Piazza San Carlo, prima udienza e testimonianze choc. «Rischiai di morire, ho ancora crisi di panico»

Piazza San Carlo, prima udienza e testimonianze choc. «Rischiai di morire, ho ancora crisi di panico»
Piazza San Carlo, prima udienza e testimonianze choc. «Rischiai di morire, ho ancora crisi di panico»
Martedì 23 Ottobre 2018, 12:43 - Ultimo agg. 14:24
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Parte oggi la battaglia giudiziaria legata a quanto accadde in Piazza San Carlo il 3 giugno del 2017 durante la finale di Champions League tra Real Madrid e Juventus. Stamattina a Torino, davanti all'ingresso dell'aula bunker delle Vallette, all'estrema periferia occidentale della città, si è radunata una piccola folla: l'occasione è l'apertura dell'udienza preliminare dell'inchiesta.

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Quel giorno, durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions (poi vinta dal Real 4-1), una serie di ondate di panico tra gli spettatori provocò 1.500 feriti e, nei giorni successivi la morte di una donna, Erika Pioletti, per le gravissime lesioni che aveva riportato. Per la maggior parte sono avvocati degli imputati e delle aspiranti parti civili, ma non mancano delle persone che quella sera si trovarono in piazza e che ora intendono chiedere un risarcimento.

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Fabio Martinoli, il fidanzato di Erika, si costituirà parte civile: a presentare l'istanza al giudice sarà il suo legale, l'avvocato Daniele Folino di Domodossola, dove la vittima viveva. Questo filone di inchiesta riguarda le carenze di organizzazione e di gestione dell'evento. La procura di Torino muove accuse di disastro, lesioni e omicidio colposo a 15 soggetti tra cui la sindaca Chiara Appendino e l'ex questore Angelo Sanna. Alcuni avvocati delle persone offese dell'inchiesta su Piazza San Carlo non avrebbero però ricevuto la cosiddetta «notifica» dell'apertura dell'udienza preliminare, si afferma tra i legali: se la circostanza sarà confermata, il gup Maria Francesca Abenavoli dovrà risolvere il problema o disporre un rinvio immediato dell'udienza.

"HO RISCHIATO DI MORIRE" «Io fui salvato da un ragazzo, che mi prese da terra e mi appoggiò contro un muro. Altrimenti avrei fatto la fine della povera signora Pioletti, che era a pochi passi da me. Calpestato da quella massa di gente trasformata in una mandria di cavalli impazziti». A parlare è Alessandro Bovero, 55 anni, una delle persone che erano in piazza quella sera e stamani si è presentato nell'aula bunker delle Vallette, insieme all'avvocato Sara Franchino, per costituirsi parte civile in occasione dell'apertura del udienza preliminare.

L'uomo riportò una grave lesione a una spalla.
A chi gli chiede se qualcosa non avesse funzionato nell'organizzazione, Bovero risponde che «l'organizzazione non c'era. Io per allontanarmi fui costretto a scavalcare delle transenne che erano allacciate insieme. E di forze dell'ordine ne vidi poche. Fu un vero disastro». Le ripercussioni continuano a farsi sentire: «Ho ancora degli attacchi di panico. Sulla metropolitana, se è piena, non salgo. E nei centri commerciali, se c'è folla, non entro».
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