Omicidio Anzio, Leonardo Muratovic «conosceva il killer». Ci sono tre sospettati

Omicidio Anzio, Leonardo Muratovic «conosceva il killer». Ci sono tre sospettati
Omicidio Anzio, Leonardo Muratovic «conosceva il killer». Ci sono tre sospettati
di Ivo Iannozzi
Lunedì 18 Luglio 2022, 22:39 - Ultimo agg. 20 Luglio, 10:56
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C’era della ruggine tra i due gruppi che nella notte tra sabato e domenica hanno avuto una discussione al Bodeguita Beach ad Anzio, poi degenerata nell’omicidio di Leonardo Muratovic, il pugile 25enne di Aprilia, accoltellato a morte sulla riviera Mallozzi ad Anzio. Alessandro Fabrizi, 51 anni, ventisette dei quali passati nel settore della vigilanza privata, sabato sera era il responsabile della sicurezza del locale. A 48 ore dall’omicidio cerca di riannodare i ricordi. «Quando è arrivato con gli amici mi sono raccomandato con Leonardo, che conoscevo bene, di stare tranquillo, perché in passato qualche problema c’era stato. Capita a volte con i ragazzi. Mi ha risposto che non c’era nessun problema».

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E invece in pochi minuti al Bodeguita Beach cambia il clima. «Con i miei colleghi - dice Fabrizi - abbiamo subito notato che c’era tensione tra il gruppo di Leonardo e un’altra comitiva che era già nel locale.

C’è stato subito qualche battibecco, ma non so per quale motivo. A quel punto, considerato che è il nostro lavoro, abbiamo deciso, come già accaduto in altre occasioni, di invitare le due comitive a lasciare il locale considerato che c’erano altri clienti e alcune famiglie. I due gruppi, in tutto una decina di persone, hanno continuato la discussione, ma senza particolare tensione, lungo la passerella che dal piano della spiaggia porta sulla strada. Ero tranquillo e convinto che si sarebbero chiariti all’esterno. Era già accaduto in passato con altre comitive, ma non potevo pensare che questa volta quella discussione, che a me non era sembrata accesa, potesse degenerare in un omicidio».

I due gruppi escono dal locale e si spostano di una cinquantina di metri in direzione del porto. Nel giro di pochi secondi si scatenata la rissa durante la quale viene accoltellato Leonardo Muratovic. «Con il mio collega - aggiunge Fabrizi - stavamo ancora scendendo la scaletta che porta alla spiaggia quando abbiamo sentito delle urla; sono tornato indietro e ho visto Leonardo sul marciapiede che si teneva la pancia, barcollava e perdeva sangue; stava tornando verso l’entrata del locale, quando ha attraversato la strada accasciandosi davanti alla gelateria. Ho capito subito la gravità della situazione e ho cercato di tamponare la ferita con degli asciugamani dopo aver chiamato il 118».

 

I DUBBI

I motivi dell’aggressione Fabrizi non li conosce, ma ribadisce la tensione tra i due gruppi. Il fatto che si siano subito beccati - dice - lascia pensare che ci fosse della ruggine, magari dei conti in sospeso. Ma questa è una mia impressione. Comunque abbiamo raccontato tutto alla polizia». Fabrizi vuole anche ribattere alle accuse mosse dal padre di Leonardo - che domenica pomeriggio ha accoltellato davanti al commissariato due suoi colleghi -, che ha accusato i bodyguard di aver “consegnato” il figlio a chi lo ha ucciso. «È un’accusa ingenerosa - spiega - Sabato sera ci siamo comportati in maniera assolutamente corretta come abbiamo sempre fatto. E domenica mattina ho avuto anche modo di spiegare al papà di Leonardo come erano andate le cose, e il nostro ruolo in quei momenti. Ma non è servito perché poi ha accoltellato due nostri colleghi». Uno dei bodyguard feriti è stato operato ed è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale “Riuniti“ di Anzio: non è in pericolo di vita. Sono stati applicati 25 punti di sutura alla mano destra del collega che ha cercato di parare i colpi di coltello.
 

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