Corruzione nella sanità abruzzese, 4 arresti. C'è anche il primario Di Giammarco, la procura: «Ha ricevuto mobili, parquet e viaggio a Cuba»

Corruzione nella sanità abruzzese: 4 arresti, c'è anche un primario che ha ricevuto mobili, parquet e viaggio a Cuba
Corruzione nella sanità abruzzese: 4 arresti, c'è anche un primario che ha ricevuto mobili, parquet e viaggio a Cuba
Martedì 27 Ottobre 2020, 10:42 - Ultimo agg. 12:11
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Due imprenditori che operano nel settore della distribuzione di apparati medicali per multinazionali, un agente di commercio e il primario della Cardiochirurgia dell'ospedale di Chieti, il professor Gabriele Di Giammarco, già interdetto nell'ambito di un'altra inchiesta, sono agli arresti domiciliari su ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla guardia di finanza di Chieti nell'ambito di un'inchiesta della procura per frode in forniture e approvvigionamento di protesi cardiache e altri dispositivi medicali da parte dell'Asl di Chieti per conto della Cardiochirurgia.

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L'operazione si chiama "A cuore aperto" e riguarda la corruzione nella sanità abruzzese. Questa mattina i militari del Comando provinciale di Chieti con i colleghi delle province di Pescara, Teramo, Macerata, Ascoli e Padova hanno dato esecuzione a quattro ordinanze disposte dal gip del Tribunale di Chieti su richiesta della procura di Chieti, nei confronti di 4 abruzzesi e marchigiani, indagati per corruzione, falso, turbativa d’asta e omicidio colposo in una presunta maxi frode sulla spesa sanitaria. Ad altri due medici è stata notificata la misura interdittiva della sospensione per 12 mesi dalla professione sanitaria.

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Le attività investigative, durate circa un anno, riguardano presunte condotte illecite nelle procedure di approvvigionamento di materiali e dispositivi medici utilizzati all’interno dell’Unità operativa complessa di Cardiochirurgia dell’ospedale SS. Annunziata di Chieti. E’ stato accertato il consumo anomalo e spropositato di protesi cardiache e di altri dispositivi medici che venivano approvvigionati dall’Asl 2 Chieti al di fuori di qualsiasi procedura di evidenza pubblica, a prezzi più elevati rispetto ad altre aziende sanitarie e che spesso «venivano lasciati inutilizzati, lasciati scadere o sperperati di proposito, per fare lievitare il volume degli acquisti dell’Asl e dunque i guadagni delle imprese fornitrici» spiega una nota dela finanza.

Le successive indagini, condotte con intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, hanno consentito di documentare l’esistenza di un «articolato fenomeno di corruzione sistemica che era stato posto in essere dal primario di quel reparto sin dal 2011», attraverso la richieste di acquisto di protesi cardiache  con «necessità e l’urgenza mediante false dichiarazioni di infungibilità del prodotto“, così inducendo l’azienda sanitaria ad acquistare le protesi con procedura negoziata (fuori bando di gara) e in conto deposito nell’arco di diversi anni. «Tale pratica è stata ulteriormente favorita dall’inerzia della governance dell’Asl 2 Chieti che, per circa 10 anni (dal 2009 al 2019), non ha mai espletato alcun bando di gara pubblica per l’acquisto di materiali e dispositivi medici per le necessità dell’Uoc di Cardiochirurgia». Solo nel 2019, ha accertato la finanza, è stata predisposta la procedura per l’espletamento di una gara pubblica del valore di oltre 3 milioni di euro.

Ma anche così procedento, i finanzieri hanno accertato «condotte illecite da parte dello stesso primario, che erano volte ad influenzare la scelta dei contraenti mediante indebite pressioni nei confronti delle persone incaricate di redigere il capitolato tecnico della gara con il precipuo fine di favorire alcune ditte».

Tutto si fonda, diconon le indagini della procira, «sugli stretti rapporti di conoscenza e di amicizia, di cui sono state documentate le numerose frequentazioni, tra il primario del reparto ed alcuni imprenditori che distribuiscono, per conto di note società multinazionali, proprio quelle protesi e quei dispositivi medici che venivano acquistati con procedura negoziata ovvero utilizzati in misura deliberatamente sproporzionata rispetto alle reali esigenze».

Nel quadro probatorio sono entrati gli accertamenti contabili e amministrativi della Asl 2 di Chieti, con il contributo fattivo dell’attuale direttore generale, che ha posto in evidenza come le protesi cardiache oggetto di indagine «non solo sono risultate essere il dispositivo maggiormente utilizzato negli anni compresi tra il 2012 e il 2019, ma anche quelle più onerose per l’azienda pubblica per un importo complessivo di oltre un milione e mezzo di euro», pur essendo presenti sul mercato analoghe tipologie di valvole a costi inferiori ed inserite all’interno del preesistente bando di gara del 2009.

La modalità di approvvigionamento di queste protesi erano talmente consolidate nel tempo che per gli ordini di acquisto si faceva sempre rinvio a una delibera del direttore generale, risalente al 2011, che eludeva tutte le procedure ad evidenza pubblica attraverso la falsa attestazione che si trattasse di un prodotto necessario ed infungibile, a suo tempo redatta dal primario colpito dalla misura cautelare. Secondo le indagini, il presunto patto corruttivo avrebbe spinto l’imprenditore a provvedere all’acquisto e alla fornitura in favore del primario del mobilio necessario per arredare il suo studio personale presente all’interno del nosocomio ( valore di 27.000 euro circa). Inoltre, nel tempo, sarebbero arrivate  regalie varie, ma  anche cene, viaggi e soggiorni all’estero.

Per quanto riguarda l’acquisto di altri dispositivi medici, il primario, secondo le indagini della procura, avrebbe instaurato rapporti confidenziali anche con un secondo imprenditore. I loro incontri si svolgevano esclusivamente al di fuori degli ambienti ospedalieri mediante «incontri riservati in ristoranti o durante viaggi all’estero». Anche questo secondo imprenditore opera nel settore della distribuzione di materiali e apparati medici e il valore delle sue forniture nei confronti della cardiochirurgia di Chieti, negli anni compresi tra il 2017 e il 2019, ammonta ad oltre un milione di euro. Le indagini hanno evidenziato che il primario, nel tempo, aveva beneficiato, quale contropartita per l’utilizzo in via prioritaria dei prodotti distribuiti dall’azienda di proprietà dell’imprenditore, «dell’acquisto e posa in opera della pavimentazione in “parquet” di tutta l’area (200 metri quadri) dello studio ospedaliero a suo esclusivo uso e l’allestimento dell’annesso bagno (per un valore complessivo pari a 14.000 euro circa)», oltre a diversi viaggi e soggiorni a Cuba e al pagamento di numerosi incontri conviviali in rinomati ristoranti della riviera adriatica. I contatti tra il primario e quest’ultimo imprenditore avvenivano anche attraverso un agente di commercio della predetta società e tramite lui ssarebbero state accertate altre indebite dazioni di utilità varie: pagamenti relativi alla riparazione e al posteggio della barca di proprietà del primario.

«Un ulteriore filone investigativo che vede coinvolto il primario del reparto di cardiochirurgia attiene all’acquisto, con procedura d’urgenza, per una spesa di circa 95.000 euro, di una nuova macchina per assistenza ventricolare denominata Heart Mate 3, sebbene il reparto disponesse di altre due apparati similari». Acquisto giustificato dalla necessità ed urgenza di un intervento su un paziente il cui quadro clinico sarebbe stato talmente compromesso da non potersi prevedere altra soluzione terapeutica. Il paziente è poi deceduto alcuni giorni dopo l’intervento.

In realtà, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini e sulla base anche di una consulenza tecnica disposta dalla procura di Chieti, il paziente non solo non era in condizioni di gravità tali da dover essere sottoposto a simile intervento, ma risultava piuttosto candidabile ad una operazione di trapianto presso un centro specializzato. Le indagini hanno messo in luce che l’acquisto del macchinario - disposto in assenza di una obbligatoria valutazione del comitato etico-scientifico e inducendo in errore il direttore generale facente funzioni pro-tempore dell’Asl - «sia stata fortemente voluta dal primario per consentire ad uno dei due imprenditori sopra richiamati di avviare un “nuovo esclusivo canale” di distribuzione dello specifico apparato nella zona rafforzando, cosi, il rapporto di corruttela già consolidato nel tempo» spiega una dettagliata nota congiunta di procura e finanza. A questo proposito, sono stati accertati e documentati contatti tra il primario, il direttore commerciale della azienda produttrice della macchina, un cardiochirurgo dell’ospedale di Padova e l’imprenditore finalizzati proprio a favorire quest’ultimo per l’apertura di un nuovo canale commerciale per la distribuzione degli Heart Mate 3.

L’attività di indagine diretta dal procuratore Francesco Testa, che ha coordinato gli accertamenti della guardia di finanza, comandata da capitano Giuseppe Laganà,  ha così permesso di rilevare gravi irregolarità nelle procedure di acquisto dei materiali e degli apparati medicali per le attività dell’unità di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti, «frutto di un patto corruttivo consolidato nel tempo e che consentiva a tutti i soggetti coinvolti di trarne illeciti vantaggi a spese della collettività ed in danno del Sistema Sanitario Nazionale, che è finanziato, lo si ricorda, attraverso la contribuzione fiscale».

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