Privatizzazione Ferrovie, vertici e proprietà dei binari. I nodi da sciogliere

Privatizzazione Ferrovie, vertici e proprietà dei binari. I nodi da sciogliere
di Andrea Bassi
Lunedì 23 Novembre 2015, 15:52 - Ultimo agg. 11:57
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Dopo le Poste è il turno delle Ferrovie. La società dei treni andrà in Borsa. Sul mercato finirà, al massimo, il 40% del capitale, che sarà venduto tramite un'offerta iniziale d'acquisto destinata ad un azionariato diffuso. Una quota del capitale sarà destinata ai dipendenti delle Fs. Non tutto il gruppo, però, sarà aperto ai privati. La rete dei binari resterà pubblica.



Il governo ha messo questa mattina il primo tassello dell'operazione di privatizzazione. Il consiglio dei ministri ha approvato il Dpcm che detta le direttive dell'operazione. I meccanismi concreti con i quali la privatizzazione sarà portata a termine, saranno decisi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.



A spiegare le linee generali del piano del governo, è stato il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, che non si è sbilanciato molto sui dettagli, ma ha dato alcune importanti indicazioni. Ha spiegato, per esempio, che non è ancora stabilito se sarà ceduta solo una quota della holding delle Ferrovie o anche un pacchetto azionario della rete. Ciò che conta, stando alle rassicurazioni del ministro, è che l'infrastruttura rimarrà saldamente sotto il controllo pubblico.



Questo potrebbe essere fatto anche semplicemente rafforzando la governance di Rfi, la società di Ferrovie che controlla la rete, rendendola indipendente pur lasciandola nel perimetro del gruppo. Non ha caso Delrio ha parlato di un "rafforzamento dell'indipendenza del gestore".



Avviato il processo di privatizzazione, ora dovrà essere sciolto un altro nodo: quello dei vertici delle Ferrovie. Il presidente Marcello Messori e l'amministratore delegato Michele Elia, si sono spaccati fin dall'inizio del loro mandato sulle modalità di privatizzazione della società. La soluzione che starebbe maturando nel governo, sarebbe quella di un compromesso tra le due ipotesi, quella dello spezzatino cara a Messori, e quella dell'unitarietà del gruppo spinta invece da Elia.



Mercoledì scorso, tuttavia, Matteo Renzi ha convocato sia il presidente che l'amministratore delegato a Palazzo Chigi per un chiarimento definitivo. A questo punto il governo vorrebbe che a portare le Ferrovie in Borsa fosse un nuovo management. Giovedì prossimo ci sarà un cda della società, nella quale si potrebbe arrivare ad un redde rationem. Le ipotesi sul tappeto sono due. La prima, così come è già avvenuto per la Cassa Depositi e Prestiti, è che Elia e Messori si dimettano. In caso contrario il Tesoro potrebbe chiedere ai suoi consiglieri di fare un passo indietro di fatto azzerando il board.
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