Renato Curcio indagato per un omicidio del ‘75, l'ultima inchiesta sulle Brigate Rosse

L’ex brigatista interrogato per il delitto del carabiniere D’Alfonso, ucciso ad Acqui

Renato Curcio indagato per un omicidio del ‘75, l'ultima inchiesta sulle Brigate Rosse
Renato Curcio indagato per un omicidio del ‘75, l'ultima inchiesta sulle Brigate Rosse
di Berardo Lupacchini e Cristiana Mangani
Sabato 25 Febbraio 2023, 00:07 - Ultimo agg. 13:28
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È tornato davanti ai magistrati Renato Curcio, l’ideologo delle Brigate Rosse, da anni fuori dal carcere e nella nuova vita da editore della cooperativa editoriale e sociale “Sensibili alle foglie”. È stato interrogato da due procure, Roma e Torino, perché indagato per il concorso in omicidio del carabiniere Giovanni D’Alfonso, 45 anni, padre di tre bambini, ucciso durante il blitz che ha portato alla liberazione di Vittorio Vallarino Gancia, il 5 giugno 1975 vicino ad Acqui Terme. È stato Curcio a pianificare il rapimento del re delle bollicine, chiedendo un miliardo di lire come riscatto per la liberazione. E lo ha fatto con la moglie Mara Cagol, che è stata uccisa durante il conflitto a fuoco con i carabinieri, e con Mario Moretti. Ma sul sequestro sono tante le ombre rimaste: a cominciare da un terrorista, il cui nome è rimasto misterioso.

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GLI ELEMENTI

L’ex brigatista è stato ascoltato dai magistrati che conducono nuove indagini dopo l’esposto presentato dal figlio della vittima, Bruno D’Alfonso, e dai suoi avvocati, Sergio Favretto e Nicola Brigida.

La decisione è arrivata dopo la pubblicazione di alcuni libri sulla vicenda, compreso quello autobiografico scritto da Curcio che si chiama “A viso aperto”, e arrivato dopo aver scontato la pena di 21 anni di carcere. Racconta lui stesso di aver deciso e organizzato il rapimento proprio con Moretti e Cagol, ma si chiama fuori dall’azione operativa. L’industriale era stato rapito alle ore 15 del 4 giugno ed è stato un rapimento lampo. Già il giorno dopo i carabinieri erano sulle tracce dei terroristi. Ma in un saggio, viene collocato sulla scena Moretti insieme con Cagol. E secondo alcuni elementi raccolti sarebbe riuscito a fuggire. A conferma di questa tesi c’è una relazione scritta sul conflitto a fuoco, trovata a casa di Curcio a Milano quando è stato arrestato il 18 gennaio 1976, insieme con Nadia Mantovani. 

Cosa accadde, quindi, il 5 giugno 1975 dopo il rapimento del re degli spumanti? L’ex capo brigatista, oggi 81enne, durante l’interrogatorio a Roma ha consegnato una memoria scritta per dirsi estraneo alla sequestro. È stato accompagnato dal suo avvocato, Vainer Burani, che segue nella stessa inchiesta altri brigatisti, sentiti anche loro ma come persone informate sui fatti: Franco Bonisoli, Attilio Casaletti e Loris Paroli.
C’è da dire che Curcio, a giugno del ‘75 era super ricercato perché evaso dal carcere grazie a un’azione guidata da Margherita Cagol. Il blitz era avvenuto nel carcere vecchio di Casale Monferrato quattro mesi prima del sequestro Gancia.

Le indagini riaperte dalla procura anti terrorismo di Torino, coordinata da Emidio Gatti, mirano comunque a far luce sull’identità del brigatista fuggito dalla cascina Spiotta dove Gancia è rimasto segregato per meno di 24 ore. L’indiziato numero 1 è Mario Moretti. È stato Enrico Fenzi, arrestato con lui nel 1981 dopo nove anni di latitanza, a parlare per la prima volta davanti alla Commissione parlamentare su Aldo Moro come del br scappato in maniera rocambolesca. «Il risentimento del nucleo storico già incarcerato e cioè Curcio, Franceschini e Semeria, nasceva nei confronti di Moretti soprattutto, e non solo da quella sua fuga», ha dichiarato Fenzi, che si è pentito nel 1982.

 

GLI ACCERTAMENTI

Sono in corso accertamenti tecnici compiuti dal Ris di Parma su alcuni reperti rinvenuti nella base brigatista di via Maderno a Milano dove i carabinieri dell’antiterrorismo scovarono Curcio e Mantovani, la sua nuova compagna di fede e di vita. Era il 18 gennaio 1976, sei mesi dopo il caso Gancia. Di quel sequestro però non sembrano esserci i reperti tipici, tutti scomparsi o distrutti, come le armi e le auto. Nel 1975 il Sid, l’allora Servizio segreto militare, aveva infiltrato nelle br un operaio del Petrolchimico: la cosiddetta fonte Frillo che ha portato agli arresti di Curcio e della Mantovani, e due mesi dopo di Giorgio Semeria. 
Oggi Curcio, pur non essendosi mai dissociato, ha dichiarato la fine della lotta delle br e ha criticato alcune delle sue scelte. Nel 1998 è stato scarcerato con quattro anni di anticipo, dopo quattro anni di semilibertà. Da allora è tornato all’attività di saggista nella cooperativa editoriale e sociale “Sensibili alle foglie”, da lui fondata. Si occupa di tematiche legate alla disabilità, alle carceri e ai manicomi, oltre che di studi sulle nuove forme di controllo sociale nella società di massa.

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