Concorsi truccati in sanità, sì al maxi processo. Le difese: «Violati i diritti»

Concorsi truccati in sanità, sì al maxi processo. Le difese: «Violati i diritti»
di Egle Priolo
Martedì 25 Maggio 2021, 09:30 - Ultimo agg. 26 Maggio, 18:55
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PERUGIA - Sei ore di udienza, tre camere di consiglio e alla fine il collegio presieduto da Carla Giangamboni ha deciso: sì alla riunione dei procedimenti nati dall'inchiesta nota come Concorsopoli. Cioè del processo con giudizio immediato nei confronti dell'ex sottosegretario al ministero degli Interni Gianpiero Bocci, accusato di aver rivelato segreti di ufficio passando le prove ad alcuni candidati di concorsi in sanità, e del processo a trentadue persone, tra ex manager e politici, per tutte quelle prove considerate con l'aiutino, quelle prove pilotate da una «rete di sistema» per cui i pubblici ministeri Paolo Abbritti e Mario Formisano sostengono l'accusa di associazione per delinquere.

Un'associazione – secondo le accuse – promossa al fine di commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione «finalizzati alla manipolazione sistematica dei concorsi pubblici banditi dall’Azienda ospedaliera di Perugia e dall’Usl Umbria 1» per garantire la vittoria o il posizionamento utile in graduatoria dei candidati «determinati dagli stessi associati». Contestata, oltre che a Bocci anche all'ex presidente della Regione Catiuscia Marini, all'ex assessore regionale alla Salute Luca Barberini, agli ex direttori generale e amministrativo del Santa Maria della misericordia Emilio Duca e Maurizio Valorosi (che nel giudizio abbreviato chiuso nei loro confronti hanno riportato condanne, rispettivamente a 3 e 2 anni), insieme a Maria Cristina Conte, Rosa Maria Franconi e Antonio Tamagnini. Il nono, l’ex direttore sanitario Diamante Pacchiarini, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato condannato (pena sospesa) a due anni e otto mesi.
Insomma, un'inchiesta complessa, divisa prima in tre - senza considerare i riti abbreviati e quell'unica assoluzione che hanno fatto uscire sette persone dal processo – e che adesso finirà solo davanti al primo collegio del tribunale penale. Una decisione caldeggiata dalla procura per motivi di economia processuale, ma contestata davvero con forza dalle difese, con gli avvocati, tra gli altri, Nicola Pepe, Francesco Crisi, Marco Brusco, Nicola Di Mario e Francesco Falcinelli. Sia perché il procedimento nei confronti di Bocci era arrivato all'audizione dei testimoni – dopo oltre un anno e mezzo di udienze anche a causa del Covid – mentre i rinvii a giudizio per il filone principale sono solo di gennaio, sia perché così chiaramente si allungano i tempi per lo stesso ex segretario del Pd. «Non siamo d'accordo con la decisione – ha commentato il suo avvocato, il professor David Brunelli - perché viola il diritto di Gianpiero Bocci ad un processo in tempi ragionevoli e perché la revoca del giudizio immediato non è prevista dalla legge. Egli è sotto processo da ottobre 2019 e alla prossima udienza del 14 giugno 2021 dovrà ancora assistere alla discussione sulla costituzione delle parti civili. Una chiara violazione del giusto processo inteso nella sua ragionevole durata».
Tantissime anche le contestazioni sollevate dagli altri legali, ma il tribunale ha deciso: si riparte dal primo collegio e già si preannuncia una valanga di eccezioni.

A partire dall'utilizzabilità o meno delle intercettazioni (per cui c'è già stato un sì nel procedimento contro Bocci, con tanto di perizia). La prossima udienza, quindi, sarà dedicata alle questioni preliminari, mentre restano vive chiaramente le costituzioni di parte civile con CittadinanzAttiva (assistita da Sara Pievaioli), Unione nazionale consumatori (con l'avvocato Alessandra Bircolotti), Regione Umbria (Anna Rita Gobbo), Azienda ospedaliera di Perugia (Fabio Pili) e Usl Umbria 1 (Francesco Maresca) pronti a chiedere i danni.

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