Preso il ragazzo con l'estintore
«Pentito, ma non black bloc»

Fabrizio Filippi subito dopo aver lanciato un estintore
Fabrizio Filippi subito dopo aver lanciato un estintore
di Luca Lippera
Mercoledì 19 Ottobre 2011, 09:40 - Ultimo agg. 16 Novembre, 23:22
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ROMA Non farebbe male a una mosca, giurano i genitori. un romantico, rivelano le amiche. Studia tanto, si stupisce una zia. Eppure la foto lui che si protende a torso nudo, la rabbia in corpo, le fiamme sullo sfondo l’hanno vista in mezzo mondo e parla da sè. Fabrizio Filippi, 23 anni, il ragazzo dell’estintore, uno (solamente uno) dei protagonisti degli scontri di sabato a San Giovanni, fermato dalla Digos nella notte tra lunedì e ieri, deve veramente nascondere più volti e viene da chiedersi se lui stesso li conosca tutti. Bravo ragazzo a casa, teppista in un corteo, e di nuovo angelico al momento dell’arresto. «Non sono un black bloc ha ripetuto al papà mentre gli agenti lo portavano via Sono pentito. Forse mi sono fatto trascinare». Dove il «forse» dice più di tutto il resto.



Fabrizio Filippi, detto «Er Pelliccia» per via dei capelli, studente di Psicologia alla «Marconi», un’università privata di Roma, è residente con i genitori a Bassano Romano, provincia di Viterbo. Il papà lavora nella segreteria della scuola elementare del paese, la mamma è una dipendente della sede di Viterbo del Ministero delle Finanze. La polizia è andata a prenderlo lunedì sera dopo aver esaminato per ore tutte le immagini che lo riguardavano. Il ragazzo, senza precedenti, era stato segnalato circa tre d’anni fa dopo un incidente stradale perché era risultato positivo al test anti-droga. Gli fu ritirata la patente. La fotocopia del documento, rimasta negli archivi, è stata decisiva al riconoscimento. Ma c’era anche, in più, un «segno particolare»: un tatuaggio sul fianco destro con la frase di un poeta inglese: «Anche se la vita non è bella, vale la pena di essere vissuta». Uno dei video girati in piazza San Giovanni la lasciavano intravedere.

Il giovane, ora in carcere a Regina Coeli con l’accusa di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale, non era stato mai fermato per episodi di estremismo. Non una macchia che sia una. Il fratello maggiore, Giuseppe, 30 anni, ricercatore di Meteorologia, è stato candidato per Sinistra e Libertà (Sel) alle ultime amministrative di Bassano Romano. Il più giovane Fabrizio, al contrario, non sembrava attratto più di tanto dalla politica. Eppure gli uomini della Digos, la sezione della Questura che si occupa di reati a sfondo politico, guidati dal Lamberto Giannini, non sembrano essersi mossi a caso. Fin dalle prime ore successive alla manifestazione di sabato, si era parlato di un «consistente gruppo di black bloc proveniente dal viterbese». Qualche informatore, evidentemente, portava anche a Bassano, un paesino (cinquemila abitanti) cinquanta chilometri a nord di Roma.



La foto di Filippi che lancia un estintore una riedizione, forse non casuale, del gesto di Carlo Giuliani al G8 di Genova nel 2001 potrebbe costare cara al viterbese. Lo studente di Psicologia tra domani e dopodomani verrà interrogato in carcere dal pubblico ministero. La famiglia ha già nominato un legale e la linea sembra tracciata: il ragazzo, nonostante la furia che si coglie nell’immagine, non poteva colpire nessuno e pertanto il gesto è stato solo simbolico. Ma la polizia avrebbe diversi testimoni pronti a raccontare i movimenti del giovane prima e dopo l’attimo immortalato dai fotografi. Filippi, stando alle accuse, avrebbe partecipato attivamente a tutte le varie fasi degli scontri con le forze dell’ordine: sassate, colpi di bastone, mazzate alle vetrine, insulti, sberleffi. Il reato contestato è, appunto, resistenza pluriaggravata. Secondo il codice penale, da tre a quindici anni di carcere, anche se la pena più grave non è stata mai applicata.



Filippi è stato iscritto per un paio d’anni all’università della Tuscia a Viterbo.
Poi il trasferimento a Roma per recuperare, secondo la madre, «un po’ di tempo perso». Ma le prime frequentazioni con l’estremismo anarchico e nichilista risalirebbero, secondo la polizia, proprio alla prima fase degli studi. Il ragazzo, una volta nelal Capitale, avrebbe «intessuto nuovi rapporti sempre nell’alveo della contestazione più accesa e intransigente». A casa, però, neppure un indizio. La solita, apparente, indolenza e i riccioli biondi sempre mossi e vagamente disordinati. Gli stessi che si vedono, al di là delle fiamme, nella foto qui accanto, dove Fabrizio, lanciato l’estintore, mostra agli agenti le dita medie delle mani, affinché le guardie significato internazionalmente riconosciuto vadano a farsi fottere.
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