Quando la gloriosa Ignis Sud
spingeva il boom economico

Quando la gloriosa Ignis Sud spingeva il boom economico
di Amedeo Lepore
Lunedì 10 Giugno 2019, 07:44 - Ultimo agg. 11:43
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La storia della Whirlpool di Napoli discende direttamente da quella della gloriosa Ignis Sud, che ha dato impulso all'industria dell'oro bianco e contribuito, con questo settore strategico, al boom italiano, nella stagione più rigogliosa della nostra economia dal dopoguerra a oggi. Allora, il modello nazionale e quello del Mezzogiorno erano una cosa sola e insieme sostenevano la crescita del Paese sui mercati europei e dell'Europa sui mercati mondiali. Allora, l'Italia e il Sud diedero vita, grazie alle infrastrutture e alle autostrade, alle automobili e agli elettrodomestici, a quel poderoso processo di industrializzazione di massa, che avrebbe portato alla modernizzazione del sistema produttivo nazionale, alla nascita del Made in Italy e allo sviluppo della seconda manifattura europea, una tra le più importanti al mondo. Da quei tempi molta acqua è passata sotto i ponti, ma questo Paese troppo piccolo e lungo, colpito da crisi economica e asfissia delle classi dirigenti, è tuttora una grande potenza industriale, grazie alle sue imprese, ai suoi talenti e alle sue forze produttive. Ancora oggi, la prospettiva di una convergenza tra il Nord e il Sud del Paese e di un forte apparato industriale italiano, nel contesto della competizione globale, restano parametri di riferimento ineludibili per l'avvenire economico dell'Italia.

 

STORIA INDUSTRIALE
Nel 1949 la famiglia di industriali lombardi guidata da Guido Borghi aveva acquistato a Napoli l'azienda Smalterie De Luca, che, sotto la nuova denominazione di Smalterie Elettriche Riunite Ignis Tirreniche (SERIT), effettuava la smaltatura dei semilavorati prodotti nella sede principale di Comerio, in modo da controllare tutto il processo produttivo delle cucine e rifornire le concessionarie di vendita meridionali. Lo stabilimento sorto, in concomitanza con i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno per quell'area, nel 1956 a via Argine, poco distante dalle raffinerie e vicino all'OCREN (confluita successivamente nell'Ansaldo Trasporti), divenne in tempi brevi uno dei più importanti impianti per la produzione di lavatrici nel Mezzogiorno, dando lavoro a 800 addetti. Nel 1964, la creatura di Giovanni Borghi omologa a quella di Varese anche nelle squadre di basket, che erano un emblema di questa industria dopo aver sperimentato e promosso la produzione di frigoriferi, cucine e motori, iniziava la realizzazione in serie di due modelli innovativi di lavatrici automatiche e con la carica dell'alto, la Gran Lusso e la Spaziale, rappresentando, fino al principio degli anni Settanta, uno dei fulcri produttivi dell'area orientale della città. Nel 1974, la fabbrica, tramontata la possibilità di aprire un nuovo stabilimento a Napoli, diventava IRE-Philips e, poco tempo dopo, cominciava il suo declino, completando il percorso di definitivo affrancamento dal gruppo familiare lombardo. Queste vicende avrebbero portato l'industria di elettrodomestici a gravitare, a partire dal 1988, nella costellazione del gruppo transcontinentale di Benton Harbor, ad assumere la denominazione Indesit Company con le fabbriche casertane e, infine, proprio il nome Whirlpool, continuando a produrre negli stabilimenti italiani con il marchio Ignis. I fili da riannodare sarebbero molti, ma la storia degli ultimi anni è particolarmente significativa. In particolare, decisivo è stato l'inizio del processo di fusione tra Indesit e Whirlpool, a partire dal 2014. L'azienda statunitense ha acquisito prima oltre il 60% del capitale del gruppo Indesit di Merloni e successivamente, con un'OPA, l'intera proprietà.
CRISI INFINITA
Tuttavia, il piano di integrazione industriale presentato nel 2015 non ha dato buoni risultati, come è testimoniato dal continuo ricorso ai tavoli di crisi e dalla successione di accordi e disaccordi, fino all'ultimo grave annuncio della cessione dello stabilimento di Napoli, dichiarato non più sostenibile dall'azienda. Questo epilogo non andrebbe considerato in alcun modo scontato alla luce degli interventi realizzati e dei finanziamenti concessi dalle istituzioni pubbliche in questi anni. A Carinaro si è insediata la base logistica delle parti di ricambio dell'intera azienda, a Teverola si sta avviando un intervento innovativo per la produzione di celle al litio per accumulatori elettrici, a Napoli era prevista l'implementazione della linea delle lavatrici di alta gamma, che ora sembra prendere la strada della Polonia o delle Marche. La perdita operativa di 106 milioni di dollari e i 345 milioni di fatturato svaniti per Whirlpool Emea nel 2018 hanno contribuito a mettere in discussione gli accordi dello scorso ottobre con i sindacati per nuovi investimenti nel sito partenopeo. Ma il venir meno dell'impegno su Napoli è molto grave, anche alla luce dell'aggressività dei concorrenti di mercato turchi e coreani e della necessità di mantenere un presidio tipicamente industriale del gruppo in Campania. Sguarnire questo asset della produzione vorrebbe dire far fronte a un problema creandone un altro maggiore. Napoli, che possiede ancora una significativa base industriale, nonostante la crisi abbia prodotto disastri, e che sta diventando una delle capitali dell'innovazione tecnologica a livello internazionale, non merita questa deindustrializzazione, non la meritano i 430 lavoratori che hanno reso eccellente, altamente produttiva e di grande qualità la loro fabbrica.
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