Palermo, somministrano a un neonato gas al posto dell'ossigeno, il giudice: «Condotte gravi e superficiali»

Palermo, somministrano a un neonato gas al posto dell'ossigeno, il giudice: «Condotte gravi e superficiali»
Martedì 6 Marzo 2018, 21:52 - Ultimo agg. 7 Marzo, 17:09
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Hanno somministrato a un neonato protossido di azoto invece di ossigeno per 68 minuti. Un errore macroscopico costato al piccolo una paralisi cerebrale infantile e danni permanenti. A distanza di sette anni dalla vicenda, il giudice ha depositato le motivazioni della sentenza a carico degli imputati, parlando di condotte talmente gravi da escludere la concessione delle attenuanti generiche. «Omissioni» non casuali, ma determinate dalla fretta e dal fatti che gli impianti non fossero stati collaudati. Per questa vicenda, il giudice monocratico di Palermo, Marcella Ferrara, ha condannato a tre anni per lesioni colpose gravissime Francesco Inguì, titolare della ditta Sicilcryo srl di Marineo che, nel 2010, eseguì i lavori sull'impianto di gas medicali del reparto Maternità del Policlinico, e Aldo La Rosa, direttore dei lavori. A un anno e sei mesi è stato invece condannato l'ex direttore dipartimento materno infantile dell'ospedale, Enrico De Grazia.

Il processo è stato istruito dal pm Gianluca De Leo. Il giudice ha anche concesso una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione e 100mila euro per i genitori del neonato, che si sono costituiti parte civile. Il bambino, che non parla e non cammina, ha bisogno di assistenza continua. Dal deposito della sentenza, pronunciata a settembre dopo un processo passato a 4 giudici diversi, decorrono i tempi per il ricorso in appello degli imputati e poi la fissazione del processo di secondo grado. Sulle accuse incombe il rischio della prescrizione, che maturerà se non si arriverà a un verdetto entro agosto. Dopo la nascita il piccolo aveva mostrato segni di sofferenza e  medici avevano deciso di somministragli l'ossigeno. Nel tubo dell'impianto appena rifatto dalla Sicilcryo srl e mai collaudato, però, c'era protossido di azoto, un gas anestetizzante che il neonato respirò per 68 minuti.

«Non fu eseguita alcuna prova di gas specificità, né le opere vennero collaudate - scrive il giudice - Ciò nonostante le prese erano state dotate di flussometri e attacchi che rendevano immediatamente fruibile l'impianto di gas medicale». «L'omissione lungi dall'essere accidentale - aggiunge - è risultata sostanzialmente programmata dal direttore dei lavori in ragione dell'urgenza di restituire gli spazi ospedalieri oggetto dei lavori ai rispettivi reparti e rendere fruibile l'isola neonatale».
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