Riaperture. Frontiere, Italia pronta alla sfida. Mobilità, le Regioni sono divise

Riaperture. Frontiere, Italia pronta alla sfida. Mobilità, le Regioni sono divise
Riaperture. Frontiere, Italia pronta alla sfida. Mobilità, le Regioni sono divise
di Mario Ajello
Domenica 31 Maggio 2020, 00:41 - Ultimo agg. 18:05
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I governatori del Sud scalpitano ancora ma ormai più che altro per fare scena. Perché a parte il presidente campano De Luca, gli altri tra un borbottio e l’altro si sono fatti convincere dagli albergatori che se continuano a fare manfrine e a porre condizioni anche improponibili - come il passaporto sanitario che voleva la Sardegna ma si è arresa anche perché sarebbe incostituzionale - i turisti del Nord non arrivano nelle loro regioni. E l’estate passa a secco: niente soldi e desolazione più totale. Conviene? Certo che no.  

E allora la linea di qualcuno, per esempio di Donato Toma, presidente del Molise, è quella di aspettare un altro po’: «Ci vuole prudenza, certe regioni non hanno i parametri in ordine. Io avrei aspettato un altro po’ per riaprire la mobilità interregionali, non il 3 giugno ma una settimana dopo». Il presidente toscano, Enrico Rossi, a sua volta dice al governo: «Occorreva usare maggiore prudenza. La riapertura per tutti è un errore. Io non sono convinto che la Lombardia debba essere riaperta in entrata e in uscita». 
 

 

Il ministro Boccia ha chiamato uno a uno i vari presidenti e la sua moral suasion qualche risultato lo ha sortito. Anche se resta la spina De Luca, che alcuni ministri chiamano «il lanciafiamme» e non gradiscono il suo protagonismo. Il presidente campano è quello che osserva: «Davvero non si comprende quali siano le ragioni di merito che possono motivare un provvedimento di apertura generalizzata e la non limitazione della mobilità nemmeno per province ancora interessate pesantemente dal contagio». Insomma il governatore campano ha paura dell’arrivo in vacanza dei bergamaschi e dei milanesi. «Potranno venire a Positano e negli altri posti. Ma se in certe parti d’Italia per un mese di fila ci sono più di 200 casi di contagio al giorno, sarebbe ragionevole una limitazione della mobilità». E sta parlando appunto della Lombardia il presidente campano. Il quale non pensa alla quarantena ma farà misurare la febbre e farà fare «test rapidi» ai caselli autostradali, nelle stazioni e negli aeroporti a chiunque voglia mettere piede in Campania. E comunque, se qualcuno risulta positivo finisce in quarantena, perché le Regioni hanno questa possibilità anche se per ora è un’arma che nessuno sembra intenzionato ad utilizzare.

Neanche De Luca in fondo sceglie lo scontro frontale con il governo. Lui e tutti gli altri non sono totalmente convinti della linea di Roma ma si adeguano con più o meno slancio (il veneto Zaia sembra il più tranquillo, Fontana invece è sulle spine). Michele Emiliano (Puglia) sposta la polemica con il governo dalle riaperture a un altro tema e lo fa così: «Gravissimo che ci neghino il voto a luglio per le Regionali». 
 

Intanto Jole Santelli (Calabria) ha anche proposto una cena calabrese con i governatori del Nord, per stemperare le polemiche dei giorni scorsi. Mentre la Sicilia dovrebbe riaprire il 7 giugno. Sempre sulla linea della cautela la Regione Lazio con Zingaretti che mai ha polemizzato con il governo. E il suo assessore alla Salute, D’Amato, il massimo a cui si spinge è questo: «Ci sono troppe pressioni perché riparta il Nord, bisogna basarsi su evidenze scientifiche».

Lo scoglio riaperture - non «a macchia di leopardo», come le Regioni del Nord hanno sempre chiesto - parrebbe insomma abbastanza superato. Il 3 si riparte tutti insieme. Ma non c’è sicuramente un clima di tranquillità. E se il virus riparte? Allora la chiusura sarà automatica nelle zone interessate.
 

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