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Ricoverato per una frattura, muore per un'infezione presa in ospedale. Indagini sulle cartelle cliniche

di Egle Priolo
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 1 Settembre 2021, 09:32 - Ultimo agg. : 10:07
3 Minuti di Lettura

PERUGIA - L'uomo deceduto dopo un intervento al femore sarebbe morto per un'infezione. Infezione da enterococcus faecalis presa in ospedale.

Sono questi i primi particolari che emergono dall'autopsia disposta dal pubblico ministero Massimo Casucci che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti. A far partire le indagini è stata la denuncia della famiglia dell'uomo, un 76enne di origini calabresi e residente a Corciano, convinta come non sia «assolutamente accettabile che in un paese civile si debba morire per una frattura al femore».
L'uomo è infatti deceduto lo scorso 24 agosto, dopo essere stato ricoverato la prima volta a giugno per subire un intervento di sostituzione protesica femorale, in seguito a una frattura. Dopo l'operazione, è il racconto della moglie nella denuncia, il 76enne è caduto «più volte» in ospedale, «con conseguente lussazione della protesi». Da lì, dopo le dimissioni, fu nuovamente ricoverato per un giorno per l'osservazione della ferita «che era in condizioni veramente preoccupanti». Seguì un nuovo intervento e dagli esami emerse la grave infezione, con le ferite che hanno continuato – come confermato dalle foto allegate alla denuncia - «ad emettere liquido infetto». A luglio il 76enne viene trasferito in una struttura protetta, per poi tornare al Santa Maria della misericordia a metà agosto, trasferito nel reparto di Ortopedia e Traumatologia. Un penoso susseguirsi di eventi, durato oltre due mesi, per la sua famiglia che ha denunciato anche la «difficoltà ad avere colloqui con i sanitari per cercare di capire effettivamente cosa stesse accadendo». Finché martedì scorso, «nonostante alla visita della mattina nessun sanitario avesse rilevato alcunché» è il finale, l'uomo è morto.

LE INDAGINI
Un decesso su cui la famiglia, assistita dall'avvocato Delfo Berretti, ha chiesto chiarezza e la procura si è mossa subito per cercare la verità. Per svolgere l'esame autoptico, accertare le cause della morte e stabilire se «nella condotta tenuta dai sanitari che hanno avuto in cura e hanno trattato il caso del paziente sono individuabili condotte caratterizzate da imprudenza, omissioni, disattenzioni ed errori e quindi profili di colpa professionale significativi» è stato nominato il medico legale Sergio Scalise Pantuso, mentre la moglie e i quattro figli dell'uomo hanno scelto come consulente l'anatomopatologo Walter Patumi. Come detto, dalle prime risultanze emerse dall'autopsia sembrerebbe verosimile che l'infezione da enterococcus faecalis possa essere stata la causa della morte. E soprattutto che questa infezione, mai emersa prima del ricovero e accertata con gli esami, sia stata presa nell'ospedale che lo ha avuto in cura. Ovviamente per avere ulteriori certezze e capire il decorso dell'infezione, sarà necessario ottenere il risultato dell'esame istologico svolto lunedì sera. Mentre il sostituto procuratore Casucci ha iniziato a studiare le cartelle cliniche, i referti sugli esami e tutto il materiale acquisito in ospedale e considerato utile per chiarire se possa esserci – o meno, chiaramente – qualche responsabilità da parte della struttura ospedaliera da approfondire ulteriormente. Per dare risposte a una famiglia a cui è stato strappato dalla malattia un marito e un padre. Il cui quadro clinico, va detto, pare fosse compromesso da altre patologie, ma è chiaro non fossero due mesi di avanti e indietro da un letto in corsia, con un finale letale, la prospettiva immaginata dai suoi cari. A cui resta solo l'addio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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