Roma, l'odissea della casa occupata: sigilli del pm. L'anziano: «Sono di nuovo fuori»

Roma, l'odissea della casa occupata: sigilli del pm. L'anziano: «Sono di nuovo fuori»
di Adelaide Pierucci
Domenica 7 Novembre 2021, 20:00
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Cammina da due giorni su e giù per strada per alleviare lo stress cardiaco. Ma anche per allontanare i pensieri dall'altalena di vicissitudini degli ultimi giorni. «Scusi avvocato, perché mi hanno fatto rientrare in casa mia e poi mi hanno rimandato via?», si chiede. È incredulo Ennio Di Lalla, l'ottantaseienne del quartiere Don Bosco che oltre tre settimane fa, rientrato nel suo appartamento dopo degli accertamenti medici, si è ritrovato la serratura della porta cambiata da un'estranea e un nome non suo sul citofono. La sua odissea, infatti, non si è ancora conclusa. Sabato mattina, quando dalla casa è stata sfrattata l'abusiva, ha pensato che tutto fosse risolto. È rientrato nell'appartamento, per un soffio non è svenuto nel vederlo completamente a soqquadro e forse saccheggiato, ma ha anche pensato di essere finalmente riuscito a tornare. E invece no. I carabinieri, dopo avergli fatto fare un giro per la sua abitazione, lo hanno riaccompagnato fuori e, così come disposto dai magistrati, hanno posto i sigilli alla porta d'ingresso. 

Ultimo atto: la firma di alcune scartoffie per lui quasi incomprensibili.

Da sfrattato dal suo appartamento, ora il signor Ennio è stato nominato custode. Con una particolarità: è stato nominato responsabile dell'immobile posto sotto sequestro, ossia la sua casa, senza però la possibilità di rientrarvi. Per tornare nell'abitazione, infatti, dovrà attendere un ulteriore sblocco giudiziario. Il magistrato che aveva chiesto lo sgombero e il sequestro dell'appartamento dovrà autorizzarlo. Ieri il legale del pensionato, Alessandro Olivieri, ha formalizzato la richiesta e spera di avere una risposta in tempi brevi. Probabilmente un paio di giorni. Nel frattempo, Ennio pensa e passeggia. Spera di ritrovare a casa la collezione di accendini d'oro e i quadri di Domenico Purificato, il maestro del neorealismo romano e amico di famiglia, ma anche i santini che la mamma riportava dai pellegrinagg e i libri, una quantità esagerata di libri, tra cui quelli di Pasolini, il suo autore preferito. «C'è voluta questa mia storiaccia per sapere che l'avvocato che mi ha aiutato, Olivieri, è stato anche il legale di Pino La Rana, l'assassino di Pasolini, ormai pure lui defunto. Di quella storia ho letto di tutto», ha detto l'anziano. Ennio, però, non si perde d'animo. E temendo trabocchetti di ogni genere si sfoga solo con poche persone. «Se l'avvocato mi ha detto che devo stare tranquillo, mi rassereno. Evidentemente serviva anche quest'altra procedura per riavere la casa. Ho aspettato tanto, aspetterò ancora qualche altro giorno. Mi arrendo di fronte ai meccanismi della giustizia».

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In realtà, il pensionato non si rende conto di essere stato quasi un privilegiato. Essendo stata nel suo caso occupata una casa di proprietà privata e non un alloggio popolare di un ente rimasto vuoto caso che ha scatenato lo sconcerto di tutti gli italiani e un grosso clamore mediatico - i tempi della giustizia, notoriamente più lunghi, sembrano aver subìto un'accelerazione. Così, se non ci dovessero essere ulteriori intoppi o cavilli, entro domani il signor Ennio dovrebbe tornare nella sua abitazione. Una casa di cui gode dell'usufrutto dopo averne venduta anni fa la nuda proprietà. «Ho diritto di vivere qui fino alla morte. E così sarà», chiarisce. La sfumatura giudiziaria che ha portato al rinvio della decisione è piuttosto semplice. Il pm ha chiesto al gip di sgomberare e sequestrare l'appartamento per la restituzione all'avente diritto. Il giudice per le indagini preliminari, invece, ha autorizzato solo lo sgombero e il sequestro rinviando all'altro magistrato la questione della restituzione. Quindi per far rientrare il signor Ennio a casa manca solo un ultimo passo giudiziario.

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