«Il fallimento, ora, di due nuove aziende del gruppo Di Mario - osserva la guardia di finanza - ha rivelato l'esistenza di un vero e proprio 'effetto dominò». «Di Mario, già fortemente esposto col sistema bancario nazionale per centinaia di milioni di euro e gravato da un passivo fallimentare di oltre 250 milioni di euro - secondo la ricostruzione della guardia di finanza - al fine di sottrarre iniziative immobiliari di pregio dalle pretese creditorie ed incassarne 'in nerò le caparre da parte dei promissari acquirenti, ovvero accedere a nuova finanza presso la banca sanmarinese Smib, oggi in liquidazione coatta amministrativa, aveva costituito, con la compiacenza di un altro ex dirigente di Banca Tercas e di prestanomi, due società 'veicolò che, una volta adempiuti gli scopi illeciti, erano state poi progressivamente depauperate di tutte le attività di cui disponevano fino alle dichiarazioni di fallimento». Alle operazioni fraudolente, secondo l'accusa, «hanno concorso due commercialisti con studi professionali in Roma e Città di Castello (Perugia) uno dei quali rivestiva altresì la qualifica di consigliere presso la Smib dove erano radicati i rapporti finanziari delle due società fallite, risultati strumentali alle operazioni di distrazione di ingenti somme di denaro».
«I professionisti, occultando le scritture contabili delle società veicolo, hanno reso più difficile la ricostruzione dei flussi finanziari dall'Italia verso San Marino e viceversa - sottolinea la guardia di finanza - Gli approfondimenti bancari eseguiti dai finanzieri del Nucleo Valutario, anche mediante l'analisi di segnalazioni antiriciclaggio, ha consentito di individuare la distrazione di circa 3,2 milioni di euro a favore di una società sanmarinese di fatto riconducibile all'imprenditore Di Mario, nonché la distrazione di 560mila euro dai conti correnti aperti in San Marino da una delle società fallite: somme ricevute a titolo di caparre confirmatorie e/o pagamenti affitti di appartamenti siti nella capitale».
Le recenti indagini, che vedono il coinvolgimento di sette persone fisiche, hanno portato al sequestro di ville, appartamenti, terreni nelle province di Roma, Isernia, Perugia, nonché partecipazioni in società gerenti impianti sportivi e somme di denaro rinvenute sui conti correnti intestati a tre degli indagati.