Don Coluccia «infame», insulti al prete anti-pusher sul muro di una scuola che aveva visitato

Il sacerdote: «Infame è chi non denuncia i boss, non chi apre gli occhi ai ragazzi»

Don Coluccia «infame», insulti al prete anti-pusher sul muro di una scuola che aveva visitato
Don Coluccia «infame», insulti al prete anti-pusher sul muro di una scuola che aveva visitato
di Emiliano Bernardini
Venerdì 10 Febbraio 2023, 00:18 - Ultimo agg. 11 Febbraio, 08:18
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«Mi ferisce e mi spiace dover dire: “ancora una volta”». È amareggiato Don Antonio Coluccia commentando l’ennesimo episodio di “violenza” nei suoi confronti. Martedì scorso davanti alla scuola media dell’Istituto Paolo Borsellino di Monte Compatri è comparsa la scritta «Prete infame».

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Don Coluccia «infame»

Una scritta fatta con una bomboletta spray di color azzurro su un muretto della scuola a cui il prete eroe aveva fatto visita per parlare di legalità e delle sue esperienze nelle periferie romane dove per anni ha usato il Vangelo come “arma” contro la droga e la criminalità. «Da prete prego per lui.

Mi spiace per quella mano che si è lasciata condurre da qualcuno. Ecco chi ha fatto questa scritta si è nascosto, non ha avuto il coraggio di dirlo alla luce del sole. Io dico che infame è colui che sa ma non parla. Chi conosce dove abita il boss e non lo dice, chi non denuncia gli spacciatori. Ecco questi sono gli infami. Non chi apre gli occhi ai ragazzi. Non chi ai giovani propone una vita diversa. Come diceva Martin Luter King “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti”. È proprio il silenzio che porta consenso ai criminali» dice con fervore Don Coluccia che poi aggiunge: «So quello che faccio e proprio per questo ho paura. Io sono un uomo, un prete che si attacca alla preghiera non sono certo Mazinga Z». 


L’INCONTRO
“Prete infame”. Un messaggio chiaro quello comparso la notte scorsa a Montecompatri, riferito all’attività anti spaccio che Don Coluccia porta avanti nella Capitale da anni e che lo ha portato a vivere sotto scorta. Messaggio durato poco tempo, poi rimosso in seguito all’intervento del comune alle porte di Roma. Un’esperienza forte che gli è costata minacce e una vita sotto scorta. Proprio la presenza di macchine e uomini della polizia di Stato durante la visita nella vicina palestra dell’istituto comprensivo Paolo Borsellino, probabilmente, ha scatenato la reazione di qualcuno che ha pensato d’imbrattare con quella scritta offensiva un muretto che si trova a qualche decina di metri. Il prete eroe era stato invitato a parlare martedì scorso dall’istituto comprensivo Paolo Borsellino, nell’ambito della Settimana dell’autogestione creativa, durante la quale gli studenti propongono temi e materie che vorrebbero approfondire. Durante l’incontro ha dialogato con gli studenti in modo moderno, portando con sé un pallone da calcio e la Costituzione Italiana per spiegare che la criminalità può essere combattuta e vinta. 


LE REAZIONI
«Questi atteggiamenti non vanno minimizzati – commenta il sindaco di Monte Compatri, Francesco Ferri – Appena ci hanno segnalato la presenza di queste scritte, ci siamo attivati per cancellarle. L’amministrazione comunale fa della legalità e del rispetto di questi principi il centro del suo progetto di governo e anche gesti simbolici come questo lo testimoniano». Ha espresso il suo disappunto anche la dirigente scolastica Loredana Di Tommaso: «Esprimiamo il nostro forte dissenso rispetto a questo gesto vigliacco. Appena saputo della scritta mi è venuto in mente di coinvolgere i ragazzi della scuola media e la professoressa di educazione civica nelle operazioni di pulizia. Ringrazio anche il comune per essersi subito attivato, dimostrando grande sensibilità. Quanto accaduto ci conferma che la medicina sta dando i suoi risultati e questo genere di iniziative sono più che mai indispensabili». 

 

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