Processi lenti, in gioco i fondi del Pnrr: per una sentenza 1.167 giorni (la media Ue è 121)

Impegno con l’Europa a ridurre i tempi del 25% nel penale e del 40% per il civile

Processi lenti, in gioco i fondi del Pnrr: per una sentenza 1.167 giorni (la media Ue è 121)
Processi lenti, in gioco i fondi del Pnrr: per una sentenza 1.167 giorni (la media Ue è 121)
di Valentina Errante
Mercoledì 25 Gennaio 2023, 00:05 - Ultimo agg. 12:42
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La lentezza innanzi tutto. Poi i vuoti di organico, che della lentezza sono anche causa, e il nodo della prescrizione. I problemi che affliggono la giustizia sono sempre gli stessi. Ma nel report, diffuso dalla commissione europea per l’Efficienza della Giustizia (Cepej) lo scorso luglio, il nodo dei tempi è il primo da sciogliere. 

Per ciascun grado di giudizio, è stato individuato un indicatore relativo al tempo medio di definizione dei procedimenti, preso come riferimento dalla Commissione per i fondi del Pnrr.

Sul penale, l’Italia si è impegnata a ridurre entro il 2026 del 25% i tempi in ciascuno dei tre gradi di giudizio. 

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I NUMERI

Un dato parla chiaro: l’Italia è al primo posto, nel Consiglio d’Europa, per numero di condanne della Corte europea dei diritti dell’Uomo per irragionevole durata dei processi (1.230 dal 1959). Sempre nostro è il primato per la durata media del processo penale in appello: 1.167 giorni (tre anni e due mesi), contro una media europea di 121 giorni (quattro mesi). Ossia dieci volte di più. Un processo di primo grado dura invece mediamente 498 giorni (tre volte più della media europea, che è di 149 giorni). I dati migliorano in Cassazione: 237 giorni contro i 120 medi degli altri paesi Ue.

LE RIFORME

Nel 2019 la riforma Bonafede aveva tentato di ridurre l’incidenza della prescrizione dei reati che in appello aveva raggiunto il 25%. Ma il blocco della prescrizione con la sentenza di primo grado, provocava inevitabilmente un ulteriore allungamento dei tempi nei successivi gradi di giudizio. Da qui l’intervento del governo Draghi, nel nuovo contesto del Pnrr che richiede al contrario una drastica riduzione. Per questo è stata introdotta la previsione dell’improcedibilità per superamento di termini di durata massima di quei giudizi, individuata in due anni, per l’appello, e in un anno per la Cassazione (a meno che non ci sia la previsione di un sistema di eccezioni, di proroghe e sospensioni dei termini). Ma la nuova norma scarica la responsabilità sui giudici di appello o di Cassazione. I primi risultati dovuti all’intervento normativo possono già essere quantificati. Perché nel primo semestre del 2022, i tempi sono diminuiti. Con percentuali che raggiungono circa il 15% in appello e in Cassazione. Anche grazie all’assunzione di migliaia di giovani addetti all’ufficio per il processo, entrati in organico con fondi Pnrr. 

GLI ORGANICI

La provocazione era arrivata qualche mese fa dal Tribunale di Roma, che aveva annunciato l’intenzione di sospendere per sei mesi le udienze collegiali per protestare contro i vuoti di organico. E proprio i numeri sono un altro nodo da sciogliere In base ai dati forniti lo scorso anno dal Csm, mancano all’appello circa 1.617 magistrati, su una pianta organica di 10.558, in pratica oltre il 15% in meno. Una situazione che, ovviamente incide anche sulla definizione dei procedimenti. 

LE ASSUNZIONI

Il piano legato al Pnrr prevede l’assunzione di oltre 16mila funzionari (8mila già entrati in servizio) e concorsi per 5.400 tecnici statistici e informatici, che si occuperanno della digitalizzazione dei faldoni per accelerare lo smaltimento dell’arretrato. Ma attualmente le toghe, per le quali l’entrata in servizio dopo il superamento del concorso prevede diciotto mesi di tirocinio, continuano a misurarsi con enormi arretrati. 

LE PENDENZE

Nel penale, all’inizio dello scorso anno, la pendenza complessiva ammontava a oltre due milioni e 540mila processi (con una variazione del 3,8% in meno rispetto all’anno precedente). Nel civile, sono stati definiti 9,8% di processi in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre le nuove iscrizioni di cause sono cresciute solo dell’1,9%, così i numeri si sono ridotti, con 3 milioni e 100 procedimenti pendenti, rispetto agli oltre 5milioni dell’anno precedente. Resta tuttavia una concentrazione di cause civili, circa 110mila, in attesa in Cassazione.

GLI OBIETTIVI

Gli obiettivi fissati infatti dalla Commissione Europea per il 2026 sono chiari e impongono la riduzione complessiva per i tre gradi di giudizio: il 40% in meno nel settore civile; 25% in quello penale; l’abbattimento del 90% dell’arretrato. Le assunzioni e l’introduzione dell’Ufficio del processo dovrebbero consentire di vincere la corsa contro il tempo.

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