Poste italiane, multa da 5 milioni, l'Antitrust: «Pubblicità ingannevole sulle raccomandate». La replica: «Accusa non fondata»

Poste italiane, multa da 5 milioni, l'Antitrust: «Pubblicità ingannevole sulle raccomandate»
Poste italiane, multa da 5 milioni, l'Antitrust: «Pubblicità ingannevole sulle raccomandate»
Martedì 15 Settembre 2020, 08:36 - Ultimo agg. 16 Settembre, 07:02
3 Minuti di Lettura

Multa da 5 milioni di euro per Poste italiane. L'Antitrust ha inflitto a Poste Italiane una sanzione che equivale al massimo consentito dalla legge anche se non deterrente in rapporto al fatturato del gruppo pari nel 2019 a 3,492 miliardi di euro, «per aver adottato una pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo, consistente nella promozione, risultata ingannevole, di caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di Ritiro Digitale delle raccomandate».
 

Maximulta alle Poste

Antitrust avvia istruttoria contro Poste Italiane per raccomandate non consegnate
Poste risponde all'Antitrust: «Stupiti, noi corretti sulle raccomandate»

Lo comunica l'Autorità in una nota. Per il Garante il comportamento di Poste provoca danni non solo ai consumatori, ma anche al sistema giustizia del Paese. 

 
Video


La replica

In merito alla sanzione irrogata dall'AGCM, per una "presunta violazione del Codice del Consumo, per aver adottato una politica commerciale scorretta per il servizio di recapito delle raccomandate", Poste Italiane respinge gli addebiti contenuti nel documento e ribadisce, con fermezza, che le proprie condotte commerciali sono improntate a principi di correttezza e trasparenza per la piena tutela dei clienti, dei consumatori e del sistema Paese.

E' priva di qualsiasi fondamento l'ipotesi secondo la quale l'azienda avrebbe posto in essere azioni che ingannino i clienti in merito alle caratteristiche del prodotto raccomandata.

Lascia anzitutto esterrefatti il riferimento contenuto nel provvedimento ai servizi di notificazione a mezzo Posta e all'asserito grave danno che Poste avrebbe arrecato al sistema giustizia del Paese. Si tratta di un servizio e di condotte che mai sono state oggetto della procedura istruttoria e che solo oggi emergono dalla comunicazione dell'Antitrust. Peraltro, come dovrebbe essere noto, trattasi di un servizio del tutto differente dalle raccomandate, rigorosamente disciplinato dal legislatore e in merito al quale, da decenni, Poste Italiane garantisce il corretto funzionamento del Sistema Giustizia su tutto il territorio nazionale.

Quanto alle raccomandate, nel 2019, sono state consegnati oltre 120 milioni di pezzi, ricevendo, nel medesimo periodo, meno di 1000 reclami relativi agli avvisi di giacenza, pari allo 0,00008% del totale delle raccomandate regolarmente gestite. Come ampiamente evidenziato nel corso del procedimento, si tratta di una dimensione del fenomeno del tutto fisiologica rispetto ai volumi complessivi del servizio erogato; peraltro, Poste rivendica che l'assenza di condotte anomale, nel servizio di recapito delle raccomandate, è stata ripetutamente e formalmente confermata, da ultimo anche nel corso del procedimento, dall'Autorità di regolamentazione preposta al controllo delle attività postali (AGCom).

Poste Italiane respinge totalmente l'accusa di non aver attivato misure di monitoraggio, controllo e correzione di eventuali anomalie. Già dall'aprile del 2019 sono state introdotte ulteriori azioni massive di controllo mai utilizzate prima ed ulteriormente rafforzate nel corso del procedimento così come rappresentato all'Autorità.

Infine, Poste Italiane rivendica con orgoglio, l'attività svolta nel pieno dell'emergenza sanitaria dai propri dipendenti, che hanno prestato servizio in ogni zona del Paese e in ogni condizione senza mai interrompere un'attività essenziale per la vita dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione, seguendo scupolosamente l'evoluzione della normativa emergenziale adottata dal legislatore.

Poste Italiane tutelerà, con fiducia nel sistema giudiziario italiano, la propria immagine e reputazione, i propri diritti e la correttezza delle proprie condotte presentando ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA