Processo ai Casalesi, parla il "manager" con la terza media: «Non volevo, ma mi picchiavano»

Processo ai Casalesi, parla il "manager" con la terza media: «Non volevo, ma mi picchiavano»
di Gianluca Amadori
Mercoledì 15 Luglio 2020, 12:45 - Ultimo agg. 23:38
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VENEZIA - È in possesso semplicemente del diploma di terza media, ma si ritrovò ad essere amministratore di Enjoy srl, una delle ditte di costruzioni di proprietà del presunto boss della camorra di Eraclea, Luciano Donadio, che lo utilizzava come testa di legno per continuare a gestire la società senza figurare personalmente. Il trentatreenne napoletano Valentino Piezzo è comparso ieri pomeriggio di fronte al Tribunale di Venezia per illustrare il suo ruolo in quella che, secondo la Procura di Venezia, era una vera e propria organizzazione criminale affiliata ai casalesi. Piezzo è accusato di concorso in associazione per delinquere di stampo mafioso e ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato nel processo parallelo, celebrato di fronte al gup Michela Rizzi. Ieri è stato citato nell'aula bunker di Mestre a deporre in qualità di testimone, nel corso del dibattimento pubblico a carico di Donadio e di altre 44 persone, chiamato a rispondere di una lunga serie di reati. Incalzato dalle domande del pm Federica Baccaglini, Piezzo ha risposto quasi sempre a monosillabi, raccontando di essere stato in balia di Donadio, il quale lo avrebbe costretto con metodi minacciosi a seguirlo dal notaio per sottoscrivere la documentazione necessaria a diventare amministratore di una società di cui non sapeva nulla: «Mi minacciò di rendermi la vita impossibile se non lo avessi fatto... non ero in grado di fare l'amministratore». Ma non solo, il trentatreenne ha riferito che Donadio lo picchiava in continuazione: «Per qualsiasi sciocchezza - ha raccontato al Tribunale - Quando era nervoso io ero il suo sfogo...»
«NESSUNA ASSOCIAZIONE»
Piezzo è rimasto ad Eraclea per 4 anni, lavorando al Punto Snai, il centro scommesse di Eraclea di cui era titolare il figlio di Luciano Donadio, Adriano, anche lui imputato al processo. Per conto di Donadio talvolta si recava in banca per sbrigare pratiche inerenti la Enjoy, ma era il boss a dirgli cosa fare, oppure in banca venivano preavvisati dal boss e quando arrivava sapevano già cosa c'era da fare, ha riferito Piezzo, più volte richiamato dal presiedente Stefano Manduzio a rispondere il maniera completa ed esaustiva alle domande.
I difesensori di Donadio, gli avvocati Renato Alberini e Giovanni Gentilini, hanno cercato di evidenziare reticenze e contraddizioni nel suo racconto, sottolineando come, dopo aver lasciato Eraclea per rientrare a Napoli, si mise a lavorare proprio con uno degli uomini di Donadio, Antonio Puoti, che ugualmente lo aveva trattato in modo violento. «L'ho fatto perché mi aveva chiesto scusa», ha replicato Piezzo, senza spiegare, però, perché successivamente scappò assieme alla fidanzata di quest'ultimo. Rispondendo ad una domanda della difesa non ha avuto esitazioni: «Ad Eraclea non è mai esistita un'associazione».
ESPERTI DI DIALETTO
In mattinata il processo ha vissuto un acceso scontro tra avvocati e rappresentanti dell'accusa attorno all'indicazione di quali intercettazioni ambientali e telefoniche dovranno essere trascritte, tra le oltre 220 mila conversazioni registrate, molte delle quali riguardano fatti privati, che poco c'entrano con l'inchiesta. La difesa ha insistito per ottenere un dvd contenente tutte le intercettazioni; il pm Roberto Terzo ha replicato che non è possibile, per rispetto della privacy, e che gli avvocati possono venire ad ascoltarle in Procura. Il Tribunale si è riservato di decidere nei prossimi giorni anche su un'eccezione di inutilizzabilità di moltissime intercettazioni, in mancanza di un provvedimento di proroga che, secondo l'avvocatessa Stefania Pattarello, impedisce di poterne tenere conto. Se accolta l'istanza, farebbe cadere parte delle prove. L'avvocato Antonio Forza ha quindi chiesto al Tribunale di nominare, tra i periti incaricati di trascrivere le intercettazioni indicate da accusa e difesa, una persona esperta nel dialetto di Casal di Principe: un vero e proprio traduttore, in grado di interpretare al meglio il gergo utilizzato, che costituisce una variante del napoletano, con particolari caratteristiche «fonetiche, morfologiche e sintattiche».
Il processo prosegue tra oggi e giovedì con l'audizione di altri imputati di reato connesso, tra cui Girolamo Arena, che ha iniziato a collaborare con gli inquirenti. Lunedì sarà la volta di Puoti, che per motivi di salute non comparirà in aula e sarà ascoltato a distanza. Particolarmente attesa, martedì prossimo, la deposizione di Christian Sgnaolin, l'imprenditore di San Donà, residente ad Eraclea, che è stato uno dei più fedeli collaboratori di Luciano Donadio e ha scelto di essere processato con rito abbreviato dall'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso.
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