Orrore di Latina, tre inchieste sui misteri del carabiniere killer

Orrore di Latina, tre inchieste sui misteri del carabiniere killer
di Gigi Di Fiore
Venerdì 2 Marzo 2018, 11:14
4 Minuti di Lettura
Inviato a Latina

Ora sono in molti a chiedersi cosa non abbia funzionato, chi non abbia saputo interpretare i tanti campanelli d'allarme sulla tragedia di due giorni fa nella palazzina di via Collina dei Pini a Cisterna. Sarà anche questo l'obiettivo del fascicolo d'inchiesta nelle mani del pm Gregorio Capasso della Procura di Latina: capire se il gesto di Luigi Capasso poteva essere previsto ed evitato in qualche modo. Mentre la moglie, Antonietta Gargiulo, è ancora sedata in ospedale e non sa che le sue due figlie Alessia e Martina sono state uccise dal padre che poi si è suicidato.

Un appuntato dei carabinieri, con trascorsi di servizio macchiati da una sospensione di cinque anni per una truffa ad una compagnia assicurativa, reintegrato e rimasto sempre con la sua pistola di servizio. E con quella ha ucciso. Maria Belli è l'avvocato che segue Antonietta. L'ha conosciuta attraverso l'associazione «Valore donna» cui si era rivolta un'amica di Antonietta per aiutarla. L'avvocato Belli aveva preparato la citazione per la separazione, chiedendo per la sua assistita l'assegnazione della casa che era di proprietà del marito, l'affidamento condiviso delle due figlie e naturalmente una somma per il mantenimento. Tra 27 giorni doveva tenersi la prima udienza al tribunale di Latina, dinanzi al giudice Paola Lodolini. Ora ricorda l'avvocato Maria Belli: «Antonietta aveva più volte segnalato minacce, comportamenti anomali del marito. Le figlie erano terrorizzate dalla presenza del padre, avevano anche assistito alle percosse in casa subite dalla mamma. Ma, nonostante tutto, lei voleva solo essere difesa in qualche modo senza danneggiare il marito, che rischiava grosso per i suoi precedenti di servizio».

Almeno due volte, Antonietta aveva cercato di risolverla alla buona, incontrando il comandante del marito, il capitano Giambattista Fumarola, che guida la compagnia dei carabinieri di Velletri. Aveva pensato che il marito avrebbe ascoltato il suo superiore e avrebbe smesso di tormentarla. Rassicurante, al colloquio con il suo comandante, era stato Capasso. Ma rassicurante era stato anche con la commissione medico legale che lo aveva esaminato per l'idoneità al servizio, dopo la prima denuncia che la moglie aveva presentato il 4 settembre scorso. L'esame non era di certo una perizia psichiatrica, tanto che i commissari avevano trovato Capasso un po' agitato, forse stressato, ma non di più e avevano disposto otto giorni di sospensione per consentirgli di rimettersi. Gli era stato chiesto anche se avvertiva l'esigenza di un supporto psicologico, in un momento particolare come l'avvio di una separazione dopo 18 anni di matrimonio. Ma lui aveva rifiutato, rispondendo che aveva già un suo psicologo di fiducia che lo seguiva. Su questa circostanza e sulla decisione della commissione il Comando Generale dei Carabinieri ha disposto un'indagine interna per accertare eventuali responsabilità sulla decisione della commissione. Il Comando generale si riserva, a conclusione degli accertamenti, di inviare tutto alla Procura di Latina.

«A noi non è mai risultato che fosse in analisi, non lo abbiamo mai saputo» dice l'avvocato Maria Belli. Contro Antonietta tante parole pesanti, percosse in casa, poi a settembre l'episodio che ha fatto scattare la prima, vera denuncia formale. Antonietta era fuori la fabbrica della Findus dove lavora, in compagnia di colleghi. Lui l'aveva picchiata davanti a tutti. E lei aveva presentato una denuncia alla polizia, su cui era stata convocata solo quattro mesi dopo. Poco prima, anche lui aveva denunciato lei, sempre alla polizia, lamentandosi che gli veniva impedito di vedere le figlie.

«Ci sono sempre sembrate segnalazioni, come se ne vedono tante, tra due coniugi litigiosi in vista della separazione» spiega il vice questore vicario di Latina, Cristiano Tatarelli. Ma, da settembre, dopo le percosse in pubblico Antonietta aveva messo fuori casa il marito, che si era trasferito a dormire in caserma. Dice ora l'avvocato Maria Belli: «Era ossessionato dalla separazione, cercava sempre di incontrarsi con la moglie da soli con più scuse. Una volta erano i vestiti da recuperare, un'altra la voglia di vedere le figlie. Le ho sempre consigliato di evitare. Ma, nonostante tutto, non ha mai voluto formalizzare una denuncia per stalking temendo conseguenze per il marito, che rischiava il lavoro».

 

Una circostanza confermata dalla Questura, che era dovuta intervenire con un'auto della Volante su richiesta di Antonietta. Era allarmata per la presenza di lui sotto casa. Ricorda il vice questore vicario Tatarelli: «I colleghi intervennero, ma lui si mostrò calmo. Due giorni dopo, sentimmo di nuovo la signora per chiederle se c'erano novità rispetto alla sua denuncia e ci rispose di no. Non potevamo fare altro».
Una donna terrorizzata dal marito da cui vuole separarsi con tutte le forze, ma che non vuole fargli del male denunciandolo per stalking. E dice anche l'avvocato Massimo Vittucci, che seguiva Luigi Capasso nella causa di separazione: «L'avevo visto due settimane fa, per preparare la causa. Lui si lamentava di non poter vedere le figlie, ma non mi sono accorto di nulla di diverso rispetto ad altre situazioni di conflittualità tipiche di una separazione giudiziale».
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