Procuratore di Roma, Il Consiglio di Stato boccia gli appelli di Prestipino e Csm

Procuratore di Roma, il Consiglio di Stato: illegittima la delibera con cui il Csm ha nominato Prestipino
Procuratore di Roma, il Consiglio di Stato: illegittima la delibera con cui il Csm ha nominato Prestipino
Martedì 11 Maggio 2021, 12:38 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 06:27
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Il Consiglio di Stato ha bocciato i ricorsi del Csm e di Michele Prestipino contro la sentenza del Tar del Lazio che aveva annullato la sua nomina a procuratore di Roma. Secondo Palazzo Spada è illegittima la delibera con cui il Csm ha nominato Prestipino, e che era stata impugnata da uno dei candidati esclusi, il Pg di Firenze Marcello Viola.

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Il Consiglio di Stato ritiene la delibera del Csm sulla nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma illegittima per due motivi.

Anzitutto, perché - spiega una nota del Consiglio di Stato - si basa su una proposta della Quinta Commissione che ritornando sulle proprie precedenti determinazioni, immotivatamente aveva escluso il pg di Frenze Marcello Viola dai candidati da proporre al Plenum per la decisione. Inoltre perché il Csm ha valutato e comparato in modo illegittimo le rispettive attitudini direttive di Prestipino Giarritta,all'epoca Procuratore aggiunto di Roma e di Viola. 

«Siamo estremamente soddisfatti della pronuncia del Consiglio di Stato che conferma la sentenza del Tar del Lazio e accerta la fondatezza del ricorso presentato da Marcello Viola». A dirlo sono gli avvocati Giuseppe Impiduglia e Girolamo Rubino che hanno seguito il ricorso presentato dal procuratore generale di Firenze Marcello Viola contro la decisione del Csm il 4 marzo dell'anno scorso di nominare Michele Prestipino procuratore capo di Roma.  «Una sentenza che sottolinea l'erroneità del giudizio del Csm dove ha ritenuto equiparabili le funzioni semidirettive e direttive e che non aveva adeguatamente valorizzato le esperienze di Viola - sottolineano i due avvocati - alla procura di generale di Firenze e alla procura di Trapani. Importante è anche il passaggio nel quale si rileva che il radicamento territoriale non può rappresentare un elemento di prevalenza nella scelta di un candidato su un altro. Ora la Quinta commissione del Csm - spiegano - dovrà rivalutare i candidati e formulare una nuova proposta al plenum tenendo conto dei paletti e dei principi affermati dal Consiglio  di Stato».

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