Rigopiano, 5 condannati e 25 assolti. Cancellato reato di disastro colposo. Ira parenti: «Vergogna, venduti»

Per i 29 morti escono di scena i vecchi vertici di Provincia e Regione e l’ex prefetto. Il sindaco di Farindola tra i 5 condannati. Si è già aperta la battaglia per risarcimenti

Rigopiano, la sentenza: assolti l'ex sindaco e l'ex prefetto, condannato a 2 anni il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta
Rigopiano, la sentenza: assolti l'ex sindaco e l'ex prefetto, condannato a 2 anni il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta
Giovedì 23 Febbraio 2023, 17:03 - Ultimo agg. 22 Marzo, 16:28
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È dura da mandare giù. I 151 anni di reclusione richiesti dai pm si infrangono contro la realtà di una sentenza che ribalta la prospettiva e dispone soltanto cinque condanne per la tragedia dell’Hotel Rigopiano. Un totale di 10 anni e 4 mesi, comprese le pene minori per questioni laterali che, di fatto, riducono a tre soltanto i responsabili per la morte di 29 persone sotto la valanga del 18 gennaio 2017. E quando lacrime e sgomento montano in rabbia soltanto il cordone di polizia salva il giudice Gianluca Sarandrea dall’aggressione. Guidano la rivolta Giampaolo Matrone, doppiamente vittima come sopravvissuto e vedovo di Valentina, e Alessio Feniello, il papà di Stefano, due dei volti più noti tra quanti a Rigopiano hanno pianto i loro cari. «È colpa tua - grida Matrone, che come il giudice arriva da Monterotondo -. Stasera quando ti metti a letto di devi ricordare tutto». E giù insulti irripetibili, «tanto, peggio di così...». Sono le parole di un uomo disperato, che a distanza di sei anni vede svanire la consolazione di una sentenza proporzionata all’enormità di una tragedia che anche il verdetto di Pescara, nella sua apparente modestia, ritiene evitabile. Si sgomita e si piange, nell’aula che da luglio del 2019 ha ospitato ben quindici udienze a vuoto prima dell’inizio vero e proprio del processo con il rito abbreviato.

Rigopiano, in aula le 29 sedie vuote delle vittime


IL DETTAGLIO

Escono di scena l’ex prefetto Francesco Provolo e i suoi funzionari. Assolti anche l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco e, soprattutto i dirigenti regionali che per oltre vent’anni si sono rimpallati la redazione della carta del pericolo valanghe. I livelli istituzionali responsabili della sconcertante catena di ritardi e sottovalutazioni più volte raccontata, si riducono a due. A crollare è l’ipotesi più grave di disastro colposo. Al termine della requisitoria, soltanto quattro erano state le richieste di assoluzione. Per l’accusa è una Caporetto.
Paga, alla fine, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, 2 anni e 8 mesi per la manca ordinanza di sgombero dell’albergo ritenuta causa di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

Pagano di più i funzionari del servizio strade della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, 3 anni e 4 mesi a testa per il mancato monitoraggio della viabilità interna in quei giorni di nevicate spaventose, per aver omesso la chiusura della strada che da Farindola conduce all’albergo in quota e per il pasticcio delle turbine rotte o inservibili. Bruno Di Tommaso, il gestore del resort, trova scampo nella prescrizione dall’imputazione più grave e prende sei mesi, insieme al tecnico Giuseppe Gatto, soltanto per un falso collegato all’ampliamento della struttura. Le motivazioni renderanno ragione del percorso decisionale; fuori dell’aula è il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, vicino alle vittime fin dal tempo della titolarità del Viminale, a dare voce alla diffusa incredulità: «Ventinove morti - dichiara -, nessun colpevole (o quasi). Questa non è giustizia, questa è una vergogna. Tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà ai familiari delle vittime innocenti». 

Sentenza Rigopiano, caos in aula: la rabbia dei parenti - Video

 


I RISARCIMENTI

Sul piano strettamente procedurale, assodato il convincimento del giudice sull’estraneità della gran parte degli imputati, le pene non sono neanche lievi, considerando lo sconto di un terzo per il rito e la prevedibile incidenza delle attenuanti. Eppure, per paradosso, a pesare di più è il risvolto civilistico delle tre pagine del dispositivo: soltanto le provvisionali a favore delle parti civili a carico dei cinque imputati sommano alcune centinaia di migliaia di euro. È il preludio di una battaglia legale parallela che non tarderà a scatenarsi.

 

L’ATTESA 

In mattinata, all’apertura dell’udienza decisiva, soltanto qualche assenza nel fronte sempre compatto dei parenti e il pessimismo degli avvocati più razionali hanno increspato un clima di generale ottimismo. L’auspicata sentenza esemplare, come monito per il “mai più” scelto come slogan dai familiari delle vittime, sembrava praticamente già scritta. La svolta processuale, probabilmente, c’è stata con la perizia sulle cause della valanga che, sia pure senza nettezza, non ha escluso il fattore terremoto. Un tarlo che ha finito per corrodere l’intero impianto accusatorio della Procura.

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