fil di ferro, ma lo avrei ammanettato”», avevano riferito i suoi difensori Remo Pannain ed Eugenio Pini (quest’ultimo deceduto ieri all’età di 53 anni). Il poliziotto 50enne avrebbe anche insinuato dei sospetti sul suo collega Fabrizio Ferrari - che da indagato ha deciso di collaborare con la Procura - spiegando che era proprio lui quello più vicino a Omerovic nel momento in cui era caduto dalla finestra. Ferrari ha riferito che in passato Pellegrini si era vantato di avere «malmenato un pedofilo in occasione di un arresto» e di «svolgere lavori da investigatore privato fuori dell’attività d’ufficio, installando Gps e seguendo le persone». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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