Giulio Regeni, i pm: «Gli 007 egiziani hanno ammesso di averlo pedinato»

Caso Regeni, Fico «chiudere relazioni diplomatiche con l'Egitto» Pm «egiziani ammisero di averlo seguito»
Caso Regeni, Fico «chiudere relazioni diplomatiche con l'Egitto» Pm «egiziani ammisero di averlo seguito»
Venerdì 11 Dicembre 2020, 16:39 - Ultimo agg. 19:29
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Dopo la chiusura delle indagini della Procura di Roma che accusa i Servizi segreti egiziani di aver toturato e ucciso Giulio Regeni nel gennaio 2016, il presidente della Camera Fico, in un'intervista ad Al Jazeera, si dice fermo nella volontà di mantenere chiuse le relazioni diplomatiche tra Montecitorio e Parlamento egiziano. Mentre il presidente del consiglio Conte ribadisce l'impegno dell'Italia nella ricerca della verità. Intanto, sul fronte delle indagini, i pm rivelano che gli 007 del Cairo hanno ammesso di aver pedinato il ricercatore italiano.

«Come Camera dei deputati manterremo ferma la nostra azione rispetto al chiudere le relazioni diplomatiche con l'Egitto. Siamo stati senza dubbio sconcertati da quello che hanno scritto i magistrati della Procura italiana: sono delle accuse gravissime alla National securtity egiziana. Si tratta di parole assolutamente agghiaccianti: una descrizione delle torture subite da Regeni», dice il presidente della Camera Roberto Fico nell'intervista all'emittente Araba. Fico si riferisce all'interruzione dei rapporti diplomatici fra la Camera dei deputati e il Parlamento egiziano, decisa da Montecitorio nel novembre 2018, che viene dunque confermata.

«Da quello che abbiamo potuto apprendere abbiamo degli elementi che denotano un quadro probatorio o indiziario che ha una certa solidità e comunque consentirà, con tutte le verifiche e le garanzie del caso, di poter celebrare un processo italiano», spiega il presidente del consiglio Conte e prosegue: sarà un processo «interamente italiano, per assicurare la verità su una morte che, anche dagli ultimi dettagli, si è rivelata essere avvenuta con modalità efferate e particolarmente cruente e crudeli». «L'Italia ha sempre chiesto questo e sta facendo di tutto per pervenire a questo. È un momento importante: sarà un processo credibile, di rilievo internazionale, potranno partecipare anche osservatori stranieri», conclude.  

Continuano le novità sul fronte delle indagini: secondo quanto dichiarato dai pm di Roma, infatti, gli egiziani ammisero di aver seguito Giulio Regeni. «Sul piano indiziario devono essere valutate le condotte di alcuni ufficiali della National Security: all'inizio viene negata dagli stessi ogni azione nei confronti di Giulio Regeni, poi si ammette di averlo attenzionato ma solo per tre giorni, infine si ammette di averlo controllato per un periodo più lungo».

Così scrivono i pm nella richiesta di archiviazione per Mahmoud Najem, uno degli 007 che era stato indagato nell'inchiesta sull'omicidio di Giulio Regeni. Per questa posizione è stata sollecitata l'archiviazione «non essendo stati trovati elementi per sostenere l'accusa in giudizio».

 «Quanto al movente deve escludersi certamente che sia da ricondurre a ragioni sessuali, ad una rapina, ad una lite per strada o ad attività di raccolta di informazioni per conto di servizi di informazione», viene riportato nella richiesta di archiviazione per Mahmoud Najem. Il movente «trae origine in occasione delle attività di osservazione partecipata delle attività del sindacato indipendente dei rivenditori di strada il cui capo, il sindacalista Abdallah, equivocando le ragioni per cui Regeni gli parla di un bando della fondazione inglese Antipode, lo denuncia come 'spià alla National Security», si legge nel documento. Inoltre secondo i pm di Roma sarebbero stati «verosimilmente» cancellati i video della metropolitana del Cairo del giorno in cui Giulio Regeni venne prelevato da appartenenti ai servizi segreti egiziani. 

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