Procuratore generale della Cassazione, Csm diviso tra Riello e Salvato: pesa lo scontro tra le correnti dopo il caso Palamara

Procuratore generale della Cassazione, Csm diviso tra Riello e Salvato: pesa lo scontro tra le correnti dopo il caso Palamara
di Gigi Di Fiore
Venerdì 10 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 11:20
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Seguendo i tradizionali schemi delle correnti interne alla magistratura, sarebbe un testa a testa tra due candidati che sono stati in passato esponenti di rilievo di Unicost e ora ne hanno preso le distanze: Luigi Salvato, procuratore generale aggiunto in Cassazione, e Luigi Riello, procuratore generale a Napoli. Sono loro a doversi giocare alla pari, almeno nei consensi ottenuti in partenza dalla commissione incarichi direttivi, la nomina del plenum del Csm al vertice della Procura generale della Cassazione. Due voti a testa in commissione, con rimescolamenti delle logiche correntizie pre ciclone Palamara. Hanno proposto Salvato con i loro voti il consigliere togato Michele Ciambellini di Unicost e il consigliere togato Alessandra Dal Moro di Area. A Riello sono andati invece i voti del consigliere togato Antonio D'Amato di Mi e del laico di Forza Italia, Alessio Tanzi. Due invece gli astenuti che, per una nomina così importante, fanno capire quanta incertezza ci sia sull'esito finale nella seduta del plenum fissata per il 23 giugno: il togato ex Mi Sebastiano Ardita e il laico indicato dal M5s, Fulvio Gigliotti.

Non si può dire che la nomina del procuratore generale della Casaszione, uno degli incarichi direttivi di vertice dell'intera magistratura, sia agevole. Tre anni fa, c'erano i giorni contati e il Csm scelse Giovanni Salvi, allora procuratore generale a Roma, che il 9 luglio prossimo andrà in pensione.

Anche allora, Riello si candidò. E anche allora Unicost, di cui è stato anche segretario nazionale, non lo votò preferendo dare nella seduta del plenum tre voti a Marcello Matera, altro riferimento storico della corrente di centro nella magistratura ai tempi di Umberto Marconi. Su 25 voti, solo 12 andarono a Salvi e 4 a Riello, che poi erano i tre di Mi più quello del consigliere laico, avvocato napoletano, Michele Cerabona. Colpirono le astensioni, ben cinque, ma inquadrabili nel momentaneo sbandamento di una delle più tormentate consiliature del Csm, allora fresco di dimissioni e indiscrezioni sulle intercettazioni di Palamara.

Tre anni dopo, Riello ci riprova e ha come suo concorrente l'attuale vice di Salvi alla Procura generale della Cassazione, in precedenza anche avvocato generale sempre in Cassazione. Una continuità di lavoro nello stesso ufficio, che potrebbe giocare a suo favore. Ma su di lui, negli ultimi giorni, sono circolate alcune chat, ricordate il 31 maggio nel corso di un dibattito nel plenum, dal consigliere togato Nino Di Matteo. Chat del 2017 e 2018, tra Luca Palamara e Donatella Ferranti, magistrato e per dieci anni parlamentare Pd, in cui si dava atto a Palamara di aver contribuito a far nominare in Cassazione alcuni magistrati, tra cui Salvato. Vicende che non hanno influenzato le proposte della commissione direttivi, che a fine maggio aveva anche convocato per le audizioni i candidati al vertice della Procura generale. C'era anche il procuratore generale di Roma, Antonio Mura, terzo candidato, che non ha ottenuto voti.

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Giochi ancora aperti, per la seduta fissata tra due settimane con la presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, presidente di diritto del Csm. Anche se sulla carta Salvato sembra poter contare di più voti anche se di poco, Riello può sperare nei consensi degli indecisi tra togati e laici, in un periodo in cui sembrano meno rigide le logiche correntizie, almeno per le nomine più delicate. E va considerato che sia Riello, anche dopo la delusione di tre anni fa, sia Salvato si sono distaccati da Unicost. Pretore in Calabria, poi giudice del Tribunale di Napoli e consigliere di corte d'appello sempre nel capoluogo partenopeo, Riello è stato anche consigliere del Csm. Poi sostituto Pg in Cassazione e procuratore generale a Napoli. Limpido il suo percorso professionale, senza sbavature né eccessi. Sulla carta, Salvato avrebbe nel plenum i voti di Unicost e di Area arrivando a 7-8 consensi. Sempre sulla carta, Riello conterebbe 6 voti unendo, ai togati di Mi, i laici di Forza Italia. Gli indecisi e gli altri laici, insieme con i vertici della Cassazione, faranno la differenza. Come sempre, in una materia discrezionale le preferenze trovano motivazioni tecniche diverse come, per Salvati, la maggiore esperienza nelle funzioni direttive di Cassazione. Criterio, però, che non venne preso in considerazione per la nomina di Salvi tre anni fa, quando uno dei tre concorrenti era Marcello Matera che, in quel momento, vantava, a differenza del procuratore generale di Roma, una esperienza di avvocato generale della Cassazione. Materia interpretabile e assai flessibile. 

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