Rigopiano bis, telefonata sparita dal fascicolo delle indagini: rischiano il processo in sei

Rigopiano bis, telefonata sparita dal fascicolo delle indagini: rischiano il processo in sei
di Stefano Buda
Venerdì 7 Giugno 2019, 09:35 - Ultimo agg. 09:55
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Chiesto il processo per l’ex prefetto Francesco Provolo e gli altri sei indagati nell’ambito dell’inchiesta bis, per depistaggio e frode processuale, sul disastro dell’Hotel Rigopiano (Pescara). Nella richiesta di rinvio a giudizio, a firma del procuratore capo Massimiliano Serpi e del sostituto Andrea Papalia, viene confermato l’impianto accusatorio che era stato delineato, poco meno di due mesi fa, nell’avviso di conclusione delle indagini. Restano dunque le ipotesi di depistaggio e frode processuale per tutti gli imputati, ovvero i due viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, e i dirigenti Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo, Daniela Acquaviva e Ida De Cesaris, oltre naturalmente all’ex prefetto Provolo, che è il pezzo grosso dell’inchiesta. Confermata anche l’accusa di falso in atto pubblico nei confronti della sola Ida De Cesaris.

A nulla sono valsi, dunque, i tentativi compiuti nei giorni scorsi da Verzella e Angieri, che si sono sottoposti volontariamente agli interrogatori, per provare ad alleggerire le rispettive posizioni. La Procura ha trasmesso gli atti al gup Gianluca Sarandrea, dinanzi al quale il 16 luglio prossimo si terrà l’udienza preliminare relativa all’inchiesta madre. Si tratta di un atto dovuto, legato al fatto che il fascicolo rappresenta documentazione rilevante anche sul fronte del filone principale dell’inchiesta. Successivamente il gup, qualora venisse presentata un’istanza di riunificazione dalle parti, potrebbe valutare se procedere in tal senso. Alla base dell’inchiesta bis, le cui indagini sono state condotte in larga parte dai Carabinieri forestali, c’è l’ipotesi che i sei imputati abbiano nascosto alla Squadra Mobile, che si occupò della fase iniziale dell’inchiesta, il brogliaccio delle segnalazioni ricevute il giorno della tragedia. L’obiettivo sarebbe stato quello di far sparire la telefonata effettuata dal resort, alle 11.38 del 18 gennaio 2017, dal cameriere Gabriele D’Angelo, che chiamò il Centro coordinamento soccorsi della Prefettura per sollecitare l’evacuazione dell’hotel e che invece morì sotto le macerie poche ore dopo.
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