Piacenza, i genitori: «Andiamo in vacanza». Bambine tornano in Italia infibulate

Piacenza, i genitori: «Andiamo in vacanza». Bambine tornano in Italia infibulate
Piacenza, i genitori: «Andiamo in vacanza». Bambine tornano in Italia infibulate
Venerdì 3 Settembre 2021, 18:44 - Ultimo agg. 19:18
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Portate all'estero con la scusa di una vacanza. L'inganno architettato dai genitori aveva un preciso scopo: sottoporre le figlie alla mutilazione dei genitali, l'infibulazione. Due bambine residenti a Piacenza, figlie di una famiglia di migranti, sono state infibulate durante un soggiorno nel Paese d'origine e la vicenda è finita in Procura. Ne riferisce il quotidiano Libertà, spiegando che dall'inizio dell'anno le ginecologhe dei consultori familiari dell'Ausl di Piacenza e provincia hanno visitato una decina di donne che avevano subito una infibulazione.

La responsabile, la ginecologa Cristina Molinaroli, ha spiegato che le donne più esposte a questa pratica disumana arrivano soprattutto da Egitto, Somalia, Corno d'Africa e Yemen, Guinea a Mali, sud est asiatico e ultimamente Nigeria. Spesso sono le madri o i padri che portano le figlie nei loro paesi con la scusa delle vacanze e le bambine tornano con l'infibulazione, non di rado indottrinate a ritenere giusta una pratica che viene eseguita dagli 8 giorni ai 12 anni di vita.

L' infibulazione in Italia è punita secondo la legge del 9 gennaio 2006 e prevede pene fra i 4 e i 12 anni, visto che si è in presenza di lesioni gravi.

«Il caso delle due bimbe infibulate scoperto a Piacenza è l'ennesima vicenda di soprusi sui minori stranieri in Italia per usanze tribali o precetti religiosi che nel nostro Paese non possono essere tollerati. In particolare, le mutilazioni genitali femminili sono una pratica brutale e vietata in Italia dalla Legge che viene spesso aggirata praticando gli interventi nel Paese d'origine come in questo caso. Quello di Piacenza non è purtroppo un caso isolato, come spesso riferiscono le autorità mediche. Quando ci indigniamo per la condizione della donna in Afghanistan, spesso ci dimentichiamo che i talebani li abbiamo da tempo anche in casa anche se non piace parlarne per non turbare il clima politicamente corretto e la narrazione multiculturalista». Così le deputate della Lega Elena Murelli, eletta a Piacenza, e la parmigiana Laura Cavandoli, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.

La mutilazione dei genitali

Nel mondo si contano più di 200 milioni di ragazze e donne che hanno subito l'infibulazione (fonte: Save the Children).

La maggior parte di loro ne viene sottoposta prima dei suoi 15 anni. L’infibulazione è una mutilazione genitale femminile che prevede la rimozione totale o parziale degli organi genitali femminili esterni. Non è una pratica medica, ma nonostante ciò è ancora diffusa tradizionalmente in almeno 30 Paesi. 

È conosciuta anche come circoncisione femminile. È una pratica cruenta, giustificata per ragioni legate alla cultura tradizionale (c'è la credenza che la procedura apporti benefici igienici ed estetici, promuova la fertilità delle ragazze e preservi la loro reputazione).

L'associazione Amref spiega che considerata la velocità alla quale sta crescendo la popolazione in Africa si ritiene che saranno ben 68 milioni coloro che subiranno una forma di mutilazione genitale entro la fine del 2030

L'infibulazione consiste nella rimozione parziale o totale degli organi genitali femminili esterni. La gamma degli interventi che configurano la mutilazione è diversa: si va dalla rimozione della clitoride al restringimento dell'orifizio vaginale. Quest'ultima è anche la procedura che spesso richiede necessaria un'ulteriore pratica di riapertura della sutura effettuata, con lo scopo di facilitare il parto. Spesso, le donne vengono infibulate e deinfibulate diverse volte nel corso della loro vita provando grandi sofferenze. Le mutilazioni genitali femminili vengono di solito effettuate da donne della comunità alle quali è stato conferito questo incarico. Agli uomini non è permesso assistere e dunque la comunità maschile generalmente ignora la sofferenza provata dalle ragazze durante l'operazione, molto di frequente eseguita in condizioni igienico-sanitarie decisamente insufficienti,senza l'utilizzo di anestetici, antibiotici né materiale sterile e quindi con il grande rischio di provocare morte per emorragie e infezioni.

Le donne infibulate hanno difficoltà nei rapporti sessuali, contraggono infezioni al tratto urinario e un alto rischio di morte durante il parto, sia per la madre che per il feto.

L'infibulazione è considerata una violazione dei diritti delle donne e delle ragazze. 

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