Il ministro Trenta: «Duecento soldati in Campania per presidiare gli impianti dei rifiuti»

Il ministro Trenta: «Duecento soldati in Campania per presidiare gli impianti dei rifiuti»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 7 Novembre 2018, 07:30 - Ultimo agg. 18:20
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«Stiamo pensando a circa duecento militari da impiegare per il presidio dei siti di stoccaggio dei rifiuti, soprattutto per quelli più a rischio. In questi giorni sono in stretto contatto con il ministro Costa per coordinare un piano di intervento a 360 gradi». Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, assicura il massimo supporto anche dell'Esercito per i roghi che negli ultimi mesi stanno affliggendo gli impianti di trattamento dei rifiuti. Saranno impiegati duecento uomini, ma in queste ore a Palazzo Baracchini si lavora in stretto contatto con il ministero dell'Ambiente per stabilire le forze da impegnare.

Il 19 novembre arriverà in Campania con l'intero governo per un consiglio dei ministri ad hoc sulla Terra dei Fuochi.
«Ho dato la piena disponibilità della Difesa a dare il massimo supporto, perché chi crede di intimorirci si troverà davanti a un muro. Lo Stato è più forte e lo dimostrerà. Nel Cdm che terremo in Campania metteremo a disposizione concretamente tutte le nostre energie. Dipenderà ovviamente anche dalle richieste che riceveremo, ma le posso dire che siamo pronti a fare il massimo».

Dal progetto «Strade sicure» all'impiego di militari nei purtroppo frequenti casi di calamità naturali, l'Esercito ormai non è più impegnato soltanto nelle aree di crisi all'estero, ma anche nel nostro Paese.
«Non posso che ringraziarli per il loro impegno, per la loro professionalità, per come ogni giorno mettono a rischio la propria sicurezza per garantire la sicurezza del prossimo. Sono orgogliosa di loro e lo è tutto il Paese. Solo pochi giorni fa abbiamo festeggiato l'Unità delle Forze Armate, mi permetta di rivolgere un pensiero anche ai nostri caduti e alle loro famiglie, visto che fra qualche giorno, il 12 novembre, si celebrerà la giornata nazionale a loro dedicata e che cade nell'anniversario di Nassirya».

Siamo ormai in vista dell'approvazione della manovra finanziaria, a quanto si apprende dalla bozza definitiva della legge di bilancio, le spese militari verranno ridotte di 60 milioni di euro l'anno a partire dal 2019 e di ulteriori 531 milioni di euro nel periodo 2019-2031. Stiamo rimodulando le nostre spese militari?
«La riduzione dei circa 500 milioni riguarda la sospensione di alcuni programmi di cui non c'era immediata necessità di investimento, incluso il taglio di un faraonico progetto infrastrutturale come il Pentagono italiano. Pensi, volevano trasferire tutti gli attuali palazzi degli Stati Maggiori in un unico edificio spendendo più di un miliardo di euro, ma i palazzi già ci sono e se permette, io prima di avviare questo tipo di spese mi preoccupo degli equipaggiamenti, delle caserme, delle condizioni in cui lavorano sul territorio e all'estero i nostri militari e dei ricongiungimenti familiari. Sia chiaro, tutto ciò che è strategico per il Paese, come ad esempio l'industria militare, sarà salvaguardato. L'Italia ha bisogno di investimenti nel comparto e il governo continuerà a farli, ma lo farà questa volta avendo una visione precisa, strategica e di sviluppo».
 
Di importanza strategica è sicuramente la conferenza per la Libia che si svolgerà a Palermo la prossima settimana. Quali obiettivi ritiene raggiungibili da questo tavolo?
«La Libia è una priorità, un tema di sicurezza nazionale e una sua stabilizzazione è necessaria al fine di fermare la continua tratta di esseri umani e qualsiasi altro fenomeno che possa danneggiare la nostra stabilità. Ciononostante, come ho sempre ribadito, il processo di stabilizzazione deve essere inclusivo, intralibico, attraverso l'ascolto di tutte le realtà territoriali. La conferenza di pace, seguita dalla Farnesina, va proprio in questa direzione».

A proposito di migranti, sono sempre più frequenti i motivi d'attrito tra l'Italia e la Francia a partire dagli sconfinamenti dei gendarmi francesi. Con i transalpini siamo competitor o alleati?
«La Francia è un Paese amico e, quando hai di fronte un amico, se c'è qualcosa che non va se ne parla schiettamente, con franchezza. Questo è avvenuto, tutto qua. Parigi continua ad essere un interlocutore primario anche per la stabilizzazione della Libia e delle aree di crisi».

Il flusso migratorio verso le nostre coste si è considerevolmente ridimensionato nonostante le incerte condizioni di sicurezza in Libia. La missione in Niger può essere decisiva su questo fronte, quanti militari saranno impiegati?
«Una missione molto importante proprio per il contenimento dei flussi. Dopo nove mesi di impasse siamo riusciti a sbloccarla, intavolando un dialogo costruttivo con il governo nigerino, a differenza di quanto era stato fatto da chi ci ha preceduto. Ci muoveremo in base alle richieste delle autorità locali, secondo le loro esigenze, quindi non si può parlare di numeri, perché ogni provvedimento sarà preso in base alle richieste del governo locale. Ma, le ripeto, questa è una missione che serve, che riguarda l'interesse nazionale. E proprio in tal senso ho deciso di avviare un ridimensionamento in Iraq, con una prima riduzione di uomini a Mosul per poi procedere a una chiusura completa della missione Presidium presso la diga, poiché non sussistono più le condizioni che emergevano precedentemente. Non lasceremo soli gli iracheni ma, per la prima volta, cominciamo come Italia a calibrare le nostre missioni secondo i nostri interessi».

Si sente parlare sempre meno di Isis, possiamo dormire sonni tranquilli o Daesh rappresenta ancora una minaccia concreta?
«L'Isis è stato sconfitto sul terreno ma ancora gode di una certa forza sul piano finanziario, per questo non dobbiamo abbassare la guardia. Non dobbiamo farlo come Italia, come Ue, come Nato. Di fronte alla minaccia del terrorismo occorre prevenire, non solo reagire.

Intanto a Bruxelles un suo deciso intervento ha finalmente sbloccato il progetto dell'Hub Nato di Napoli che vigilerà le minacce sul Fronte Sud.
«Dopo decenni siamo riusciti ad ottenere che la Nato avviasse anche una pianificazione per il Sud. È un traguardo in seno all'Alleanza decisamente conciliante con i nostri interessi nazionali.

Perché d'accordo guardare ad Est, ma oggi la minaccia principale arriva dal Sud. Una minaccia rivolta all'Italia, all'Europa, alle democrazie del mondo. L'Hub di Napoli giocherà un importantissimo ruolo, sono andato a visitarlo recentemente, proprio in vista del risultato ottenuto al summit di Bruxelles».

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