Ovuli, il ginecologo Antinori a processo:
"Sono vittima di un grave errore giudiziario"

Ovuli, il ginecologo Antinori a processo: "Sono vittima di un grave errore giudiziario"
di Angela Calzoni
Giovedì 21 Luglio 2016, 09:17 - Ultimo agg. 10:24
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È un fiume in piena, Severino Antinori. «Sono vittima del più grave errore giudiziario degli ultimi 30 anni, peggio di Enzo Tortora», si difende. Il ginecologo è stato arrestato il 13 maggio scorso con l’accusa di aver prelevato ovuli da un’infermiera spagnola, senza il suo consenso. E ieri il gup Anna Maria Magelli ha deciso di rinviarlo a giudizio.

Il 17 novembre dovrà comparire, con i suoi avvocati, Carlo Taormina e Tommaso Pietrocarlo, davanti ai giudici dell’ottava sezione penale di Milano. Le accuse sono pesanti: rapina di ovociti, sequestro di persona, lesioni personali aggravate, estorsione ai danni di una seconda paziente. Il ginecologo è anche protagonista di un secondo filone d’indagine, ancora aperto, sul traffico di ovuli. Ma il pioniere della fecondazione assistita non ci sta e passa al contrattacco. «Contro di me – spiega - c’è un complotto per punire migliaia di coppie italiane che si rivolgono alla fecondazione eterologa per avere un figlio».

Il ginecologo attacca anche la ragazza che, con la sua denuncia ha dato il via all’indagine. «Le sue parole – spiega – sono solo accuse fumose di una donna di malaffare», che non è spagnola ma «viene da uno dei peggiori sobborghi di Casablanca». La 24enne, per il medico, «faceva altri mestieri», prima «di creare caos qui in Italia». E il pm Maura Ripamonti, che le ha creduto, «dovrebbe stare più attenta», perché ha prestato ascolto a una «bugia palese». Poi l’affondo fuori dall’aula: «Se lei ha un po’ di coscienza – ha tuonato rivolto al magistrato - non dormirà bene la notte. Ci pensi, ci pensi».

Adesso Antinori, che dopo un breve periodo trascorso a Regina Coeli, negli ultimi mesi è stato ai domiciliari nella sua casa di Roma, si trasferirà nella villa di Sabaudia, dove ha l’obbligo di dimora. «È l’ennesima ingiustizia», è stato il commento del medico, «mi batterò finché questa vicenda non verrà risolta». E poi, ha detto, lascerà l’Italia: «Andrò in Russia, dove ho già lavorato cinque anni senza che nessuno mi dicesse nulla». 
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