Omicron 5, quanti giorni si resta positivi? I tempi (più brevi) per negativizzarsi, l'incubazione e i sintomi

Omicron 5, quanti giorni si resta positivi? I tempi (più brevi) per negativizzarsi, l'incubazione e sintomi e durata
Omicron 5, quanti giorni si resta positivi? I tempi (più brevi) per negativizzarsi, l'incubazione e sintomi e durata
di Cristiana Mangani
Martedì 19 Luglio 2022, 10:57 - Ultimo agg. 22 Luglio, 08:56
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Eravamo abituati a vedere la curva dei contagi scendere durante i mesi estivi, ma con Omicron 5 la situazione sembra cambiata: l'epidemia prosegue la sua corsa, anche se con dei distinguo. La nuova variante, infatti, mostra caratteristiche diverse e presenta non solo sintomi generalmente meno gravi (ben evidenti), ma pure una durata più breve dell'infezione. Secondo gli esperti, che stanno analizzando le caratteristiche dei contagiati, Omicron 5 ha tempi di negativizzazione più rapidi rispetto a sottovarianti della stessa Omicron: da 5 a 7 giorni per uscire dal tunnel.

Omicron 5, i tempi per negativizzarsi

Va considerato, comunque, che la diffusione avuta in queste settimane potrebbe essere maggiore, perché molti dei contagiati hanno scelto di mantenere l'anominato, ovvero di evitare di presentarsi in farmacia per accertare la positività, utilizzando unicamente il tampone casalingo “fai da te”. In modo da non dover comunicare alle Asl e al medico di base l’avvenuto contagio e, di conseguenza, non essere registrati nel bollettino quotidiano della Protezione Civile, ed essere più liberi di muoversi, in caso di scarsità di sintomi. Un comportamento riprovevole che contribuisce a far diffondere il virus. Secondo i numeri aggiornati su base quotidiana dalla Protezione civile, infatti, sono oltre 1,35 milioni gli italiani “ufficialmente” positivi, e il dato è certamente in difetto.

Incubazione, sintomi e durata

Nel frattempo diventano più chiare le dinamiche del contagio: incubazione, sintomi, durata.

Omicron 5 si manifesta prevalentemente con mal di gola, mal di testa, stanchezza, rinorrea, febbre alta, perdita di olfatto e gusto, dolore muscolare, dolore alle ginocchia, più raramente tosse. Generalmente sono malesseri di lieve entità. Tutto inizia con il contagio, e dal primo contatto con il virus alla manifestazione dei sintomi, solitamente passano due o tre giorni. Anche se sono stati registrati casi di persone che hanno manifestato la malattia anche a due settimane di distanza dal primo contatto. La variante 5 solitamente attacca le vie aeree superiori e raramente “scende” nei polmoni, dove potrebbe provocare delle preoccupanti polmoniti. 

Dopo la negativizzazione che, tendenzialmente, avviene tra i cinque e i sette giorni, con un ritardo di due o tre giorni dalla scomparsa dei sintomi, si possono comunque avere effetti evidenti di Long Covid. Per questa ragione, gli esperti, sebbene almeno in parte orientati a una maggiore liberalizzazione, consigliano, comunque, ai fragili e agli anziani, oltre che agli over 60, di vaccinarsi. E, infatti, il governo, anche davanti a sintomi generalmente più tenui non sembra aver intenzione di cambiare rotta sull’isolamento delle persone positive. Il Ministero della Salute sottolinea che “restano le regole vigenti”. E questo, nonostante le pressioni che arrivano dalle Regioni, con le quali - spiegano - «continueranno i confronti».

 

La richiesta delle Regioni

Dai territori sono arrivate, infatti, molte richieste al Governo affinché non si verifichi più quello che Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha definito come “lockdown di fatto“. Con l’attuale aumento esponenziale dei positivi, costretti a isolarsi in casa, il rischio che si corre è di uno stop alle attività produttive e commerciali e dei servizi, compresi quelli sanitari. Un pericolo da scongiurare, anche perché nell'ultima settimana i contagi sembrano ora scendere.

Le Regioni vorrebbero poter accorciare i tempi e cambiare le modalità dell’isolamento e della quarantena, considerato che l’infezione da Omicron 5 durerebbe di meno rispetto alle precedenti varianti. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha, però, sottolineato in questi giorni che anche gli asintomatici «se sono positivi, devono rimanere a casa». Ma dalle amministrazioni locali si insiste: non è un “liberi tutti“ - dicono -, ma si potrebbero accorciare i tempi dell’isolamento per chi non ha più sintomi e risulta negativo al tampone prima degli attuali 7 giorni. Oggi le regole prevedono che solo dopo il settimo giorno, e solo con un tampone negativo, una persona che ha contratto il Covid possa uscire nuovamente di casa. Oppure dopo il 21esimo, anche senza tampone negativo.

Dai territori, e in particolari dalle zone turistiche, la richiesta è che il periodo di isolamento venga accorciato a sole 48 ore, liberando dopo due giorni chi non ha più sintomi e si sottopone a un tampone con esito negativo. In questo modo chi contrae la malattia in forma lieve non sarà costretto ad assentarsi dal lavoro per un’intera settimana, soprattutto nel periodo estivo, che è già difficile a livello organizzativo per via delle ferie.

Il via libera

Le Regioni starebbero prendendo in considerazione di chiedere al dicastero di Lungotevere Ripa di accorciare anche il periodo finestra di 21 giorni obbligatorio per chi non si sottopone al test. E di fatto dando il via libera solo dopo 10 giorni, a prescindere dall’effettivo stato di positività della persona asintomatica. Il ministero difficilmente accetterà soprattutto l’ultima proposta, considerando anche i tanti casi di infezioni che durano ben oltre i 10 giorni. Tuttavia è possibile ipotizzare che arrivi una decisione in favore dell’accorciamento dei 7 giorni di isolamento obbligatori, introducendo la possibilità di sottoporsi al tampone prima del previsto. E in caso di esito negativo terminare il periodo di reclusione.

Ma i tempi non sembrano maturi. Proprio durante il picco dell’ondata estiva, la posizione di Roberto Speranza e degli esperti è quella della massima cautela. Anche perché sono aumentati i ricoveri, pure in terapia intensiva, e allentare le poche misure rimaste potrebbe essere controproducente. Più probabile che se ne parli in autunno, magari quando la copertura della quarta dose aumenterà o quando arriveranno i vaccini anti Covid di nuova generazione.

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