Omicidio Willy, attesa per la sentenza. La famiglia: «Siamo sereni». Chiesto l'ergastolo ai fratelli Bianchi

Willy Monteiro
Willy Monteiro
Domenica 3 Luglio 2022, 18:46 - Ultimo agg. 4 Luglio, 21:09
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 Un pestaggio dettato da un «impulso violento» messo in atto da mani esperte, quelle dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi. Sulla tragica fine di Willy Monteiro Duarte domani arriverà la sentenza di primo grado. A Frosinone i giudici della Corte d'Assise sono chiamati a decidere sui due ergastoli sollecitati dall'accusa per i fratelli di Artena a cui viene contestato l'omicidio volontario così come per gli altri due del branco, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli per i quali è stata chiesta una condanna a 24 anni. La sentenza è attesa per domani, lunedì 4 luglio. «Attendiamo con serenità questa sentenza così come abbiamo affrontato l'intero processo - afferma l'avvocato Domenico Marzi, legale della madre e della sorella di Willy -. Gli elementi raccolti su questa tragica vicenda sono a mio avviso univoci».

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Il 21enne venne aggredito a morte la notte del 6 settembre del 2020 davanti ad un locale di Colleferro, centro in provincia di Roma.

Un blitz di violenza senza alcun motivo. Una «azione del tutto spropositata» e «aggressiva con esiti letali», come hanno scritto i pm di Velletri nelle repliche trasmesse nei giorni scorsi alle parti. Secondo l'impianto accusatorio «appare evidente, come non vi fosse alcun elemento per giustificare una condotta di quel tipo» e messa in atto «utilizzando» una banale discussione nata fuori ad un locale. Quella notte i fratelli Bianchi hanno dato «sfogo al loro impulso violento, approcciandosi alla folla - scrivono i pm - con il solo intento di ledere e non recedendo dal proprio proposito criminoso nonostante i tentativi» di alcuni presenti «di spiegare come non vi fosse assolutamente la necessità di adoperare violenza». Per l'accusa, di fatto, non esiste un movente per quanto accaduto a Willy. Un quadro di violenza «così banale che si può definire come 'non moventè», afferma l'accusa. Nella requisitoria del 12 maggio scorso i rappresentanti dell'accusa hanno ricostruito le fasi del pestaggio. Sostanzialmente Willy si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. «L'azione è partita da Marco e Gabriele Bianchi ma poi si salda con quella di Belleggia e Pincarelli e diventando una azione unitaria - hanno spiegato i pm -. Quello che è successo a Willy poteva capitare a chiunque altro si fosse trovato di fronte» al branco.

Un ruolo centrale nella requisitoria ha avuto il modus operandi dei quattro e in particolare la conoscenza della Mma, l'arte marziale di cui i Bianchi sono esperti Una tecnica che è stata utilizzata come arma per «annientare il contendente» e di «farlo senza considerare le conseguenze dei colpi». Il pestaggio è durato cinquanta, interminabili, secondi in cui la vittima è stata raggiunta da colpi a ripetizione: «50 secondi di sofferenza incredibile» per il 21 enne di origini capoverdiane.

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