Rigopiano, il sopravvissuto Giampaolo Matrone: «Sotto la valanga ho perso mia moglie, spero in una sentenza giusta»

Il pasticcere di Monterotondo: «Aspetto questo giorno da sei anni, vorrei togliermi qualche sassolino»

Rigopiano, il sopravvissuto Giampaolo Matrone: «Sotto la valanga ho perso mia moglie, spero in una sentenza giusta»
Rigopiano, il sopravvissuto Giampaolo Matrone: «Sotto la valanga ho perso mia moglie, spero in una sentenza giusta»
di Patrizia Pennella
Giovedì 23 Febbraio 2023, 00:04 - Ultimo agg. 21:24
4 Minuti di Lettura

«Sono sei anni che aspetto questo giorno. Ecco, finalmente è arrivato». La voce di Giampaolo Matrone è tranquilla, tiene a bada l’ansia. Lui, pasticcere di Monterotondo, è giovane: ha neanche quarant’anni e due vite, come ripete spesso. Perché Giampaolo rinasce il 21 gennaio del 2017, quando dopo sessantadue ore viene estratto vivo, ma in gravi condizioni, dalle macerie dell’hotel Rigopiano. La sua seconda vita è scandita dalla richiesta di giustizia per la morte di sua moglie, Valentina Cicioni, e dalla necessità di crescere da solo la sua bambina. Oggi il gip del Tribunale di Pescara leggerà la sentenza nei confronti dei ventinove imputati. Per quattro di loro la Procura ha già chiesto l’assoluzione, per gli altri venticinque un totale di 151 anni di carcere, al netto dello “sconto” per il rito abbreviato: 12 anni, la pena più alta, per l’ex prefetto Provolo, poi 11 anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta.

Lei è uno dei simboli di quella tragedia, si è salvato ma ha perso sua moglie.
«Sono sopravvissuto, sono marito e sono padre.

Ho una bambina da crescere e, dopo quel giorno, anche tante difficoltà fisiche, ma soprattutto mentali. Ora sono stanco. Se fossi solo sarebbe diverso, ma ho una figlia da crescere e ha diritto ad essere felice. Lei non vuole sentire parlare di Rigopiano perché ogni volta mi vede nervoso, agitato. Adesso penso che finalmente avrò una risposta».

Che cosa si aspetta?
«Spero che le risposte siano coerenti con quello che abbiamo chiesto. Se giustizia ci sarà, ci sia consentito anche di levarci qualche sassolino dalle scarpe, di poter fare un sorriso, di mostrare una piccola gioia. Nel rispetto delle persone che non abbiamo più con noi».

Come si sente?
«Questi mesi sono stato veramente male, è stato forse il periodo più duro. Sono stato sempre in prima linea, ma gli ultimi giorni sono come un vortice che non si ferma. Il dolore più grande è nella testa. Ma io devo vivere anche per mia moglie che non c’è più: sono un tipo che vuole vincere sempre e insieme con gli altri vincerò anche questa battaglia».

Il momento più difficile?
«Quando ho dovuto ascoltare le parole degli avvocati difensori degli imputati: cose fuori del mondo, li hanno definiti eroi. Hanno detto che stanno attraversando una tragedia simile alla nostra. Mi ha fatto molto male. Oggi voglio essere sereno. Sto scaricando ansia ed emozione. Sono sempre stato negativo nei confronti dello Stato, dei Pm, dei giudici. Non dico come va, va: deve andare nel verso giusto. Spero adesso di poter ringraziare tutte quelle persone che hanno contribuito a far emergere la verità e la giustizia. Io tutto quello che dovevo fare l’ho fatto e sono pronto a continuare, ma spero che non ce ne sia più bisogno. So che ci sarà l’appello, la causa civile, anche altro. Ma è giusto tornare ad avere un po’ di serenità e cacciare via qualche mostro da casa. Se andrà male si vedrà, sono pronto a tutto. Ecco adesso non voglio pensare a dopodomani, bisogna fare un passo per volta. So soltanto che dopo Rigopiano ho sofferto tanto e voglio voltare pagina, soprattutto per la mia bambina».

Come vive sei anni dopo?
«Continuo a essere un buon uomo, credo di esserlo, un buon padre e un buon marito».

Cosa vuol dire alla sua Valentina?
«Tutto quello che ho fatto in questi anni l’ho fatto per te, nel bene e nel male. Tutto quello che farò lo farò per te e per nostra figlia, che è la cosa più bella che tu mi hai lasciato».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA