Eolie, Panarea tra i rifiuti: «Basta navi spazzatura»

Eolie, Panarea tra i rifiuti: «Basta navi spazzatura»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 7 Agosto 2020, 09:31 - Ultimo agg. 8 Agosto, 00:52
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Le isole Eolie sono un patrimonio Unesco da ormai vent'anni. Una straordinaria testimonianza di un ambiente naturale muta e si rinnova grazie alle attività vulcaniche, del passato e quelle odierne. Panarea è la più piccola delle sette isole che compongono l'arcipelago eoliano, appena 3,4 chilometri quadrati e ci vivono circa 240 abitanti, che nella stagione estiva vengono raggiunti da alcune migliaia di vacanzieri, rimpinguati dai proprietari di barche, che qui trovano rifugio nella varie calette. Ogni estate, con le presenze decuplicate, torna il problema dello smaltimento dei rifiuti che attanaglia quasi tutte le isole minori. Sull'isoletta però il disagio dell'immondizia e degli ingombranti coinvolge gli abitanti anche fuori stagione, come segnala Federica Tesoriero, presidente dell'associazione Noi di Panarea costituita «per prenderci cura dell'isola, discutendo insieme di disagi e problematiche».

RIFIUTI SUL MOLO
E in cima alla lista c'è proprio l'esigenza di ripulire il molo e le viuzze da cumuli di immondizia che attendono l'arrivo della «nave della spazzatura», che in estate ritira il materiale da smaltire in discariche sulla terraferma ogni mattina: i turisti sbarcano e davanti ai loro occhi non c'è il mare turchese bensì lo scempio di sacchetti fetidi e ingombranti uno sopra l'altro. «L'isola è piccola, quasi tutto il territorio è riserva naturale. Da anni ci battiamo per far identificare dalle istituzioni un'area dove creare un'isola ecologica, zone con cassonetti ampi per contenere adeguatamente e igienicamente i sacchetti dell'immondizia, poiché quelli esistenti sono piccoli e danneggiati» spiega Tesoriero. L'assenza di un sito di stoccaggio fa sì che scellerati abbandonino nella riserva rifiuti dannosi per il delicato ecosistema isolano, e non è difficile purtroppo trovare pneumatici, reti da pesca, materassi e sanitari tra i cespugli della macchia mediterranea. «È davvero così complesso ottenere un compattatore sull'isola? Con esso riusciremmo ad abbattere anche i costi della nave della spazzatura, magari riuscendo a creare un vero sistema di raccolta differenziata, ma soprattutto in grado di evitare l'orrore dei sacchetti accumulati sul molo e gli odori odori nauseabondi che travolgono i turisti».

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FANALINO DI CODA
Non a caso una delle voci più elevate nel bilancio delle amministrazioni isolane è il trasporto dei rifiuti indifferenziati verso gli impianti della terraferma, via nave, che si aggiunge ai costi di smaltimento. Un'efficiente gestione dei rifiuti sulle isole, con conseguente salvaguardia ambientale e risparmio economico per le amministrazioni locali e per i cittadini, deve avere come obiettivi la spinta alla raccolta differenziata attraverso il servizio di raccolta porta a porta, che contribuisce alla creazione di occupazione locale e, al contempo, la promozione del compostaggio domestico e di comunità. Ci si deve quindi impegnare verso modelli di gestione capaci di creare vantaggi economici e ambientali, come sottolinea il recente report «Isole Sostenibili» promosso da Legambiente e dal Cnr-IIA. Qualche passo avanti, però, è stato fatto: la capacità di differenziare è cresciuta, tra il 2010 e il 2018, su quasi tutte le isole: Capri, Isola d'Elba, Maddalena, Pantelleria, Procida, San Pietro e Sant'Antioco superano sia la media di raccolta differenziata del Centro Italia del 54 per cento che quella del Sud Italia del 46 per cento. L'isola di Sant'Antioco risulta l'isola più virtuosa con il 79 per cento di raccolta differenziata, seguita da Procida (73 per cento) e Pantelleria (71 per cento). E le Eolie? Nell'arcipelago si differenzia appena il 21 per cento mentre è di ben 9.398 tonnellate il totale dei rifiuti urbani. Per le isole, quindi, avere una gestione integrata del ciclo dei rifiuti che non esca dal loro perimetro naturale, sarebbe una sfida rilevante ma necessaria, soprattutto nella stagione estiva. Risulta quindi di fondamentale importanza da parte delle amministrazioni locali varare politiche di prevenzione per ridurre la produzione di rifiuto alla fonte, attuando misure di informazione e contenimento, e in parallelo accelerare la raccolta differenziata, aumentando quindi la qualità del rifiuto (e delle materie prime seconde). La bontà della raccolta differenziata può avviare il rifiuto a una seconda vita, come materia prima seconda, reimmettendolo nei cicli produttivi o valorizzandolo come risorsa energetica sostenibile.
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