Prostituzione, scelta mai davvero libera: e la Consulta salva la legge Merlin

Prostituzione, scelta mai davvero libera: e la Consulta salva la legge Merlin
Sabato 8 Giugno 2019, 08:16 - Ultimo agg. 10:28
3 Minuti di Lettura
Le case chiuse non esistono più da sessant'anni, chi fa del sesso un lavoro si chiama escort e lo scenario è spesso quello degli alberghi di lusso. L'atmosfera insomma è cambiata, ma la sostanza resta sempre la stessa: prostituirsi non è mai una scelta totalmente libera, afferma la Corte costituzionale. Anche nell'attuale momento storico, e al di là dei casi di «prostituzione forzata», la scelta di «vendere sesso» è quasi sempre determinata da fattori - economici, ma anche affettivi, familiari e sociali - che limitano e condizionano la libertà di autodeterminazione dell'individuo.

A mettere paletti precisi in tema di prostituzione è la Consulta, nelle motivazioni in cui spiega perché a marzo è stata dichiarata infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d'appello di Bari sulla legge Merlin, nell'ambito del processo a Giampaolo Tarantini e Massimiliano Verdoscia.
 
I legali dei due imputati, accusati di aver «organizzato, in favore dell'allora premier Silvio Berlusconi, incontri con escort», affermano che il «dato sociale della prostituzione professionale» rappresenta un elemento di «novità» tale da far dubitare di una legge approvata nel lontano 1958, ideata in un'epoca storica nella quale il fenomeno non era conosciuto e «neppure concepibile».
Oggi, sostengono i difensori, alla categoria della prostituzione «per costrizione e per necessità» si aggiunge quella «consapevole, volontaria e professionale», frutto di libera scelta del soggetto che decide di vendere «il proprio corpo e le proprie abilità sessuali per denaro». Per lo più, si tratta di una prostituzione «di lusso» o agiata, esercitata nel chiuso «di private e talora sontuose dimore», proprie o del cliente, il quale versa un corrispettivo molto elevato.
I giudici di Bari, facendo propria l'istanza degli avvocati, hanno deciso di sospendere il processo e di inviare gli atti alla Consulta per sottoporre i dubbi di legittimità, ammettendo come elemento inedito, rispetto al contesto in cui fu pensata la legge, l'esistenza di una «prostituzione per scelta, totalmente libera».
Con una conseguenza diretta: «l'intermediazione» non sarebbe punibile e le accuse nei confronti degli imputati decadrebbero. Questa impalcatura giuridica però non ha retto alla prova costituzionale. La Consulta, infatti, salva la norma voluta da Lina Merlin che decretò la fine delle case chiuse, con buona pace di parte della politica che ne chiede la riapertura.
Tra questi il senatore leghista Gianfranco Ruta, che lo scorso febbraio ha presentato un disegno di legge.
Secondo la Corte l'impianto della Merlin - che non configura la prostituzione come attività illecita, ma punisce tutte le condotte di terzi che la agevolino o la sfruttino - è in linea con la Costituzione: mira a tutelare i diritti fondamentali delle persone vulnerabili e la dignità umana dai pericoli connessi all'ingresso in un circuito dal quale sarà difficile uscire volontariamente e dai rischi per l'integrità fisica e la salute.
«DEGRADA E SVILISCE»
La numero 75 del 1958 individua nella prostituzione «una attività che degrada e svilisce l'individuo, in quanto riduce la sfera più intima della corporeità a livello di merce a disposizione del cliente». Non si può dire, per contro, violata l'invocata libertà di iniziativa economica, poiché la Carta la tutela se non compromette valori preminenti come la sicurezza, la libertà e la dignità umana. L'avvocato Ascanio Amenduni, difensore di Tarantini e Verdoscia, è indignato.
«Prevale ancora la cosiddetta politica del disgusto che ha finora bloccato tante riforme avvertite come necessarie dalla rinnovata coscienza civile. Se l'atto di prostituirsi non è mai totalmente volontario, allora vuol dire che la libertà di prostituirsi è soltanto di facciata.
Tanto varrebbe proibirla. Eppure lo Stato pretende di riscuotere l'imposta sul reddito da prostituzione, ma come può fare se si tratta di un atto mai totalmente libero?».
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA