Referendum, stravince il Sì
Zaia: «Con questo voto esistono solo i veneti, vogliamo i 9/10 delle tasse»

Luca Zaia durante la conferenza stampa
Luca Zaia durante la conferenza stampa
Domenica 22 Ottobre 2017, 23:52 - Ultimo agg. 23 Ottobre, 13:48
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VENEZIA - Il referendum in Veneto ha raggiunto il quorum. Alle ore 23, con i seggi chiusi, l'affluenza è stata registrata al 57.2%. Il dato più alto a Vicenza (62.7%) e il più basso a Rovigo (49.9%). Il 98.1% (2.272.970 elettori) ha votato Sì, chiedendo per il Veneto maggior autonomia dallo Stato centrale. 

Raggiante naturalmente il governatore Luca Zaia, che fino all'ultimo ha spronato i veneti ad andare a votare con un post su Facebook e con un messaggio vocale diventato virale su WhatsApp.  «Ho convocato la giunta regionale per domani mattina per il progetto di legge sull'autonomia - ha dichiarato subito dopo aver saputo i primi risultati ufficiali -. Sarà il nostro contratto da presentare al governo. Penso che con questa elezione si dimostri che non esiste il partito dell'autonomia, esistono i veneti che si esprimono a favore di questo concetto. Noi chiediamo tutte le 23 materie, e i nove decimi delle tasse». «Vincono i veneti, il senso civico dei veneti del "paroni a casa nostra" - ha aggiunto il governatore - Nell'alveo della Costituzione si possono fare le riforme. Il Veneto c'è, i veneti hanno risposto all'appello. Vince la voglia di dire che siamo padroni a casa nostra».

LA RISPOSTA DEL GOVERNO  - PRONTI ALLA TRATTATIVA MA NON SUL FISCO (LEGGI)
La polemica si è subito innescata tra Roma e il Veneto: da una parte Gianclaudio Bressa, sottosegretario per gli Affari regionali, che ha specificato che di autonomia si parlerà ma non per quanto riguarda il fisco, dall'altra Maurizio Martina, ministro dell'Agricoltura e vicesegretario del Pd, in un'intervista a Repubblica: «Zaia e Maroni potranno avviare lo stesso percorso di confronto aperto dal presidente emiliano Bonaccini», ma «le materie fiscali - e anche altre, come la sicurezza - non sono e non possono essere materia di trattativa né con il Veneto, né con la Lombardia e neanche con l'Emilia Romagna. Non lo dico io: lo dice la Costituzione, con gli articoli 116 e 117 che indicano chiaramente gli ambiti su cui ci può essere una diversa distribuzione delle competenze». Ed ecco che nella mattina dopo la festa per la vittoria del "Sì" arriva la risposta del presidente della Regione Veneto Luca Zaia,  intervenendo ai microfoni di RTL 102.5«Io ero rimasto al punto, e lo dico anche da ex ministro, che Martina si occupa dell'agricoltura e penso che il nostro interlocutore sia il Presidente del Consiglio. Non c'è alcuna volontà di cercare la rissa ma sentirci dire che con una chiamata del popolo come questa la trattativa deve essere come quella dell'Emilia-Romagna che ha chiesto solo cinque materie e a tutt'oggi non ha firmato nulla di valido giuridicamente vuol dire disconoscere il popolo veneto. Se questa è la scelta del Governo ne prendiamo atto, ma me lo dica ufficialmente il Presidente del Consiglio».

Il Presidente del Veneto ha elencato poi le prossime mosse: «oggi approviamo la piattaforma negoziale, per cui vuol dire che tratteremo su questa base direttamente con questo Governo. Il problema è che le cose vanno fatte bene, con tutta un procedura chiara e sancita dalla legge - ha chiarito - per questo ho detto che l'Emilia-Romagna non ha firmato un'intesa come prevede la legge ma una dichiarazione di intenti, così è titolata perché tale è, perciò non è vero che l'Emilia-Romagna ha fatto la trattativa». Quindi a lei il "modello" Emilia-Romagna non va bene? «Noi tifiamo per l'Emilia-Romagna affinché porti a casa tutte le competenze scritte in Costituzione, non 5 ma 23, tifiamo per loro - ha concluso -. Per quanto riguarda la richiesta è una richiesta di 23 materie e 9/10 delle tasse, esattamente quello che la Costituzione prevede». «È una bella giornata perché i veneti hanno dato una bella espressione di civiltà, di democrazia e di partecipazione: oltre due milioni e mezzo di cittadini che vanno a votare è un bel segnale», ha concluso Zaia.



I DATI PROVINCIA PER PROVINCIA 

BELLUNO:   SI 97,4%       NO 2,6%
PADOVA:      SI 98%         NO 2%
ROVIGO:      SI 98%          NO 2%
TREVISO:     SI 98,1%      NO 1,9%
VENEZIA:     SI 98%         NO  2%
VERONA:     SI 98,3          NO 1,7%
VICENZA:    SI 98,3%       NO 1,7%

LA PROVINCIA CON PIÙ "NO": BELLUNO
È Belluno con il 2,6 dei votanti la provincia che ha percentualmente mostrato il maggior numero di no al quesito referendario sull'autonomia in Veneto.  Sono stati 109.533 a votare il referendum per la Provincia di Belluno, pari al 52.25% degli elettori (non conteggiando gli Aire - residenti all'estero la percentuale sale al 66.24%). Il 98.67% ha votato Sì. Al contrario, i più convinti per il sì sono stati gli abitanti delle province di Vicenza e Verona, dove il consenso ha toccato il 98,3%.

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IMPENNATA DELL'AFFLUENZA LA SERA
Interessante il dato sull'affluenza nell'arco della giornata, che dimostra come l'affluenza sia stata particolarmente alta nelle ore serali: complessivamente alle 12 era del 21,1%, alle 19 del 50,1% e alla chiusura dei seggi alle 23 del 57,2%, peraltro in una giornata in larga parte dominata, soprattutto al pomeriggio, da forti piogge. Già alle 19 parte delle province venete aveva superato il quorum: si attestava alle 52,1% a Padova, al 51,7% a Treviso, al 55,9% a Vicenza. Sotto al quorum alle 19 erano ancora Belluno al 45%, Rovigo al 41,9%, Venezia al 47,1%, Verona al 47,2%. Nonostante l'ora tarda i veneti hanno continuato ad andare a votare e così alle 23 il quorum provinciale è stato superato a Belluno con il 51,%, sfiorato a Rovigo con il 49,9%, superato a Venezia con il 53,7% e a Verona con il 55%. A quel punto le altre province erano già bel al di sopra del 'tettò del 50% più 1: Padova che ha chiuso alle 23 con il 59,7%, Treviso con il 58,1 e Vicenza con il 62,7%.

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