I prof lo bocciano, riammesso agli esami dal Tar supera la maturità

I prof lo bocciano, riammesso agli esami dal Tar supera la maturità
Lunedì 19 Marzo 2018, 10:23 - Ultimo agg. 14:55
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I professori dello scientifico Masci di Chieti lo bocciano, ma il Tar lo ammette alla maturità e lui supera l’esame di Stato. Ora è arrivata la sentenza del Tribunale amministrativo regionale di Pescara: il diploma conseguito dallo studente è valido a tutti gli effetti. Per i giudici amministrativi, infatti, il superamento dell’esame di maturità conferma «l’erroneità del giudizio di non ammissione». In altre parole: i prof hanno sbagliato le loro valutazioni. La storia inizia nel giugno scorso fra le aule della storica scuola teatina. È tempo di scrutini e i docenti di una quinta decidono di non ammettere un alunno, Matteo D., all’esame di Stato perché ritengono che «non disponga di una preparazione che gli permetta di affrontarne le prove».

Lo studente ha riportato due insufficienze gravi (4 in Latino e in Fisica) e due lievi (5 in Matematica e in Italiano) «per metodo di studio non adeguato, scarsa applicazione e scarso interesse nei confronti delle discipline». Così scrivono i professori nel verbale. Il consiglio di classe è spaccato, ma alla fine Matteo viene bocciato perché quattro docenti su sette si pronunciano «a favore della non ammissione all’esame di Stato». Il ragazzo non ci sta, si affida all’avvocato Michele Di Toro e si oppone al giudizio della scuola rivolgendosi al Tar. Per il legale, il provvedimento del Masci dev’essere annullato per due motivi. Il primo: la motivazione è carente. Motivazione che invece, secondo la normativa, dovrebbe essere «puntuale». E questo obbligo «appare ulteriormente amplificato dalla spaccatura all’interno del consiglio di classe; spaccatura indice della divisione di opinioni sulla effettiva e sufficiente preparazione dell’alunno».

Il secondo motivo, invece, è legato al fatto che i docenti avrebbero omesso di valutare «gli esiti delle attività di recupero, poste in essere dopo il primo quadrimestre, che Matteo D. ha svolto con profitto». Aggiunge ancora l’avvocato Di Toro: «A ogni modo, non può non balzare agli occhi l’assenza totale di qualsiasi riferimento alla verifica finale degli interventi di recupero. I “compiti” nelle specifiche materie avrebbero dovuto formare oggetto di verifica e di discussione collegiale anche al fine del rispetto della massima trasparenza dell’operato dei docenti e per la completezza dell’istruttoria finalizzata alla determinazione della valutazione dell’alunno». I giudici prendono tempo e il 19 giugno ribaltano la scelta dei professori, ammettendo con riserva il ragazzo alla maturità. Matteo si prende la sua rivincita e supera l’esame. Ora è arrivata la sentenza definitiva del tribunale (presidente Alberto Tramaglini, consiglieri Renata Emma Ianigro e Massimiliano Balloriani). Per i giudici, il buon esito dell’esame sostenuto da Matteo vale più degli scrutini. «Entra in gioco il cosiddetto principio di assorbimento, che è stato coniato dalla giurisprudenza proprio in casi simili di ammissione con riserva all’esame di maturità poi superato. Lo stesso principio non vale, invece, per i concorsi pubblici in ipotesi di superamento delle prove orali e di mancato precedente superamento di quelle scritte».
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