Eravamo abituati a vedere la curva dei contagi scendere durante i mesi estivi, ma con Omicron 5 la situazione sembra cambiata: l'epidemia prosegue la sua corsa, anche se con dei distinguo. La nuova variante, infatti, mostra caratteristiche diverse e presenta non solo sintomi generalmente meno gravi (ben evidenti), ma pure una durata più breve dell'infezione. Secondo gli esperti, che stanno analizzando le caratteristiche dei contagiati, Omicron 5 ha tempi di negativizzazione più rapidi rispetto a sottovarianti della stessa Omicron: da 5 a 7 giorni per uscire dal tunnel.
Omicron 5, i tempi per negativizzarsi
Va considerato, comunque, che la diffusione avuta in queste settimane potrebbe essere maggiore, perché molti dei contagiati hanno scelto di “mantenere l'anominato”, ovvero di evitare di presentarsi in farmacia per accertare la positività, utilizzando unicamente il tampone casalingo “fai da te”. In modo da non dover comunicare alle Asl e al medico di base l’avvenuto contagio e, di conseguenza, non essere registrati nel bollettino quotidiano della Protezione Civile, ed essere più liberi di muoversi, in caso di scarsità di sintomi. Un comportamento riprovevole che contribuisce a far diffondere il virus. Secondo i numeri aggiornati su base quotidiana dalla Protezione civile, infatti, sono oltre 1,35 milioni gli italiani “ufficialmente” positivi, e il dato è certamente in difetto.
Incubazione, sintomi e durata
Nel frattempo diventano più chiare le dinamiche del contagio: incubazione, sintomi, durata.
Dopo la negativizzazione che, tendenzialmente, avviene tra i cinque e i sette giorni, con un ritardo di due o tre giorni dalla scomparsa dei sintomi, si possono comunque avere effetti evidenti di Long Covid. Per questa ragione, gli esperti, sebbene almeno in parte orientati a una maggiore liberalizzazione, consigliano, comunque, ai fragili e agli anziani, oltre che agli over 60, di vaccinarsi. E, infatti, il governo, anche davanti a sintomi generalmente più tenui non sembra aver intenzione di cambiare rotta sull’isolamento delle persone positive. Il Ministero della Salute sottolinea che “restano le regole vigenti”. E questo, nonostante le pressioni che arrivano dalle Regioni, con le quali - spiegano - «continueranno i confronti».
La richiesta delle Regioni
Dai territori sono arrivate, infatti, molte richieste al Governo affinché non si verifichi più quello che Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha definito come “lockdown di fatto“. Con l’attuale aumento esponenziale dei positivi, costretti a isolarsi in casa, il rischio che si corre è di uno stop alle attività produttive e commerciali e dei servizi, compresi quelli sanitari. Un pericolo da scongiurare, anche perché nell'ultima settimana i contagi sembrano ora scendere.
Le Regioni vorrebbero poter accorciare i tempi e cambiare le modalità dell’isolamento e della quarantena, considerato che l’infezione da Omicron 5 durerebbe di meno rispetto alle precedenti varianti. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha, però, sottolineato in questi giorni che anche gli asintomatici «se sono positivi, devono rimanere a casa». Ma dalle amministrazioni locali si insiste: non è un “liberi tutti“ - dicono -, ma si potrebbero accorciare i tempi dell’isolamento per chi non ha più sintomi e risulta negativo al tampone prima degli attuali 7 giorni. Oggi le regole prevedono che solo dopo il settimo giorno, e solo con un tampone negativo, una persona che ha contratto il Covid possa uscire nuovamente di casa. Oppure dopo il 21esimo, anche senza tampone negativo.
Dai territori, e in particolari dalle zone turistiche, la richiesta è che il periodo di isolamento venga accorciato a sole 48 ore, liberando dopo due giorni chi non ha più sintomi e si sottopone a un tampone con esito negativo. In questo modo chi contrae la malattia in forma lieve non sarà costretto ad assentarsi dal lavoro per un’intera settimana, soprattutto nel periodo estivo, che è già difficile a livello organizzativo per via delle ferie.
Il via libera
Le Regioni starebbero prendendo in considerazione di chiedere al dicastero di Lungotevere Ripa di accorciare anche il periodo finestra di 21 giorni obbligatorio per chi non si sottopone al test. E di fatto dando il via libera solo dopo 10 giorni, a prescindere dall’effettivo stato di positività della persona asintomatica. Il ministero difficilmente accetterà soprattutto l’ultima proposta, considerando anche i tanti casi di infezioni che durano ben oltre i 10 giorni. Tuttavia è possibile ipotizzare che arrivi una decisione in favore dell’accorciamento dei 7 giorni di isolamento obbligatori, introducendo la possibilità di sottoporsi al tampone prima del previsto. E in caso di esito negativo terminare il periodo di reclusione.
Ma i tempi non sembrano maturi. Proprio durante il picco dell’ondata estiva, la posizione di Roberto Speranza e degli esperti è quella della massima cautela. Anche perché sono aumentati i ricoveri, pure in terapia intensiva, e allentare le poche misure rimaste potrebbe essere controproducente. Più probabile che se ne parli in autunno, magari quando la copertura della quarta dose aumenterà o quando arriveranno i vaccini anti Covid di nuova generazione.