La protonterapia è una forma di radioterapia basata su fasci di protoni, anziché di fotoni, più precisa e meno dannosa per i pazienti. Ciò è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) di Trento - Ospedale Santa Chiara, dove la piccola è ricoverata per il trattamento innovativo, possibile nel nostro paese oltre che a Trento solo a Pavia.
Questo tipo di terapia era finita sotto i riflettori in seguito alla vicenda del piccolo Ashya King, malato di tumore al cervello e protagonista di una complessa vicenda giudiziaria, portato via dei genitori dall'Inghilterra per essere trattato a Praga. Nel mondo ci sono solo 48 centri che utilizzano questa terapia: il tumore viene colpito con fasci di particelle subatomiche (protoni) prodotti da un acceleratore simile, con le debite proporzioni, a quello del Cern di Ginevra.
«La tecnica, soprattutto nei bambini, comporta meno effetti collaterali a lungo termine e risparmiare quanto più possibile i tessuti sani che non sono stati colpiti dal tumore - spiega la dottoressa Angela Mastronuzzi, neuro-oncologa pediatra del Bambino Gesù - perche' i protoni rilasciano energia direttamente nella sede del tumore. Negli Stati Uniti è usata già da molti anni per il trattamento dei pazienti pediatrici, soprattutto di quelli affetti da tumori del sistema nervoso centrale».
È importante però sottolineare che la protonterapia, da sola, non può essere risolutiva. «Il centro di Trento ha iniziato la sua attività alla fine del 2014 trattando già un buon numero di pazienti adulti con sicurezza, cosa che ci ha spinto a sviluppare l'approccio proposto dai colleghi del Bambin Gesù - dice il dottor Maurizio Amichetti, Direttore del centro di Trento - dopo un confronto che ci ha permesso di analizzare le numerose e complesse caratteristiche di un caso estremamente difficile da affrontare».
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