Ponte di Ferro, choc nel rione degli artisti: «Troppi anni di incuria»

Ponte di Ferro, choc nel rione degli artisti: «Troppi anni di incuria»
Ponte di Ferro, choc nel rione degli artisti: «Troppi anni di incuria»
di Laura Larcan
Lunedì 4 Ottobre 2021, 11:00
4 Minuti di Lettura

Un senso profondo di amarezza, che sfocia nella rabbia. Le voci la trattengono a stento. Parlano di «immagini choc», di «ferita profonda», di «dolore», «di aria irrespirabile», di «puzza acida di bruciato». Un De profundis collettivo. Sono i tanti cineasti, attori e registi, personaggi legati al Ponte dell'Industria («preferisco chiamarlo ponte di ferro», ripetono come un mantra), monumento ottocentesco sull'Ostiense, figlio della Roma Capitale, di un Risorgimento industriale e scalpitante, aggredito dal fuoco sabato notte, e danneggiato dal crollo parziale della struttura laterale. «Sono state ore di ansia, di un'angoscia quasi emotiva, tutto quel fuoco che sembrava divorarlo, era impressionante. La luce andata via per il black out, l'odore forte di bruciato nell'aria», racconta l'attore Filippo Nigro, il Cinaglia della serie cult Suburra. 

Lo conosce bene quel ponte di ferro.

Sono anni che abita in questo quartiere segnato dallo skyline delle arcate in ferro e ghisa del ponte dolorante e dal Gazometro. Cittadino dell'Ostiense. Casa e lavoro, per Nigro, visto che la zona è spesso set naturale per film e serie televisive. 

Tante le scene girate non lontano dal ponte. A partire da Le Fate Ignoranti di Ferzan Ozpetek. «Fa rabbia. Io abito a dieci metri da lì, ci passo sempre con la bicicletta. Le condizioni dell'area del ponte sono sotto gli occhi di tutti, e non vorrei scadere nella facile retorica, perché Roma la voglio difendere sempre, anche quando attraversa periodi storici in cui è difficile difenderla, ma il degrado è talmente evidente...È così da tempo, e si è acuito negli anni». Sabato notte l'allarme gliel'ha dato il figlio, fuori con un amico, con una telefonata: «Papà, il nostro ponte va a fuoco, un inferno», ricorda Nigro. Incredulità totale. Ieri mattina, ha preso la sua bicicletta ed è corso a vedere con i propri occhi. Insieme a tanti residenti. «Di fronte a quello spettacolo, mille pensieri. Può essere questo il simbolo di Roma?», commenta. 

Non poteva che essere addolorato lo stesso regista Ferzan Ozpetek, che proprio qui abita da anni, e sempre qui è tornato a girare la serie tratta dal suo capolavoro Le Fate Ignoranti. «Che dolore! Era molto trascurato da tempo. Spesso ci passavo a piedi e lo sentivo non sicuro. Mi mancherà tanto tanto. Ci mancherà». Cuore di una Roma moderna, costruito nel 1862 per collegare la ferrovia di Civitavecchia alla stazione di Roma Termini, il Ponte di Ferro rappresenta un monumento icona di questo quadrante romano, collegando strategicamente l'Ostiense alla Portuense, da via del Porto Fluviale a via Pacinotti. 

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Da romano e sempre sensibile alle sorti della sua città e del suo patrimonio storico, Alessandro Gassmann commenta: «L'unica cosa che posso dire è che chi conosce Roma, perde ricordi belli. Peraltro il ponte si appoggia sul Lungotevere Vittorio Gassman. Spero possa essere rimesso a posto da chi avrà l'incarico di governare questa città». 

Il regista Daniele Luchetti conosce bene la zona: «Standoci sotto ti rendi conto davvero di cos'è questo monumento e della realtà che lo circonda. Io ci passo spesso in bicicletta con mio figlio - spiega l'autore di Lacci e Mio fratello è figlio unico - Ti accorgi di una parte della città che è ritagliabile, priva di collegamenti. Brandelli di una Roma industriale che si rischiano di perdere. Mi piacerebbe che si approfittasse di questo momento tragico per ripensare a questa Roma sepolta, che non deve essere vista come un'architettura a perdere, ma un valore storico aggiunto da collegare al tessuto della città». 

Parla di «immagini terribili», l'attrice Claudia Gerini. «Per chi conosce Roma e vive a Roma l'immagine del ponte avvolto dalle fiamme è stato un duro colpo. Quel luogo rappresenta un pezzo importante del paesaggio romano. E vedere quel crollo nel Tevere ha fatto davvero effetto. Sembra quasi simbolico. In una città, in un paese, dove i ponti non dovrebbero crollare». Sospira, la Gerini. «Guardi, proprio ieri sono andata a visitare il Colosseo - continua l'attrice - un luogo che restituisce al pubblico la netta percezione di come i padri antichi di questa città abbiano costruito all'insegna della magnificenza, di come siano stati maestri nel creare monumenti complessi perché durassero. Ecco, io mi auguro che questi fatti terribili possano scrollare le coscienze di coloro che dovranno amministrare questa città, che deve restare magnifica e deve conservare il suo patrimonio». 

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