Roma, bimbo di 10 mesi morto all'asilo, la maestra sotto choc: «L'ho preso in braccio e ha smesso di respirare»

Roma, bimbo di 10 mesi morto all'asilo, la maestra sotto choc: «L'ho preso in braccio e ha smesso di respirare»
di Paolo Chiriatti
Mercoledì 29 Maggio 2019, 08:08 - Ultimo agg. 15:47
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Tratteneva le lacrime a stento quando è uscita dalla stazione Tuscolana dei carabinieri, in via Giuseppe Mantellini, poche centinaia di metri in linea d'aria dal nido Pastrocchi e Scarabocchi di via della Marrana. Una sigaretta accesa tra le mani tremanti, il viso provato per quanto ha dovuto affrontare, la donna è la responsabile delle educatrici. La signora Elisa è statab tra le prime a soccorrere il piccolo Mattia, il bimbo di appena 10 mesi morto mentre dormiva nel suo lettino nel nido. «Mi sono accorta subito che c'era qualcosa che non andava: aveva gli occhi chiusi ma si agitava in modo inconsulto. L'ho preso in braccio, poi è diventato improvvisamente cianotico. E ha smesso di respirare. A quel punto lo abbiamo subito rimesso nel lettino e chiamato il 118».

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IL RACCONTO
L'educatrica, affranta, ha ripercorso quei terribili momenti mentre si allontanava a piedi dalla caserma dei carabinieri dove ha passato diverse ore a ricostruire con i militari ogni singolo momento di questa assurda vicenda. E con la voce rotta dall'emozione ha ricordato: «Non respirava. Abbiamo chiamato immediatamente i soccorsi. Sono stati rapidissimi, hanno fatto l'impossibile per rianimare il bambino. Lo hanno anche intubato. Ma non c'è stato nulla da fare». Una creatura di appena dieci mesi, che la maestra ha ricordato così: «Era un bambino tranquillo, bellissimo». L'educatrice, con una lunga esperienza alle spalle, ha spiegato come nulla lasciasse presagire quello che è accaduto: «Dopo l'ingresso in classe abbiamo fatto fare merenda ai piccoli. Il bimbo ha mangiato un omogeneizzato alla pera. Poi con le altre educatrici abbiamo tenuto impegnati i bambini nei laboratori. Prima del pranzo, come di consueto, li abbiamo sistemati per fargli fare il riposino. All'ora del risveglio, quando sono andata a controllare, ho visto che il piccolo aveva ancora gli occhi chiusi ma si agitava in modo strano. Non ce la faccio a parlarne ancora - ha aggiunto all'auscita dalla caserma - È un dolore troppo grande».

LO CHOC
E si può solo immaginare cosa abbiano passato la donna e le sue colleghe, divise tra i disperati tentativi di salvare Mattia e la necessità di non allarmare gli altri bimbi, mentre i medici del 118 intubavano il piccolo. Ora resta solo il dolore di chi non è riuscito a salvare il bimbo, e soprattuto quello dei suoi genitori. Sulla vicenda, come da prassi in casi come questi, è stato aperto in fascicolo d'indagine. A seguire l'inchiesta i carabinieri della Stazione Tuscolana, coordinati dai colleghi della Compagnia di Piazza Dante. Anche un'addetta alla mensa è stata ascoltata dagli investigatori. E finora sembra quasi certo che Mattia sia morto per cause naturali. Aveva le vie respiratorie libere, come accertato dai soccorritori.

I GENITORI
La madre, disperata ha spiegato a chi indaga e ai sanitari che il figlioletto non ha mai sofferto di patologie di alcun tipo. Il corpo è stato trasportato all'istituto di Medicina legale dell'Università la Sapienza. L'autopsia potrà chiarire ogni dubbio su quello che fino a questo momento appare come un decesso per cause naturali. La chiamano sindrome da morte in culla, tanto rara quanto inspiegabile. Ha un'incidenza dell'uno per mille, e negli ultimi 20 anni in Italia è diminuita sempre di più. Una fatalità che forse rende ancora più insopportabile il dolore di una madre e di un padre.
 

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