Roma, il Comune denuncia AirBnb: «Evasa la tassa di soggiorno»

Roma, il comune denuncia AirBnb: «Evasa la tassa di soggiorno»
Roma, il comune denuncia AirBnb: «Evasa la tassa di soggiorno»
di Laura Bogliolo e Francesco Pacifico
Lunedì 21 Febbraio 2022, 07:00
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L’unica certezza è che AirBnb ha girato nelle casse comunali 5,9 milioni di euro raccolti come tassa di soggiorno. Ma quanti visitatori davvero abbiano pagato, per quanti notti e per quali tipi di strutture turistiche e se, soprattutto, le cifre versate siano esatte, nessuno lo sa. Non la sa il Campidoglio che non soltanto ha aperto un contenzioso con il gigante degli affitti brevi, ma che è pronto a portarlo in Tribunale e ha chiesto l’intervento alla Corte dei Conti temendo il danno erariale.

E al riguardo non si trattiene l’assessore al Turismo e ai Grandi eventi, Alessandro Onorato: «Non è accettabile che Roma Capitale non sappia a cosa facciano riferimento i soldi che Airbnb versa nelle casse capitoline.

Nessuno ha mai controllato per che cosa pagasse. Il danno erariale è concreto oltre che totalmente iniquo rispetto agli alberghi che sono giustamente costretti a comunicare il numero dei pernottamenti effettuati, quanti ospiti e il livello della struttura». Per concludere: «Di fatto da 2 anni è impossibile per l’amministrazione operare un controllo sulla correttezza degli importi riversati».

Alla base del contendere il protocollo firmato nel 2020 da Airbnb e la giunta Raggi nella speranza di incassare fino a 20 milioni l’anno (stima basata sui flussi preCovid). La piattaforma non solo accettò di raccogliere tra i turisti la tassa di soggiorno (3,5 euro per i bed & breakfast), ma garantì al Comune anche di comunicare tutti i dati sulle locazioni. Informazioni che i giganti dell’high tech sono sempre restii a dare per timore di contenziosi fiscali. Ma l’assessore Onorato, appena insediato in Campidoglio, ha scoperto che la multinazionale non ha mai fornito questi elementi e ha iniziato una battaglia - primo Comune in Italia in questa direzione - per ricostruire il pregresso e nel caso ottenere il dovuto. «Anche perché - nota - non sempre AirBnb fa da tramite per l’affitto di appartamenti, ci sono altri tipi di strutture, che devono pagare di più di tassa di soggiorno». 

In quest’ottica la convenzione, scaduta e ora in prorogatio, non è stata rinnovata. Invece si è partiti con la carta bollata. Il 14 ottobre scorso per la prima volta il Direzione dei Procedimenti Connessi alle Entrate Fiscali del Dipartimento Risorse Economiche del Comune ha chiesto chiarimenti ad AirBnb. Il 31 dicembre lo stesso ufficio ha inviato una segnalazione alla Corte dei Conti. Tra gennaio e febbraio è stata messa in campo l’avvocatura per avviare un procedimento amministrativo, che precede i tribunali ordinari, e avviata la risoluzione della convenzione.

Il Messaggero ha chiesto una replica al gruppo AirBnB, ma non ha avuto risposta. Il gruppo ha tempo fino al 28 febbraio per presentare al Comune le sue deduzioni. Onorato, dal canto suo, dice che «è pronto a rinnovare il protocollo: non ho nulla contro AirBnb e la loro app. Ma prima si deve chiarire e nel caso sanare il pregresso». Non a caso l’assessore ha chiesto al Dipartimento Turismo e a quello Risorse Economiche ha già chiesto di attivare «le procedure di verifica contrattuale oltre ad applicare eventuali sanzioni, così come esplicitato all’articolo 8 della Convenzione di cui all’oggetto».  

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La questione è quindi prima regolamentare eppoi di natura finanziaria. Nella nota inviata alla Corte dei Conti il Dipartimento Risorse Economiche, oltre a quantificare quanto versato da Airbnb dal primo trimestre del 2020 al terzo trimestre del 2021 (cioè circa 5,9 milioni di euro) nota che la società «non ha provveduto a comunicare, come previsto dal Regolamento in materia e dalla stesa convenzione, le presenze giornaliere, con particolare riferimento al nominativo della struttura, completa dell’identificativo che attesta la regolarità amministrativa dell’attività, al numero degli ospiti gestiti, ai pernottamenti, alla tariffa applicata ed all’importo del contributo incassato per ogni singola struttura, suddiviso per trimestri».

Questo contenzioso interessa direttamente gli albergatori, colpiti duramente dalla crisi Covid. «Siamo molto contenti dell’attenzione che l’assessore ha riservato su questo problema che è molto importante – commenta Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma - devono essere create le condizioni per poter effettuare le verifiche sulla tassa di soggiorno versata, negli alberghi in qualunque momento può arrivare un controllo, noi registriamo tutto, sulla piattaforma non viene indicato ad esempio l’indirizzo preciso delle strutture». 

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