Pio Albergo Trivulzio, i familiari di 60 vittime: «Verità sul disastro sanitario»

Pio Albergo Trivulzio, i familiari di 60 vittime: «Verità sul disastro sanitario»
Pio Albergo Trivulzio, i familiari di 60 vittime: «Verità sul disastro sanitario»
di Greta Posca
Mercoledì 17 Giugno 2020, 09:59 - Ultimo agg. 10:50
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Un esposto collettivo, depositato in procura, che raccoglie le storie di 60 anziani ospiti del Pio Albergo Trivulzio falciati dal coronavirus. In calce, la firma di 140 parenti delle vittime.



È la prima mossa dell'associazione Felicita, nata dal Comitato verità e giustizia per le vittime del Trivulzio: raccoglie le famiglie che lottano per avere giustizia sulle morti degli anziani nelle Rsa durante l'emergenza Covid. E che ora con l'esposto sottopongono alla procura una prima valutazione sulla sussistenza del reato di disastro sanitario, con il concorso determinante delle gravi carenze organizzative del Pat, già manifestatesi nelle settimane precedenti la pandemia.

«L'associazione darà voce alle persone che hanno perso la vita durante l'emergenza Covid, attraverso la testimonianza dei loro cari» spiega il portavoce Alessandro Azzoni. Oltre alla richiesta di giustizia per quanto accaduto, l'associazione si propone di raccogliere «le testimonianze di vita di chi è morto», da «raccogliere in un Muro della Memoria»: un'opera definita «monumentale», accompagnata da un sito in cui ogni vittima avrà il proprio spazio.

L'esposto che l'associazione ha fatto in procura offre un'articolata riflessione sulla portata in sede penale dei fatti accaduti, e ipotizza la sussistenza di ulteriori gravi delitti rispetto a quelli attualmente al vaglio degli inquirenti. In particolare ipotizzano il reato di disastro sanitario, a causa delle carenze organizzative al Pio Albergo Trivulzio. Inoltre, con riferimento ai ritardi e ai divieti nella distribuzione e nell'utilizzo di dispositivi di protezione individuale, l'associazione chiede agli inquirenti di valutare la configurabilità del delitto di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e di valutare la sussistenza di profili di responsabilità sia all'interno sia all'esterno della struttura: una chiamata di correità che potrebbe arrivare fino ai vertici della Regione.

«L'anomalo numero di decessi verificatisi al Trivulzio nel corso dell'emergenza sanitaria - sostengono i firmatari - rappresenta il punto più basso di una lunga catena di condotte umane attribuibili a chi, forse per finalità di efficienza economica, non solo non si è attivato tempestivamente per impedire l'ingresso del virus all'interno della più grande Rsa d'Italia, ma, una volta verificatisi i primi casi sospetti, poco o nulla ha fatto per impedire il contagio si diffondesse in modo esponenziale nella struttura, falcidiando le vite di chi, per ragioni di età e di salute, era più vulnerabile». L'associazione è assistita nella sua battaglia giudiziaria dallo studio legale Lsm&Associati e dall'avvocato Marco Petrassi, dello studio legale Sza.

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