Le riaperture, così come da bozza del prossimo decreto legge, non convincono tutti. Sul chi va là i gestori dei ristoranti che dal 26 aprile al 31 luglio potranno riaprire anche a cena dal 26 aprile ma solo se con spazio all'aperto. Sul coprifuoco alle 22 le Regioni invocano un ripensamento. «Chiediamo di riaprire anche all'interno dei locali dal 15 maggio e non da giugno, altrimenti le imprese sono destinate al fallimento - ha detto il vice presidente Fipe-Confcommercio Aldo Cursano -. L'impressione è che in qualche modo si voglia continuare a penalizzare chi chiede solo di poter ritornare a vivere con dignità del proprio lavoro. E anche questo segnale di ripartenza ragionata, di fatto, è una ripartenza non solo a metà, perché esclude più della metà delle attività, ma non dà un segnale di prospettiva: infatti chi ha grandi spazi e ha investito nell'areazione, in sistemi di sanificazione e nei distanziamenti, alla fine viene messo fuori legge».
Anche perché anche chi ha uno spazio esterno, non dispone di tavoli a sufficienza per sostenere l'attività: «Il 50% dei ristoranti e bar che hanno un dehors, la stragrande maggioranza ha due o tre tavolini davanti al proprio locale. Noi stiamo insistendo e proponiamo il 15 maggio - sottolinea - per ripartire anche all'interno dei locali perché il governo, il commissario Figliuolo e il Cts ci dicono che per quella data saranno vaccinati tutti gli ottantenni e i settantenni».
Sul coprifuoco: «Ma che cambia con le 23 o le 24?»
Resta la polemica per il coprifuoco ancora alle 22: «È un'altra coltellata perché vuol dire non consentirmi di far cenare i clienti.