Omicidio di Pamela Mastropietro: «Oseghale propose 100mila euro a un detenuto per una falsa testimonianza»

Omicidio di Pamela Mastropietro: «Oseghale propose 100mila euro a un detenuto per una falsa testimonianza»
Giovedì 31 Gennaio 2019, 16:36 - Ultimo agg. 17:11
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Omicidio Mastropietro, in esclusiva a Storie Italiane su Rau Uno  la moglie del collaboratore di giustizia ha raccontato di un tentativo di Innocent Oseghale di "comprare" una falsa testimonianza.
 

 

 
“Pamela, il giorno in cui se ne andò dalla comunità, pagò la droga a Desmond Lucky con una collanina d’argento che le aveva regalato la mamma. Oseghale le diede due euro per comprare la siringa. Desmond voleva un rapporto con Pamela e Oseghale, ma Pamela, seppur sotto l’effetto della droga, si rifiutò".

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A rivelare in esclusiva a Storie Italiane di Eleonora Daniele su Rai1 i dettagli sull’omicidio è la moglie del collaboratore di giustizia con cui Innocent Oseghale, presunto assassino della giovane, si sarebbe confidato in carcere.

La donna, la cui identità è stata celata per ragioni di sicurezza, durante la diretta ha spiegato: “Il 5 luglio scorso mio marito è stato portato nel carcere di Marino del Tronto. Mio marito è stato ubicato in una sezione con due celle, in una c’era lui insieme a un altro collaboratore di Palermo, nell’altra il nigeriano Innocent Oseghale. Nonostante mio marito stia scontando una lunga pena, non ha mai tollerato certi reati. L’8 luglio incontrò Oseghale e lo insultò, ci fu un’aggressione, le guardie lo allontanarono. In quei giorni mio marito stava collaborando a processi importanti, per gli interrogatori veniva trasferito in modo diverso dagli altri detenuti. Oseghale, vedendo quel trattamento, si rivolse a uno dei suoi compagni di cella per riappacificarsi con lui. Mio marito accettò di conoscerlo, Oseghale gli chiese scusa, voleva il suo aiuto. Fu così che iniziò a confidarsi, mio marito avvisò subito un ispettore del carcere e un brigadiere. Riferì agghiaccianti rivelazioni. Il 19 luglio, durante un interrogatorio, disse tutto ciò che aveva saputo".

E aggiunge: "Oseghale disse a mio marito che se lo avesse aiutato gli avrebbe fatto arrivare 100mila euro da Castel Volturno. Oseghale gli propose di fare da testimone in sua difesa. Avrebbe dovuto testimoniare che Pamela era morta di overdose”.

Riguardo al possibile legame tra Oseghale e la mafia nigeriana, il cui centro di smistamento in Italia – secondo le testimonianze al vaglio degli inquirenti – sarebbe proprio nella provincia napoletana di Castel Volturno, la moglie del collaboratore di giustizia ha aggiunto: “Oseghale rivelò a mio marito di essere un referente della mafia nigeriana a Macerata e di appartenere a un gruppo criminale chiamato Black Cats. Gli fece vedere dei segni incisi sull’addome, simbolo di affiliazione a questa organizzazione criminale nigeriana. Voleva entrare in affari con mio marito. In carcere aveva molta disponibilità economica. Gli disse anche che lui era ritenuto insospettabile in quanto compagno di una ragazza italiana”.
 

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